Articolo a cura di Francesca Zecchino, Ostetrica, e Mayra Veronese, Infermiera
Durante la gravidanza, nella donna si instaura una condizione di ridotta tolleranza agli zuccheri (glucosio) che solitamente viene compensata dall’organismo senza avere delle conseguenze. A volte, invece, capita che tale situazione sfoci in una condizione patologica definita diabete, che è strettamente correlato allo stato di gravidanza: si parlerà in questo caso di “diabete gestazionale”. La donna con diabete gestazionale generalmente non presenta sintomi e viene diagnosticato tramite esami di screening effettuati di routine: a tutte le donne ad inizio gravidanza viene proposta l’effettuazione di un esame del sangue per determinare il valore della glicemia a digiuno. Grazie a questo esame, si potrà definire precocemente quanto la donna sia a rischio di sviluppare il diabete gestazionale, o addirittura se lo presenta già. Esiste inoltre un altro esame più specifico per effettuare diagnosi, ossia la curva da carico di glucosio. La principale prevenzione del diabete gestazionale avviene mediante la riduzione del peso in caso di sovrappeso e di obesità.
Nella maggioranza delle donne il diabete gestazionale viene controllato da modifiche della dieta e dall’attività fisica. La dieta della donna con diabete gestazione dovrebbe essere a basso contenuto di grassi e ad alto contenuto di fibre. In particolare, viene consigliato di scegliere i prodotti in base alla stagione, variando spesso la qualità dei cibi; con la monotonia si rischia di escludere alcuni nutrienti di fondamentale importanza per la donna e per il bambino che cresce nel grembo materno. In associazione ad una dieta equilibrata la donna in gravidanza dovrebbe svolgere una adeguata attività fisica quotidiana. È essenziale, oltre alle visite dal ginecologo e alla terapia indicata dal diabetologo, la consulenza di un dietista, che è in grado di valutare il fabbisogno nutrizionale e formulare un idoneo programma alimentare. Nel caso in cui la dieta e l’attività fisica non siano sufficienti a mantenere la glicemia nei limiti della normalità, sarà necessario assumere insulina (questa condizione si verifica in una percentuale compresa fra il 10% e il 20% delle donne con diabete gestazionale). È molto importante mantenere un buon controllo della glicemia poiché una situazione di scompenso glicemico porta con sé un aumento del rischio di complicazioni della gravidanza e del parto.
Il diabete gestazionale comporta un aumento di alcuni rischi legati alla gravidanza e al parto che interessano sia la madre che il feto. La madre potrebbe presentare, per esempio, delle infezioni ricorrenti al tratto uro-genitale (cistiti) o un aumento della pressione arteriosa; il feto potrebbe, per esempio, avere un alto peso alla nascita con conseguenti difficoltà durante il parto o presentare nelle prime ore di vita una glicemia molto bassa. Per tali motivi, in caso di diagnosi di diabete gestazionale la donna verrà sottoposta a controlli più ravvicinati e ad un monitoraggio specifico durante la gravidanza, il parto e nel dopo parto.
Il diabete gestazionale non è di per sé un’indicazione ad effettuare un taglio cesareo. Se le glicemie sono ben compensate, si valuta di indurre il parto tra 38 e 40 settimane di gestazione (si preferisce non attendere oltre per via dell’aumentato rischio di complicazioni). Il taglio cesareo viene programmato solo in caso di peso fetale stimato >4500g o di ulteriori indicazioni ostetriche. Essendo questa una condizione strettamente correlata allo stato di gravidanza, la sua risoluzione quasi sempre avviene spontaneamente dopo il parto. A distanza di un paio di mesi, comunque, si effettua un controllo per accertarsi che la situazione sia tornata allo stato pre-gravidanza.
Articolo a cura di Francesca Zecchino, Ostetrica, e Mayra Veronese, Infermiera
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