Con Rosso, Chiara Schettino vuole diffondere la cultura della donazione e realizzare la più grande anagrafe europea di donatori di sangue under 45
Azzerare l’emergenza di sangue in Italia in 10 anni, è questo l’obiettivo di Rosso la start up fondata da Chiara Schettino, 21 anni con la passione per l’innovazione nel mondo sanitario, dopo essere guarita dalla leucemia. La giovane, infatti, a 19 anni è stata costretta a misurarsi con una severa malattia del sangue che l’ha costretta a ripetute trasfusioni e ad estenuanti attese per ricevere la quantità necessaria al suo fabbisogno corporeo. Un dramma che ha spinto la giovane, una volta superata la malattia, ad impegnarsi in prima persona nella raccolta di sangue e dei suoi derivati. Un impegno che si è concretizzato nel 2022 con la nascita di Rosso, la start up per affermare nel paese la cultura delle donazioni.
Sono 1,6 milioni i donatori di sangue in Italia, una quantità non sufficiente a soddisfare il fabbisogno nazionale, tanto più che l’età media di coloro che donano è superiore ai 45 anni. «Manca un ricambio generazionale – fa notare Chiara Schettino – in particolare in alcune zone del nostro Paese». Lazio, Sardegna e Campania sono le regioni che registrano maggiore carenza. «Con la mia esperienza personale sono stata testimone di una severa criticità – spiega la fondatrice di Rosso -. Quando a 19 anni ho dovuto misurarmi con la malattia e dipendere dalle donazioni, ero in cura a Roma, la città che registra la più alta emergenza di sangue in Italia. Ho avuto modo di vedere come diversi centri trasfusionali fatichino ad essere autosufficienti e io stessa per avere due sacche di sangue necessarie al mio fabbisogno, ho dovuto aspettare anche 15 ore. Un’attesa estenuante a livello fisico e psicologico».
A motivare ancor più Chiara nel suo progetto, anche la consapevolezza che l’essere donna quando c’è un’emergenza di sangue è ancora più penalizzante; infatti, se l’uomo ha una ricorrenza nelle donazioni di 4 volte in un anno (perché può donare ogni 90 giorni); la donna quando è in età fertile può donare solo due volte l’anno. Quindi, secondo le statistiche, la percentuale di donatrici è inferiore rispetto a quella dei donatori. «Questo dato evidenzia un altro problema – aggiunge Chiara -. Se si considera che in età fertile è più opportuno per le donne ricorrere a sangue proveniente da individui dello stesso genere, oggi la compatibilità genetica non può essere sempre garantita a causa di un numero insufficiente di donatrici».
Se l’obiettivo di Rosso a lungo termine è di azzerare l’emergenza del sangue in Italia in dieci anni, quotidianamente la start up ideata da Chiara Schettino vuole essere un punto di riferimento per i pazienti. A cominciare dalle campagne di sensibilizzazione per incentivare la donazione tra la gente, fino a iniziative volte a snellire l’iter della prenotazione: dalla sede, all’orario più comodo per il donatore. «Il nostro impegno è quotidiano – ammette la fondatrice di Rosso -. Lavoriamo a fianco delle associazioni di donatori e degli ospedali per agevolare chi sceglie di donare il sangue. Attraverso il portale www.donarosso.it è possibile prenotare o annullare un appuntamento, ma anche avere un confronto diretto con un medico e rimanere aggiornati sulle future donazioni».
Per far crescere il numero dei donatori, l’impegno del team di Rosso è rivolto alla realizzazione della più grande anagrafe europea di donatori di sangue under 45. Una rete che possa essere una risposta concreta all’emergenza di sangue. Per questo sono state coinvolte aziende, associazioni e università. L’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Campus Biomedico di Roma hanno aderito al Rosso tour, una serie di eventi realizzati all’interno della facoltà per sensibilizzare i giovani studenti alla donazione di sangue. «Con questo progetto cerchiamo di avvicinare per la prima volta nuovi donatori – conclude Chiara Schettino -. Voglio diffondere quanto più possibile la cultura della donazione. Donare sangue è un gesto semplice, che richiede pochi minuti, ma che può essere di vitale aiuto per gli altri. Siamo riusciti a convincere anche diversi ago fobici, pertanto mi auguro di riuscire a convincere molte altre persone ad intraprendere questo percorso».
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