Salute 3 Marzo 2023 15:09

Ristorazione scolastica nei LEP e riconoscimento patologia: le nuove strade per la lotta all’obesità

Alonzo (SItI): «Un investimento per un enorme risparmio sul lungo termine. Saranno i bambini a rieducare le loro famiglie a una dieta sana»

Ristorazione scolastica nei LEP e riconoscimento patologia: le nuove strade per la lotta all’obesità

Le sue conseguenze sono riconosciute come malattie. La condizione che ne è alla base, no. Parliamo dell’obesità, che attualmente affligge 4 milioni di adulti in Italia, e che rappresenta una delle più grandi sfide di salute pubblica a livello globale. Oltre, come accennavamo, a rappresentare a livello sanitario un paradosso: ad oggi l’obesità non è classificata come patologia, pur essendo causa di numerose patologie croniche conclamate, quali diabete, ipertensione, malattie cardiache. Eradicare questa stortura culturale, che vede nell’obesità una condizione da attribuire a stili di vita sbagliati o peggio, ad una scarsa forza di volontà, colpevolizzando chi ne soffre, potrebbe essere il primo passo per una piena consapevolezza rispetto a questa patologia, anche in termini di prevenzione. In occasione del World Obesity Day, che cade il 4 marzo di ogni anno, Sanità Informazione ha fatto il punto sulle nuove strategie da mettere in campo per la prevenzione e la presa in carico.

Gli attori della prevenzione

«La prevenzione dell’obesità è un percorso “longlife”- spiega ai nostri microfoni la dottoressa Elena Alonzo, rappresentante della Società Italiana d’Igiene all’interno del Tavolo Nazionale per la sicurezza nutrizionale (TaSiN)  -che deve iniziare sin dalla tenera età se non dalla gravidanza stessa. In caso contrario diventa difficile invertire l’allarmante tendenza, che vede nell’obesità, soprattutto infantile, una vera emergenza. Un bambino obeso andrà facilmente incontro, nel corso della sua vita, a tutte le malattie croniche correlate all’obesità, tra cui diabete e ipertensione, che in Italia rappresentano il 91% delle cause di morte. Nell’ambito della prevenzione, un ruolo importante viene svolto dalla rete dei SIAN (Servizi di Igiene Alimenti e Nutrizione) presenti in tutti i Dipartimenti di prevenzione e quindi capillarmente diffusi su tutto il territorio. La loro funzione – spiega Alonzo – è quella di garantire la sicurezza alimentare e nutrizionale, sia accertando la qualità e la salubrità degli alimenti, sia promuovendo campagne per una sana alimentazione, delineate dai Piani Nazionali di Prevenzione. I SIAN fanno parte dei Tavoli Regionali per la Sicurezza Nutrizionale (TARSIN) istituiti per volere del Ministero della Salute che da qualche anno, per affrontare in maniera ancora più omogenea ed efficace il problema dell’obesità, ha istituito il Tavolo Nazionale per la sicurezza nutrizionale (TaSiN)».

La ristorazione scolastica nei LEP

«Abbiamo chiesto l’inserimento della ristorazione scolastica nei LEP (Livelli Essenziali di Prestazione) – annuncia Alonzo – in quanto la ristorazione scolastica è un elemento cardine da un punto di vista educativo. Come SIAN, elaboriamo le tabelle dietetiche sul modello della dieta mediterranea, e gli studi dimostrano che chi segue una dieta mediterranea ha un’incidenza molto più bassa di patologie negli anni successivi. Purtroppo in Italia ben 48 milioni di persone non seguono la dieta mediterranea. La scuola è un elemento fondamentale – osserva – e il momento della mensa rappresenta anche un’occasione di socialità e di educazione alimentare perché consente loro di sperimentare alimenti che non sempre a casa vengono somministrati, diventando quindi lo strumento per veicolare anche a casa gli alimenti del nostro territorio. Attualmente, però, molte famiglie hanno difficoltà ad accedere alla mensa, e molti comuni quest’anno non sono riusciti ad attivare il servizio mensa per mancanza di coperture economiche. Per questo abbiamo chiesto di farlo rientrare nei LEP, perché riteniamo che investire sulla copertura del costo di un pasto, che mediamente si aggira sui 5 euro, ci consentirà un enorme risparmio di spesa in prospettiva».

L’educazione alimentare? Dal bambino alla famiglia

«Se con i LEP consentiamo a tutti i bambini di poter di poter consumare un pasto a scuola che rispetti i criteri della dieta mediterranea, con tabelle dietetiche equilibrate – spiega ancora Alonzo – possiamo compire un’azione efficace per ridurre sovrappeso e obesità. Gli studi dimostrano che è più facile che il bambino apprenda la sana alimentazione a scuola e la veicoli a casa, ed è fondamentale partire dalle materne, in cui non solo i bambini sono più recettivi, ma anche le famiglie sono più inclini ad assecondare ed adottare un modello alimentare consigliato e/o gradito dal bambino. Inoltre la dieta mediterranea ci spinge a consumare alimenti dei nostri territori, coniugando salute, riduzione dell’impatto ambientale, e riduzione dei costi sanitari».

L’obesità è una malattia, non una condizione: il ruolo delle associazioni di pazienti

«Il gruppo interparlamentare “Obesità e Diabete” ha finalmente presentato un disegno di legge – spiega ai nostri microfoni Iris Zani, presidente dell’Associazione Amici Obesi – e stiamo marciando a grandi passi verso il riconoscimento della malattia. Noi, in qualità di unica associazione di pazienti presente al tavolo del gruppo interparlamentare, chiediamo che questi lavori procedano più in fretta possibile perché l’esigenza prioritaria al momento è quella dell’accesso facilitato alle cure mediante, appunto, riconoscimento della malattia e conseguente inserimento delle prestazioni nei LEA. Fino ad oggi – prosegue – l’obesità non è mai stata riconosciuta come patologia a causa di una stortura culturale, che tende a vedere l’obesità come una mera conseguenza di cattive abitudini e di atteggiamenti sbagliati. Così non è: l’obesità è una malattia, non una condizione. La presa in carico, indipendentemente dal livello di gravità della patologia, dovrebbe essere multidisciplinare, cosa che purtroppo in Italia non avviene. La proposta del gruppo interparlamentare mira proprio ad inserire la figura dello psicologo all’interno delle equipe per la presa in carico del paziente obeso – conclude la presidente dell’Associazione – perché il supporto psicologico aiuta innanzitutto il paziente ad acquisire consapevolezza rispetto al percorso di cura».

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