Salute 22 Febbraio 2023 15:45

Tutti i vantaggi per i pazienti con l’infermiere del futuro

«La figura del “nuovo” infermiere delineato dalla Consensus Conference della FNOPI converge con le aspettative delle associazioni dei pazienti coinvolte negli Stati generali» spiega a Sanità Informazione Nicola Draoli: potrà prescrivere farmaci e presidi medici abbattendo burocrazia e migliorando la qualità di vita degli assistiti

Tutti i vantaggi per i pazienti con l’infermiere del futuro

L’infermiere del futuro potrebbe semplificare la vita dei pazienti e migliorare la loro qualità della vita. La “nuova” figura professionale è quella emersa da un documento prodotto dall’importante lavoro della Consensus Conference della FNOPI, la Federazione degli Ordini delle Professioni Infermieristiche, frutto del lavoro di un panel di 46 tra esperti e stakeholder (23 infermieristici e 23 non) che ha tracciato le caratteristiche che dovrà avere l’assistenza infermieristica e l’infermiere nei prossimi anni.

In primis le prestazioni infermieristiche dovranno essere inserite nei livelli essenziali di assistenza, bisognerà superare l’esclusività degli infermieri dipendenti per ampliare l’offerta assistenziale al territorio.

Ma, cosa affatto secondaria, in futuro l’idea è che gli infermieri dovranno poter prescrivere presìdi sanitari utili nella pratica assistenziale e farmaci di uso comune per garantire la continuità terapeutica nelle cronicità. Ma senza alcuna sovrapposizione con i medici: non si parla di diagnosticare e prescrivere terapie farmacologiche su problemi emergenti ma solo di ausili, presidi e alcuni farmaci che sono in un percorso di continuità e cronicità.

E poi le specializzazioni con percorsi universitari ad hoc in alcune aree: cure primarie e sanità pubblica, neonatologia e pediatria, salute mentale e dipendenze, intensiva e dell’emergenza, medica, chirurgica.

La convergenza tra Stati generali e associazioni dei pazienti

Le conclusioni a cui è giunta la Consensus Conference sono le stesse a cui erano giunti anche gli Stati Generali della professione infermieristica e le Associazioni dei pazienti che la FNOPI aveva incontrato al Forum Risk di Arezzo.

«La Consulta delle associazioni dei pazienti ci ha chiesto le stesse cose – spiega a Sanità Informazione Nicola Draoli, componente del Comitato centrale FNOPI -. La loro richiesta era di avere un infermiere della cronicità con determinate qualità: che sia specializzato e che queste competenze siano riconosciute dalle aziende sanitarie. Oggi il cittadino è cosciente che può perdere da un momento all’altro l’infermiere esperto perché il sistema non lo riconosce o lo riconosce finchè non cambiano i modelli organizzativi. Questo è un danno per il cittadino».

Si allarga dunque il consenso sulla riforma della figura infermieristica: uno dei focus che ritorna più spesso è anche quello delle lauree magistrali a indirizzo clinico, delle scuole di specialità condivise. «Il fatto che un infermiere sia assunto e dopo 30 anni nonostante lo sviluppo dei master, delle lauree magistrali e delle mutate esigenze della popolazione esca con la stessa e identica qualifica dal sistema non funziona più e tutti ne sono coscienti» spiegano ancora dalla FNOPI.

Il nuovo infermiere e le competenze sulla cronicità

Ma il nuovo infermiere, che qualcuno ha definito ‘super infermiere’, potrebbe andare a colmare un vuoto oggi presente ed essere una figura di riferimento per migliorare la qualità della vita dei pazienti cronici.

Sulla possibilità di prescrivere ausili e farmaci il ritorno per i pazienti può essere importante e sollecitazioni in questo senso sono giunte anche da FINCOPP, Federazione Italiana Incontinenti e Disfunzioni del Pavimento Pelvico, e dall’Associazione degli stomizzati, fanno sapere da FNOPI. «In questo modo – spiega Draoli – si snellisce tutta una serie di interlocuzioni, di burocrazia e si dà dignità a un professionista che poi va a valutare sull’incontinenza e su altre problematiche. La nuova figura può individuare insieme al paziente il presidio medico più adatto. Penso alle stomie e all’intervento di confezionamento della stomia esterna. L’infermiere individua l’area dove confezionare la stomia in base agli stili di vita del paziente (valuta se guida molto, se porta le bretelle, la cintura, ecc) ed è la figura più adatta per individuare l’ausilio giusto o il presidio più indicato».

Infermieri e piani terapeutici

Ma anche sui rinnovi dei piani terapeutici il nuovo infermiere potrà giocare un ruolo importante per il paziente cronico: «Nel momento in cui c’è un professionista di fiducia che va a casa a fare una serie di interventi non vedo perché non possa rinnovare dei piani che non prevedono variazioni rispetto al passato, senza costringere l’utente a contattare il medico di famiglia che a sua volta dovrebbe contattare anche lo specialista» spiega ancora Nicola Draoli.

Il documento della Consensus Conference proprio in questi giorni viene condiviso con i diversi gruppi parlamentari e anche con il ministro Orazio Schillaci sono state avviate delle interlocuzioni. Ma la partita si preannuncia ancora lunga.

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