In Italia ogni anno 30 mila persone ricevono la diagnosi di malattie onco-ematologiche. Roberto testimonia come l’attività fisica migliori la qualità della vita e riduca gli effetti collaterali delle terapie
Da Torino a Roma in bicicletta per dimostrare che lo sport con una patologia onco- ematologica è possibile. Migliora il benessere fisico, psicologico e previene gli effetti collaterali delle terapie. Un viaggio che Roberto Laudati, medico e paziente, ematologo presso l’Unità di Ematologia AOU Città della Salute e della Scienza di Torino ha deciso di fare dopo che nel 2021 è diventato anche paziente perché affetto da linfoma non Hodgkin.
«Al momento della diagnosi ho avuto un attimo di smarrimento – racconta a Sanità Informazione il medico paziente mentre con i compagni di viaggio al termine della lunga pedalata fa ritorno a casa -. Ho cercato qualcosa che mi aiutasse a superare i momenti difficili e lo sport in effetti è stato un punto di riferimento, anche perché grazie alla dottoressa Christina Cox ho capito che l’attività fisica ha una funzione terapeutica nelle malattie onco-ematologiche. Da qui l’idea della pedalata Torino- Roma».
Partito lo scorso 29 aprile dal centro onco-ematologico subalpino di Torino, Roberto ha percorso 700 chilometri per arrivare il 4 maggio al dipartimento di Ematologia del Policlinico di Tor Vergata a Roma. «Ho pensato a qualcosa che potesse essere poi replicato da altri pazienti e quindi la scelta è caduta sulla pedalata assistita che permette di migliorare la prestazione fisica e di godere del panorama». L’avventura da medico a paziente è stata condivisa con un gruppo di amici perché «anche l’amicizia ha un ruolo importante per vincere la malattia – racconta Roberto – e dare un sostegno da un punto di vista morale». Con la “Pedalata Arcobaleno della Speranza” promossa dall’associazione Arcobaleno della Speranza ODV ha voluto unire idealmente tutti i centri onco – ematologici italiani e raccogliere fondi per due borse di studio destinate agli studenti di scienze motorie per il progetto di esercizio fisico adattato ai pazienti.
In Italia ogni anno sono 30 mila le persone che si ammalano di leucemia, linfoma e mieloma. Secondo i dati di AIOM sono circa 2 milioni e 250 mila i pazienti che vivono con un tumore onco-ematologico (4% dell’intera popolazione). Le diagnosi sono in aumento, ma anche la speranza di vita, tanto che circa la metà dei pazienti guariscono e molte malattie considerate in passato mortali oggi sono croniche. Per questo motivo lo sport ha un ruolo essenziale. «È stato dimostrato che una attività sportiva costante e una dieta sana possono prevenire l’80 percento delle malattie cardiovascolari e il 40 percento delle malattie neoplastiche – riprende Laudati -. Non solo, secondo gli ultimi studi, l’attività sportiva e una corretta alimentazione hanno una valenza terapeutica anche durante la chemioterapia, perché i farmaci tra i vari effetti collaterali hanno una grave cardio tossicità, che con l’attività sportiva diminuisce molto».
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