Grandi differenze di prezzo per una visita dal veterinario tra località diverse e anche tra le strutture nella stessa città. Per una prima visita si arriva a spendere anche 85 euro. Per l’applicazione del microchip nella stessa città si va da un minimo di 25 euro fino a un massimo di 65. Le spese veterinarie sono totalmente a carico dei cittadini, nella dichiarazione dei redditi prevista una detrazione fiscale pari al 19%
In Italia gli animali da compagnia sono più numerosi degli esseri umani: 62,1 milioni, di cui oltre 8 milioni sono cani, preferibilmente di taglia media e piccola, più adatti alla vita in appartamento e ai contesti urbani (dati Report annuale ASSALCO-Zoomark).
Ma quanto spendono gli italiani per prendersi cura dei loro più fedeli amici? La risposta arriva da una recente indagine Altroconsumo, che ha analizzato i costi di una prima visita per un cucciolo di sei settimane.
Il Report di quest’anno fa seguito a quello realizzato nel 2022 che aveva indagato sul rapporto degli italiani con i propri animali domestici: dall’indagine emergeva che la spesa media annuale per un cane ammontasse a circa 1.562 €, di cui 341 per spese mediche. Quest’anno per condurre questa nuova analisi sono stati interpellati 149 tra ambulatori e cliniche veterinarie in 6 diverse città italiane (Bari, Bologna, Milano, Napoli, Roma e Torino). Oltre al confronto tra i prezzi delle prime visite, sono stati analizzati gli orari di apertura anche il servizio di pronto soccorso – se presente e in quale modalità – e il costo della spesa per l’applicazione del microchip, obbligatorio per legge per i cani.
Dall’indagine si registra una differenza notevole di costi per la prima visita veterinaria tra una città e l’altra: normalmente le città del sud sono più economiche. Venti ambulatori su 149 contattati propongono una prima visita gratuita per conoscere l’animale. In media, si spendono dai 39 euro a Napoli ai 43 a Roma. A Milano, Torino e Bari diverse strutture arrivano però a chiedere più di 80 euro. In generale, gli ambulatori risultano più economici delle cliniche.
Per quanto riguarda l’applicazione del microchip, obbligatorio per legge per i cani, nella stessa città si va da un minimo di 25 euro fino a un massimo di 65. In media, a Bari si spendono 34 euro mentre a Milano 49. Non solo, dopo aver applicato il microchip, il veterinario si occupa dell’iscrizione all’anagrafe. A Roma alcuni veterinari chiedono 8 euro in più per la registrazione. Il microchip si può applicare alla Asl e in genere costa di meno. Nel Lazio, il costo per l’applicazione del microchip e l’iscrizione presso l’Asl, è di 28 euro totali. In Lombardia, la spesa scende a 21,71 euro.
Infine, in merito alle situazioni di emergenza, su 149 strutture il 19% ha un servizio di pronto soccorso aperto 24 ore su 24, spesso però bisogna prima telefonare. Nel 54% dei casi gli ambulatori sono aperti solo durante i giorni feriali e non sono reperibili fuori dagli orari di visita. Il 27%, invece, ha riferito che per le emergenze è possibile contattarli al telefono.
Sul tema, Altroconsumo ha coinvolto anche la community ACmakers, raccogliendo più di mille esperienze. Oltre 400 consumatori hanno confermato di aver portato il proprio animale domestico circa due o tre volte dal veterinario nell’ultimo anno – più spesso chi possiede un cane, rispetto a un gatto. Anche l’età influisce sulla frequenza di visite: cuccioli di cane con meno di 1 anno e cani con più di 10 anni vanno più spesso dal veterinario rispetto ai cani adulti. Non solo, nell’ultimo anno la spesa medica dal veterinario per un cane ammonta a 220euro, contrariamente 130 euro per un gatto.
Oltre alle spese del veterinario, bisogna tenere in considerazione anche il costo dei farmaci in caso di malattia, anche perché solo in alcune circostanze c’è la possibilità di acquistare un farmaco equivalente a quello veterinario. Dal 2021 è però possibile per il veterinario prescrivere un farmaco equivalente a uso umano purché abbia lo stesso principio attivo di quello destinato al nostro amico animale. Le spese mediche sono totalmente a carico dei cittadini, ma un modo per recuperare parte dell’importo versato c’è: nella dichiarazione dei redditi è prevista infatti una detrazione fiscale pari al 19%, per un importo massimo di 550 euro e una franchigia di 129,11.
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