L’Associazione fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro (Anmil), la Fondazione «Sosteniamoli subito» e il Consiglio nazionale Ordine psicologi si sono uniti per dare vita a un protocollo d’intesa per l’accesso agevolato al sostegno psicologico per chi abbia subìto tragici eventi sul lavoro
All’indomani di un infortunio sul lavoro o una malattia professionale che generano invalidità permanenti o lasciano familiari superstiti, i danni e le ripercussioni sono anche quelli che non si vedono e di cui nessuno parla, e ricadono allo stesso tempo sui familiari. Sono i problemi psicologici che diventano macigni, di cui il Testo unico infortuni del 1965, con tutte le prestazioni riconosciute, non tiene in alcun conto.
Per questo l’Associazione fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro (Anmil), la Fondazione «Sosteniamoli subito» e il Consiglio nazionale Ordine psicologi si sono uniti per sensibilizzare le istituzioni sul superamento di questa situazione e dare vita a un protocollo d’intesa per l’accesso agevolato al sostegno psicologico per chi abbia subìto tragici eventi sul lavoro.
L’accordo sarà presentato, su iniziativa della senatrice Tilde Minasi, componente della Commissione Sanità e Lavoro del Senato, il 19 gennaio a Palazzo Giustiniani, Roma. Oltre ai presidenti del Cnop David Lazzari, dell’Anmil Zoello Forni e della Fondazione Anmil «Sosteniamoli subito» Francesco Costantino, e alla Minasi, interverranno Franco Bettoni, presidente Inail e il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone.
«L’accordo – spiega una nota – nasce con l’intento di fornire le cure psicologiche necessarie, troppo spesso inadeguate, a chi abbia patito traumi psicologici a seguito di shock lavorativi e ha l’obiettivo di cercare di trattare in modo adeguato i disturbi emotivi e relazionali che ne conseguono per la ripresa di una vita dignitosa ‘normale’ e felice».
Il servizio si rivolge, secondo gli ultimi dati Inail disponibili, riferiti a gennaio 2021, ai circa 570.000 disabili con inabilità permanente da lavoro, di cui 490.000 uomini e 80.000 donne, circa 300.000 con disabilità motoria, circa 120.000 disabili psico-sensoriali, circa 30.000 con disabilità cardiocircolatoria e i restanti 120.000 con altre disabilità.
«Le conseguenze psicologiche ed emozionali dovute ad un incidente sul lavoro, nonché le ripercussioni sulla vita quotidiana, continuano ad essere devastanti – sottolinea Forni, che a soli 13 anni ha perso la gamba lavorando in una vetreria – se pensiamo alla solitudine in cui versano le vittime che non trovano supporto nelle istituzioni che si occupano invece solo del recupero fisico e non intervengono in quello psicologico. Anche la salute sociale e la ripresa lavorativa serena delle vittime deve essere una priorità per dei programmi di intervento mirato».
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