L’ambiente influenza in modo determinante la salute di una popolazione. Per questo i professionisti della sanità sono chiamati ad assumersi la responsabilità di prendere decisioni strategiche che pongano la salute ambientale al primo posto. Questo, in estrema sintesi, il messaggio emerso dal 56esimo congresso nazionale della Società italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI), nella sessione «Ambiente e decisioni Operative il ruolo della Sanità Pubblica»
L’ambiente influenza in modo determinante la salute di una popolazione. Per questo i professionisti della sanità sono chiamati ad assumersi la responsabilità di prendere decisioni strategiche che pongano la salute ambientale al primo posto. Questo, in estrema sintesi, il messaggio emerso dal 56esimo congresso nazionale della Società italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI), nella sessione «Ambiente e decisioni Operative il ruolo della Sanità Pubblica». L’obiettivo della discussione è stato quello di identificare le priorità chiave per la salute ambientale e le strategie operative per promuovere l’equità in sanità con un approccio One Health. In particolare, l’evento, attraverso i suoi molteplici relatori, ha affrontato i diversi ambiti della sorveglianza epidemiologica ed ambientale, della pianificazione urbana, dei cambiamenti climatici.
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«Oggi l’Ambiente – spiega Marco Martuzzi, direttore del dipartimento di Salute ed Ambiente presso l’Istituto superiore di sanità, che ha preso parte alla sessione come relatore – viene inteso come un approccio in evoluzione, abbiamo evidenze di vario tipo sugli effetti dell’inquinamento dell’aria e della contaminazione dell’acqua e del suolo. Dobbiamo evolverci per riuscire a considerare – oltre a questi fattori di rischio – il mondo che cambia in modo complesso. Non c’è solo il clima, ma anche una perdita della biodiversità, a cui si aggiunge il deterioramento di tanti strati dell’atmosfera. Si presentano sfide molto complesse ed è importante capire come considerare tutti quei fattori che concorrono a determinare, promuovere o danneggiare la salute umana». Il discorso si è successivamente spostato sulla sorveglianza integrata che permette di monitorare gli indicatori chiave ambientali ed epidemiologici e fornire i dati necessari per informare il decisore politico ed orientare le decisioni.
Altro tema di estrema rilevanza toccato è quello dell’urbanizzazione e delle implicazioni che questa ha sulla salute di coloro che abitano e vivono in una determinata zona. «Oggi sicuramente le città pongono delle grandi sfide in termini di Sanità pubblica – dichiara Stefano Capolongo, ordinario di Hospital Design e Urban Health presso il Politecnico di Milano e componente del Gruppo di lavoro Igiene ed Edilizia della SItI – da accogliere come grandi opportunità di ripensare i luoghi dell’abitare. Le nostre città sono fortemente popolate. Oggi, infatti, si stima che oltre il 56% della popolazione mondiale vive nelle aree urbane e la previsione è che nel 2050 oltre il 70% vivrà nelle aree urbane. Questo dato ci fa riflettere su come devono essere le nostre città per essere maggiormente inclusive e facilmente accessibili, per poter promuovere la salute».
Infine, gli esperti della SItI si sono confrontati sul tema dei cambiamenti climatici e le ricadute per la sanità pubblica. Secondo gli specialisti, si tratta di una delle sfide ambientali più significative che affrontiamo oggi e che avrà implicazioni a lungo termine in ottica One Health. «La necessità di sviluppare politiche e strategie per mitigare l’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute pubblica e promuovere pratiche ambientali sostenibili diventano centrali e necessitano, ora come mai prima, di essere sostenute e portate avanti», conclude la SItI.
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