Giornata mondiale del sonno: tra la moltitudine di cose che la pandemia ci ha portato via, c’è anche il buon riposo. È la «coronosomnia» come conferma a Sanità Informazione Arianna Di Stadio, docente all’Università di Catania e ricercatrice onoraria presso il Laboratorio di Neuroinfiammazione UCL Queen Square Neurology di Londra
Tra la moltitudine di cose che la pandemia ci ha portato via, c’è anche il sonno. Non a caso è stato coniato un termine specifico, la «coronosomnia», per indicare i disturbi del sonno legati al Covid-19, sia quelli che si sono manifestati a causa dell’infezione che quelli associati allo stress di vivere un periodo così buio. Lo conferma a Sanità Informazione Arianna Di Stadio, docente all’Università di Catania e ricercatrice onoraria presso il Laboratorio di Neuroinfiammazione UCL Queen Square Neurology di Londra, in occasione della Giornata mondiale del sonno, che si celebra il 17 marzo. «Sappiamo che l’infezione da Covid ha causato nei pazienti che ne erano affetti delle alterazioni del sonno», sottolinea Di Stadio. «»Nella maggior parte dei casi i sintomi più comuni – continua – erano sonno interrotto e difficoltà ad addormentarsi. Nella maggior parte dei casi questi sintomi erano riconducibili alle difficoltà respiratorie e alla tosse, purtroppo però in alcuni casi questi disturbi sono rimasti anche dopo l’infezione».
«L’insonnia può colpire fino al 40% dei pazienti affetti da Long Covid», aggiunge la neuroscienziata, riferendosi alla sindrome post-infezione che sti stima colpisca 63 milioni di persone in tutto il mondo. «Uno studio statunitense pubblicato sul Journal of Medical Internet Research ha evidenziato che questi pazienti hanno una riduzione della durata e della profondità del sonno», spiega Di Stadio. «In uno studio pubblicato sul British Medical Journal of Neurology, invece, è stato evidenziato che le alterazioni avevano origine dal cervello», aggiunge. Sono quindi diverse le evidenze secondo le quali i sintomi del Long Covid, compresi i disturbi del sono causati dal persistere dell’infiammazione, che quando è nel cervello si definisce neuroinfiammazione. «Può causare disturbi dell’olfatto, della memoria così come alcune forme di tosse persistente. Si potrebbe ipotizzare – ma occorrono studi scientifici a conferma di questa ipotesi – che anche i disturbi del sonno possano essere legati all’infiammazione persistente», evidenzia la neuroscienziata.
«Occorre ricordare che i disturbi del sonno però possono anche essere causati da una cattiva respirazione per problemi delle alte vie respiratorie», precisa Di Stadio. «Anche questo potrebbe avere una responsabilità nel causare il sonno interrotto con conseguente sonnolenza diurna. Per fortuna oggi – continua – è possibile fare delle diagnosi accurate grazie a questionari specifici e alla polisonnografia che permette di studiare approfonditamente la causa dei disturbi del sonno. Attualmente ci sono degli integratori molto validi per aiutare il sonno. Non dormire bene può aumentare il rischio di sviluppare malattie neurodegenerative perché è durante il sonno che il nostro cervello viene ripulito dalle tossine prodotto durante la giornata. Quindi è importante non trascurare il problema».
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