Nella regione metropolitana di New York-New Jersey i casi di disturbi dello spettro autistico sono aumentati di ben il 500 per cento negli ultimi 15 anni. A scoprirlo è stato uno studio della Rutgers School of Public Health, il quale propone più screening precoci e affidabili
Tra il 2000 e il 2016, nella regione metropolitana di New York-New Jersey i casi di disturbi dello spettro autistico sono aumentati di ben il 500 per cento. Questo allarmante risultato emerge da uno studio condotto dagli scienziati della Rutgers School of Public Health e pubblicato sulla rivista Pediatrics. Il team, guidato dalla scienziata Josephine Shenouda, ha esaminato il tasso di prevalenza dell’autismo nel distretto americano, confrontando i dati relativi agli ultimi 20 anni. Gli autori hanno utilizzato i dati del New Jersey Autism Study relativo a una coorte di 4.661 bambini residenti in quattro contee del New Jersey. Tra questi il 32,3 per cento mostrava una disabilità intellettiva.
L’analisi ha rivelato che i tassi di prevalenza di autismo con disabilità intellettiva sono raddoppiati tra il 2000 e il 2016, mentre i casi di disturbi non associati a disabilità intellettiva sono aumentati di ben cinque volte. Ricerche precedenti sembravano suggerire un andamento contrario, e i disturbi dello spettro autistico sono stati fortemente associati a qualche forma di disabilità intellettiva. «Nel nostro lavoro – spiega Shenouda – abbiamo dimostrato che due bambini autistici su tre non avevano alcuna disabilità intellettiva. Potrebbero esistere delle spiegazioni per questi dati, ma saranno necessari ulteriori approfondimenti per chiarire la situazione».
«Sicuramente abbiamo incrementato le capacità di screening – osserva Walter Zahorodny, della Rutgers New Jersey Medical School – ma questo aumento suggerisce che si sta verificando un’ondata particolare, guidata da fattori specifici». I ricercatori hanno scoperto che i bambini di colore risultano avere fino al 30 per cento di probabilità in meno di ricevere una diagnosi corretta di autismo rispetto ai coetanei caucasici. Allo stesso tempo, i bimbi che vivevano nei quartieri caratterizzati da redditi medi più elevati sono risultati avere una probabilità dell’80 per cento più elevata di una diagnosi corretta. «Questi risultati – conclude Shenouda – evidenziano l’importanza di condurre screening precoci e affidabili, specialmente nelle comunità economicamente svantaggiate».
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