Ad accendere i riflettori sull’importanza dello scrivere in corsivo è uno studio recentemente pubblicato sulla rivista “Occupational therapy in health care”: il 21,6% dei bambini è a rischio di sviluppare problemi di scrittura, con il 10% che ha una scrittura “disgrafica”
Uno studente su cinque della scuola primaria fa fatica a scrivere in corsivo. Ad accendere i riflettori su una possibile scomparsa della scrittura in corsivo è uno studio recentemente pubblicato sulla rivista “Occupational therapy in health care” (Carlo Di Brina, Barbara Caravale e Nadia Mirante). «Quello che emerge dai dati è la conferma di quanto l’ipertecnologia in età infantile influenzi i processi di sviluppo evolutivo e cognitivo», commenta il professore Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, presidente dell’Associazione Di.Te., l’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, Gap e Cyberbullismo.
Secondo gli studiosi Il 21,6% dei bambini è a rischio di sviluppare problemi di scrittura, con il 10% che ha una scrittura “disgrafica”. «Imparare a scrivere bene rappresenta anche una fase essenziale nello sviluppo psicomotorio del bambino. La scrittura aiuta a coordinare i movimenti muscolari e promuove la destrezza, soprattutto il controllo fino-motorio, ossia la coordinazione di braccia, mani o dita per fare movimenti piccoli o complessi», aggiunge Lavenia.
E sempre dalla ricerca emerge che il 5% dei bambini osservati soffra di disturbi specifici come quelli legati alla coordinazione motoria o alla dislessia, mentre i disturbi dell’apprendimento apprendimento vanno dal 5% al 15% in base all’età. «La scrittura è infatti il precursore dell’apprendimento: senza lo sviluppo psicomotorio essenziale associato alla scrittura, il bambino sarà meno capace di assorbire gli argomenti e i materiali delle lezioni – spiega il professore -. Comprendo che negli ultimi anni, non solo per la Dad, i bambini si siano abituati a scrivere su pc, tablet e cellulari, ma la scrittura a mano con carta e penna a mio avviso resta fondamentale», sottolinea lo psicoterapeuta.
Spesso, è il cattivo esempio a complicare ulteriormente la situazione. Da un’indagine condotta dall’Associazione Nazionale Di.Te in collaborazione con la SIPEC che ha coinvolto 13.049 persone, tra cui genitori, adolescenti e bambini, è emerso che il 54% dei genitori allatta i figli mentre sta utilizzando il cellulare, compromettendo la speciale relazione che si instaura tra la madre e il figlio ed è di valore fondamentale nello sviluppo psico-emotivo e relazionale del bambino. Ma non è tutto: quasi il 90% dei giovani, in casa, senza smartphone si annoia. L’iperconnesionesi è dimostrata causa di un malessere diffuso, ha fatto aumentare ansia e depressione, oltreché disturbi al tratto gastrointestinale.
«Attenzione con queste mie parole non voglio demonizzare la tecnologia ma allo stesso tempo non è possibile dimenticare l’importanza della scrittura su quelle che sono le basi per una corretta maturazione psicofisica. Occorre quindi non abbassare la guardia e – conclude il professore Giuseppe Lavenia – continuare a considerare la scrittura manuale un tassello essenziale e non derogabile alla tecnologia per lo sviluppo psicocognitivo completo di ogni bambino».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato