Valori elevati di omocisteina provocano un inspessimento del rivestimento interno delle arterie. Più colpiti gli uomini, nelle donne i pericoli insorgono nella menopausa. Attenzione ad alimentazione e fattori genetici
Non tutti sanno che tra i fattori di rischio cerebro e cardiovascolare c’è omocisteina, un amminoacido presente in piccole quantità nell’organismo che si assume con i cibi, in particolare con carne, uova, latte e legumi. Nelle persone sane questo amminoacido si trasforma grazie all’acido folico e alle vitamine B6 e B12, mentre chi segue una dieta sbilanciata oppure ha una patologia ereditaria come l’omocistinuria, l’omocisteina può causare l’insorgenza di patologie cerebro e cardiovascolari, di malattie neurodegenerative e di fragilità ossea.
Ad accendere i riflettori su questo fattore di rischio meno noto è A.L.I.Ce. Italia Odv, l’associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale, con una campagna di sensibilizzazione sul tempestivo riconoscimento dei primi sintomi e sui fattori che ne favoriscono l’insorgenza. «L’incremento dei valori di omocisteina determina un danno alle pareti delle arterie, causando un inspessimento del loro rivestimento interno», spiega Massimo Del Sette, Direttore U.O.C di Neurologia dell’IRCCS Policlinico San Martino che aggiunge «Uno studio pubblicato nel 2013 su Neural Regeneration Research ha dimostrato, infatti, una correlazione tra alti livelli di omocisteina nel sangue e l’insorgenza di ictus, con una probabilità che cresce anche del 40%».
In generale si considerano normali i valori di omocisteina nel sangue compresi tra 5 e 9 umol/L (micromoli per litro). Anche se si differenziano per età e sesso. In particolare, sono gli uomini più soggetti ad un maggiore accumulo di omocisteina, anche se, con l’invecchiamento e il sopraggiungere della menopausa pure le donne ne risentono. Quando i valori sono superiori a 9 umol/L, si evidenzia una situazione di iperomocisteinemia che può essere borderline (tra 10 e 12 umol/L), moderata (tra i 13 e i 30 umol/L), intermedia (tra i 31 e i 100 umol/L) e severa(superiore a100 umol/L).
«Per conoscere il livello di omocisteina è opportuno effettuare un esame del sangue venoso – riprende Del Sette – da effettuarsi a digiuno da almeno 10/12 ore. Se i valori riscontrati sono superiori alla norma, è bene rivolgersi al medico di medicina generale per provvedere alla correzione della iperomocisteinemia. Al riguardo è opportuno ricordare che una recente revisione della letteratura sull’argomento riporta che la correzione della iperomocisteinemia comporta una riduzione del rischio di incorrere in un ictus dal 34 al 70%».
L’omocisteina alta è dunque un fattore di rischio che deve essere monitorato. È importante sapere che esistono alcuni elementi che condizionano la sua presenza nel sangue. Oltre ai fattori fisiologici – la donna ha livelli più bassi ma tende ad avere un aumento in menopausa per la diminuzione di estrogeni – ci sono fattori ambientali (fumo, alcol, eccessivo consumo di caffè e scarsa attività fisica); presenza di patologie come insufficienza renale e ipotiroidismo, assunzione di farmaci come contraccettivi orali e antiepilettici; e genetici. In questo caso si tratta di enzimi difettosi come MTHFR (metiltetraidrofolato reduttasi) e CBS (Cistationina beta sintasi). Anche un’alimentazione non equilibrata può incidere in un aumento di omocisteina. Una prolungata dieta vegetariana e soprattutto vegana può portare infatti ad un deficit di vitamina b12, b9 e b6.
Nei casi in cui i livelli di omocisteina siano troppo alti possono essere abbassati con una alimentazione corretta in grado di ripristinare i livelli di vitamina B6, B9 e B12. Tra gli alimenti che contengono vitamina B12 ci sono pesce, carne, uova, latte, latticini, molluschi e frutti di mare. La vitamina B9 è contenuta nella verdura a foglia verde, negli spinaci, nelle rape, nei legumi e nei fagioli, mentre la vitamina B6 si trova nella frutta secca, nei legumi e in misura minore in carne, pesce e nei funghi. Per evitare l’aumento dell’omocisteina nel sangue è opportuno limitare il consumo di alcol, zucchero, acidi grassi trans (come margarina e grassi da pasticceria), e acidi grassi saturi.
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