“Ho spedito per mare la mia vescica ed è tornata indietro gonfia di pepite d’oro, le ho prese in mano e scottavano”. Il nostro rapporto con questo organo tanto essenziale, quanto a volte negletto, è già stato al centro dei pensieri degli scrittori: da Macchiavelli (“…a me non venderà egli vesciche…”) a Verga (“…perdevano il […]
“Ho spedito per mare la mia vescica ed è tornata indietro gonfia di pepite d’oro, le ho prese in mano e scottavano”.
Il nostro rapporto con questo organo tanto essenziale, quanto a volte negletto, è già stato al centro dei pensieri degli scrittori: da Macchiavelli (“…a me non venderà egli vesciche…”) a Verga (“…perdevano il tempo a vendersi vesciche per lanterne l’un l’altro…”). Ma si può immaginare tutto un romanzo con la vescica protagonista?
Prima di darci una risposta, pensiamo al dato sanitario che non va minimizzato perché, come ci ricorda, la FICOG (Federation of Italian Cooperative Oncology Groups) nel 2022 si sono registrati 29.200 mila nuovi casi (+8% in 5 anni) di tumore della vescica, e quando la diagnosi è precoce 8 pazienti su 10 sconfiggono la malattia. E ancora, va tenuto presente che i più colpiti risultano gli uomini (oltre 23mila) ma crescono in cinque anni dell’11% anche i casi femminili. Sotto accusa sono soprattutto gli stili di vita scorretti, a partire dal fumo di sigaretta che è responsabile del 43% delle patologie neoplastiche uroteliali maschili e del 25% di quelle femminili. Senza dimenticare che non esistono programmi di screening per la prevenzione secondaria.
Ma la giornalista Benedetta Fallucchi porta il dialogo con la vescica ad un altro livello, facendo dell’organo il protagonista indiscusso del suo primo romanzo e conducendo il lettore in un mondo irriverente e contemporaneo. Si tratta di “L’oro è giallo” pubblicato da Hacca edizioni la piccola, innovativa, geniale e resistente casa editrice di Matelica (Macerata) fondata e diretta da Francesca Chiappa.
“La protagonista di questo romanzo si sveglia spesso di notte per fare pipì, ha il terrore dei bagni pubblici, teme di non riuscire a trattenerla quando è in viaggio e sempre, sempre, rintraccia minzioni rappresentate ovunque, nelle pinacoteche come nelle riviste d’arte contemporanea o al cinema. Al pari degli Inuit – racconta il suo editore – crede che la vescica sia la sede della sua anima. Ed è proprio lì, infatti, che individuerà le ragioni di una felicità trattenuta, di un piacere sospeso. La storia – intervallata da digressioni in cui l’autrice ci diverte con un florilegio di scenari in cui la vescica è protagonista, anche se spesso non ce ne accorgiamo – è un inno alla liberazione, nelle relazioni sociali come nel rapporto con il proprio corpo”.
Insomma, tutto da leggere per sorridere, riflettere e magari riscoprire l’importanza di prevenzione e stili di vita corretti per noi e per la nostra cara vescica …