Sempre più studi dimostrano una correlazione tra livelli di inquinamento e incidenza di patologie psichiatriche. Bondi (SIP): «Necessario invertire il trend per salvare il pianeta e la nostra salute»
Non solo polmoni e cuore: tra i bersagli dell’inquinamento atmosferico ci sarebbe anche il cervello, con conseguenze negative sulla salute mentale. È il dato che emerge da numerosi studi che hanno dimostrato una correlazione tra l’insorgere di disturbi come depressione e ansia e l’esposizione a sostanze inquinanti e smog, ma anche un aumento dei fenomeni suicidari nelle aree più fortemente inquinate. E non è tutto. L’inquinamento atmosferico giocherebbe un ruolo importante anche nella patogenesi del neurosviluppo, dell’Alzheimer e dell’acuirsi degli episodi collegati al disturbo bipolare. A Sanità Informazione ne parla la dottoressa Emi Bondi, presidente della Società Italiana di Psichiatria.
«Come tutte le patologie che derivano dall’interazione tra patrimonio genetico e fattori ambientali, i disturbi della salute mentale non fanno eccezione. Ed infatti, sempre più studi dimostrano che l’inquinamento atmosferico può incidere in modo importante anche sulla comparsa di disturbi mentali. Era impensabile che vivere in questa parte di mondo così industrializzata ed inquinata non provocasse conseguenze anche a livello mentale oltre che fisico. È dimostrato che le polveri sottili, tra cui il monossido di carbonio e il biossido di azoto, tutte molecole estremamente piccole sotto i 2,5 micron passano attraverso il sangue e circolano arrivando fino al cervello, causando danni derivanti da infiammazione e dalla conseguente risposta autoimmune all’infiammazione».
«Oggi la nuova frontiera sui disturbi depressivi e sui disturbi d’ansia e mentale riguarda le infiammazioni croniche, anche di piccola intensità, che hanno un’importanza notevole nel determinare sindromi depressive e patologie psichiatriche. E abbiamo visto che queste sostanze causano questo tipo di infiammazioni croniche. I danni sono tanto maggiori quanto più il cervello è in fase di formazione: l’esposizione delle donne in gravidanza o di bambini piccoli aumenta il rischio di disturbi del neurosviluppo o schizofrenia, mentre nelle persone anziane può accelerare il decadimento cognitivo e causare un aumento dei casi di Alzheimer».
«Le molecole prodotte dall’inquinamento atmosferico, inoltre, influenzano negativamente la produzione di dopamina e serotonina, contribuendo all’aumento dei disturbi depressivi e, stando ai dati, incrementando anche il rischio suicidario, che è strettamente collegato ai fenomeni depressivi e in generale alle patologie psichiatriche. Uno studio dimostra persino che l’attività fisica, che in generale ha un effetto benefico a livello nervoso dal momento che supporta il fattore neurotrofico, se viene svolta in un ambiente inquinato, al contrario, le sostanze inquinanti inibiscono questo fattore neurotrofico vanificando i potenziali effetti benefici, ed anzi, inibendo anche la produzione di antiossidanti che pure hanno un effetto protettivo nei confronti del nostro sistema nervoso».
«Per chi già soffre di disturbi psichiatrici, ad esempio i pazienti bipolari, ci sono studi che evidenziano come l’esposizione a sostanze inquinanti determinerebbe un aumento di episodi maniacali e coinciderebbe con un aumento di ricoveri per scompensi psichiatrici. Gli ambienti più fortemente inquinati, poi, corrispondono a quelli più fortemente urbanizzati, certamente non a misura d’uomo, ed è chiaro che anche questa è una correlazione importante: l’essere umano ha bisogno di natura, di verde, di luce e aria aperta per il proprio equilibrio psicofisico e questo oggi in molte aree fortemente urbanizzate come le periferie è un’utopia».
«Tutto questo deve spingerci a ragionare in ottica globale, perché se da un lato l’occidente sta mostrando una rinnovata sensibilità a livello ambientale, ad esempio con gli accordi sulla riduzione delle emissioni, ci sono aree del mondo, soprattutto nel continente asiatico, in cui questa consapevolezza non trova ancora sufficiente accoglimento».+
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