Dall’11esimo report di Salutequità emerge il forte impatto negativo che la pandemia ha avuto sulle vaccinazioni contro il meningococco. I dati indicano che i ragazzi 16enni vaccinati in Italia contro il batterio responsabile della meningite con il quadrivalente sono passati dal 74,94% nel 2019 al 58,5% nel 2021. Praticamente un adolescente su 6 in meno
La pandemia ha penalizzato anche la vaccinazione in età adolescenziale, in particolare quella contro il meningococco. Infatti, i ragazzi 16enni vaccinati in Italia contro il batterio responsabile della meningite con il quadrivalente sono passati dal 74,94% nel 2019 al 58,5% nel 2021 (dato in risalita rispetto al 2020, quando era del 52,88%), con una differenza in negativo di 16,44 punti percentuali. Praticamente un adolescente su 6 in meno. Questo è quanto emerge dall’11° Report di Salutequità Vaccinazioni ed equità: focus su meningococco in età adolescenziale.
«Nel 2021 – si legge nel documento – per il vaccino sui quattro ceppi di meningococco la copertura media nazionale è migliorata rispetto all’anno precedente, ma il dato è influenzato in positivo da Valle d’Aosta, Pa di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Puglia e Basilicata, dove 3 adolescenti su 4 sono stati vaccinati. La variabilità regionale è infatti estremamente marcata, con valori ricompresi tra l’11,82% dell’Umbria e l’87,26% dell’Emilia Romagna. Non solo. I giovani con 18 anni di età nel 2019 erano il 58,31%, mentre nel 2021 il 62,22%, passando per il 55,1% del 2020». Il risultato è che l’obiettivo di proteggere il 95% dei ragazzi da meningite attraverso i vaccini sembra ancora distante, nonostante le malattie invasive batteriche, come la meningite, siano una priorità di sanità pubblica, come indica il Piano nazionale di prevenzione 2020-25 e il recupero delle vaccinazioni tra gli adolescenti sia una priorità alta nella circolare del ministero della Salute del 30 luglio 2020.
«Tuttavia – rileva Salutequità – la capacità delle Regioni di garantire l’accesso alle vaccinazioni da parte degli adolescenti è molto differenziata. Alcune hanno perso terreno nella vaccinazione rispetto al 2019: Piemonte (-13,72), Liguria (-11,97), Sicilia (-11,6), con un picco in Toscana (-48,12 punti percentuali passando dal 78,53% nel 2019 al 30,41% nel 2021); sempre in negativo Calabria (-8,72), Emilia Romagna (-4,09) e Marche (-4,31). Secondo il report, differenze tra regioni sono state registrate per le coperture raggiunte e la capacità di recupero del numero di vaccinati tra il 2019 e il 2021, ma anche nelle strategie e nelle politiche vaccinali (per esempio tipologia di vaccino, coinvolgimento delle famiglie e dei ragazzi).
Il tema del superamento delle disuguaglianze territoriali ispira l’impianto del nuovo Piano nazionale prevenzione vaccinale (Pnpv) 2023-2025: nell’ultima versione – al vaglio delle Regioni in vista dell’incontro tecnico in Conferenza Stato-Regioni – si certificano le criticità del sistema vaccinale e le disomogeneità regionali e si mette al centro il tema dell’equità di accesso, tenendo alta l’attenzione anche su gruppi difficili da raggiungere o in condizione di marginalità. Il nuovo piano, secondo gli esperti di Salutequità, presenta diverse novità: svincola l’aggiornamento del calendario vaccinale dal piano per rendere l’offerta più in linea con il progresso scientifico; parla di mantenimento della gratuità nel tempo per le coorti beneficiarie (ad esempio per Hpv) che abbiano perso o differito la vaccinazione, pur avendone maturato il diritto; coinvolge le farmacie tra i soggetti che potranno erogare la vaccinazione, sottolinea l’inserimento della vaccinazione nei Percorsi diagnostici di diagnosi e cura (Pdta) e il coinvolgimento più esteso dei professionisti sanitari, anche specialisti di riferimento per patologie croniche/oncologiche, e supera l’uso discrezionale da parte delle Regioni tra vaccino anti-meningococco C e tetravalente ACYW nella fascia pediatrica (tra il 13° e il 15° mese).
Ad oggi solo 12 Regioni hanno già deliberato il passaggio da MenC a Men ACWY: Pa di Trento, Fvg, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Umbria, Lazio, Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria, ma nel 2021 la vaccinazione con il quadrivalente a 24 mesi vedeva una media nazionale pari al 54,16%, circa un bambino su due. «Per una rapida, effettiva ed equa offerta vaccinale – afferma Tonino Aceti, presidente di Salutequità – sono urgenti tre azioni: affrontare il nodo risorse necessarie per mettere concretamente mano alle disparità regionali e implementare quanto previsto dal piano; definire tempestivamente standard quali-quantitativi del personale dei dipartimenti di prevenzione e agire sulla leva del monitoraggio Lea». In particolare, aggiunge Aceti, «un piano senza una specifica allocazione delle risorse non riuscirà da solo a garantire uniformità dell’offerta vaccinale nelle regioni».
Sull’aggiornamento del calendario vaccinale «occorre individuare una metodologia snella – suggerisce Aceti -. Lo spacchettamento dal piano mira a renderlo uno strumento agile, ma non è chiara la periodicità con cui sarà aggiornato e quale meccanismo istituzionale permetterà, ad ogni aggiornamento, un rapido allineamento del calendario da parte delle Regioni». Infine, sul tema monitoraggio e valutazione del piano, «è necessario – considera Aceti – prevedere nel nuovo sistema di garanzia dei Lea anche indicatori legati alle vaccinazioni non obbligatorie, tra cui quelle per gli adolescenti (per esempio meningococco e Hpv) e gli adulti, spingendo in questo modo le Regioni nel raggiungimento dell’obiettivo di copertura fissato dal Pnpv».
Ma l’adesione alla vaccinazione – rimarca Salutequità – passa anche per l’aumento della fiducia nelle vaccinazioni e la corretta informazione: secondo una recente indagine di The European House-Ambrosetti, circa una persona su 4 sa quali sono le vaccinazioni raccomandate, e 4 su 10 ne ricordano solo alcune. Gli adolescenti, dunque, dovrebbero avere un ruolo attivo nel prendersi cura della propria salute: se ascoltati rappresentano il terreno fertile per recepire informazioni da tradurre poi in comunicazione pubblica trasparente e inclusiva di tipo evidence-based e data-driven – come suggerito dall’Ocse – che sfrutti appieno gli strumenti digitali, molti dei quali fortemente apprezzati dagli adolescenti.
Infine, relativamente a un’offerta vaccinale equa sull’intero territorio nazionale, Salutequità definisce «strategia elettiva» la vaccinazione a scuola: tutti gli adolescenti, infatti, sono già presenti nelle scuole; la distribuzione degli istituti è capillare sul territorio, pertanto un ampio target di studenti può essere facilmente raggiungibile. L’esperienza durante l’emergenza Covid-19 in alcune regioni (Puglia in particolare da diversi anni) ha dimostrato come tale ambiente possa rivestire una duplice funzione: luogo di salute dove fare informazione e creare consapevolezza e dove effettuare la vaccinazione stessa.
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