Cresce l’emergenza mutilazioni digitali femminili. Allarme dell’Onu nella giornata internazionale del 6 febbraio: “A causa del Covid-19 sono state scarse le risorse investite nel contrasto negli ultimi 3 anni”. Aldo Morrone, direttore scientifico dell’Istituto San Gallicano Irccs di Roma: “Un mondo in cui le donne non sono libere, non è un mondo libero e giusto”.
Cresce l’emergenza mutilazioni digitali femminili (Mgf) nel mondo. A causa del Covid-19, negli ultimi 3 anni, sempre più donne e bambine rischiano di subire questa grave violenza. Le risorse sanitarie destinate alla prevenzione e al contrasto delle Mgf sono state dirottate sulla pandemia. Il risultato è che oggi almeno un milione in più di bambine sono vittime di questa pratica. Quest’anno ha dunque un’importanza maggiore la Giornata Mondiale contro l’infibulazione e le mutilazioni genitali femminili, che si celebra il 6 febbraio in tutto il mondo.
«Se ad oggi il numero delle mutilazioni genitali femminili è in continuo aumento, probabilmente dobbiamo chiederci se non ci siano stati errori nelle modalità di contrasto che abbiamo sino a oggi adottato e ripensare globalmente le strategie migliori per eradicare questa vergognosa pratica», afferma afferma Aldo Morrone, direttore scientifico dell’Istituto San Gallicano Irccs di Roma. «Un mondo in cui le donne non sono libere, non è un mondo libero e giusto – continua -. Se le tendenze attuali dovessero continuare il numero di ragazze e donne sottoposte a Mgf aumenterebbe in modo significativo nel corso dei prossimi 10 anni. Quello che serve nella lotta alle mutilazioni genitali femminili sono finanziamenti, sensibilizzazione, consapevolezza dell’esistenza della pratica e la necessità di parlarne, ma soprattutto di operare con le comunità per trovare anche soluzioni pratiche. Rafforzare i sistemi socio-sanitari di tutela della salute delle donne, anche con il coinvolgimento delle operatrici delle Mgf, facendo abbandonare loro questa attività, per certi versi, il loro lavoro e riorientando la loro professionalità a favore della dignità e della salute delle donne e bambine».
I numeri delle Mgf sono impressionanti. Sono oltre 250 milioni, secondo le stime dell’Onu le donne che in tutto il mondo hanno subito una mutilazione genitale femminile. E sono oltre 4 milioni le bambine a rischio di essere mutilate ogni anno. Questa pratica è ancora attiva in oltre 30 paesi tra Africa e Medio Oriente. Ma il fenomeno interessa anche donne immigrate che vivono in Europa occidentale, Nord America, Australia e Nuova Zelanda. Oltre la metà delle ragazze che ha subìto una forma di Mgf non aveva compiuto ancora 5 anni di vita. Mentre sarebbero almeno 44 milioni le bambine e adolescenti ad averle subite entro i 14 anni. In questa fascia di età, la prevalenza maggiore è stata riscontrata in Gambia, con il 56%, in Mauritania con il 54% e in Indonesia, dove circa la metà delle bambine fino a undici anni avrebbe subito una delle diverse forme di mutilazione. I Paesi con la più alta prevalenza tra le ragazze e le donne tra i 15 e i 49 anni sono Somalia (98%), Guinea (97%) e Djibouti (93%).
Anziché diminuire con il tempo, queste pratiche sembrano diventare ancora più diffuse, anche a causa del fenomeno migratorio, con il risultato di essere oggi presenti anche in paesi dove prima erano sconosciute come nel caso degli Stati Uniti, dove il numero degli interventi è addirittura triplicato negli ultimi anni. La Commissione europea stimava a febbraio 2022 che solo in 13 paesi europei almeno 180mila bambine continuino a essere a rischio di mutilazione, mentre 600 mila donne convivono con le conseguenze delle Mgf in Europa. In Italia, una stima approssimativa delle donne che hanno subito una delle forme di Mgf nei loro Paesi di origine e che vivono in Italia, indicherebbe una cifra intorno a 88 mila donne, di cui oltre 7mila minorenni.
Le Mgf comportano un onere economico di 1,4 miliardi di dollari all’anno, che salirà a 2,1 miliardi di dollari all’anno entro il 2047. Attualmente questo costo rappresenta dal 9% al 30% dell’attuale spesa sanitaria pro capite nei 27 Paesi africani con la più alta incidenza di Mgf. L’abbandono completo ridurrebbe l’onere futuro a 0,8 miliardi di dollari all’anno entro il 2047. Le Mgf non sono solo una violazione dei diritti umani e un problema sanitario, ma anche un notevole onere economico che può essere evitato attraverso efficaci strategie di prevenzione per giungere alla loro eliminazione definitiva.
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