Indagine Odoxa per Doctolib: il 42% degli pazienti ritiene che il proprio medico di famiglia sia stressato. Grattagliano (Simg): «A supporto dei medici di medicina generale più tecnologia e assistenti di studio»
Un italiano su due si rivolge al proprio medico di famiglia al primo malessere, superando di gran lunga francesi e tedeschi che, prima di alzare il telefono, inviare un messaggio, una mail o andare personalmente presso lo studio medico, attendono che i sintomi persistano un po’ più a lungo. Il 30% dei francesi preferisce aspettare che il problema si risolva da solo e il 21% dei tedeschi, pur non contattando immediatamente il medico di medicina generale, cerca risposte e soluzioni online.
«Contattare il proprio medico di famiglia al primo sintomo di un raffreddore o anche in presenza di una lieve alterazione della temperatura corporea è una conseguenza delle abitudini che, a partire dai medici di medicina generale, sono state diffuse durante la pandemia da Covid-19 – spiega Ignazio Grattagliano, responsabile nazionale area Gastroenterologica e coordinatore Puglia della Simg, la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie, in un’intervista a Sanità Informazione -. Soprattutto durante le prime fasi dell’emergenza, quando ancora non erano disponibili né vaccini, né antivirali, era strettamente necessario individuare possibili contagiati sin dai primi sintomi, anche se lievi, per evitare che il virus potesse essere trasmesso ad altre persone, i primis i pazienti più fragili».
E se la metà degli italiani contatta il proprio medico di famiglia al primo starnuto o al primo colpo di tosse è facile immaginare che la mole di lavoro quotidiana con cui questi specialisti si trovano a fare i conti è piuttosto consistente. Secondo una recente indagine, realizzata dall’Istituto Odoxa per la prima edizione del “Barometro Doctolib”, il 42% degli italiani ritiene che il proprio medico di famiglia sia stressato. La ricerca, a cui hanno preso parte oltre 3mila cittadini over 18 in Italia, Francia e Germania, ha messo in luce le diverse abitudini e aspettative nei confronti dei medici di famiglia e degli specialisti più richiesti, dai dentisti ai cardiologi ai ginecologi.
Eppure, per diminuire i livelli di stress tra i medici di medicina generale sarebbe sufficiente offrirgli un adeguato supporto. «Nonostante l’evidente innovazione tecnologica dei servizi sanitari – aggiunge Grattagliano – i nostri studi ne restano ancora quasi del tutto sprovvisti, con un conseguente rallentamento di tutte le attività burocratiche. Incombenze che, tra l’altro, dovrebbero essere affidate ad un assistente di segreteria, previsto in meno della metà degli studi italiani. Ancora, per migliorare ulteriormente le condizioni dei medici di medicina generale sarebbe necessario offrirgli il supporto di altre figure sanitarie, come quella dell’infermiere di famiglia».
Ma lo stress dei medici di medicina generale percepito dai propri pazienti non inficia sulla relazione medico-paziente, rapporto di cui è soddisfatto l’82% degli italiani. I francesi, con 84 punti percentuali, risultano leggermente più appagati degli italiani. In Germania la relazione medico-paziente è premiata da meno di sette tedeschi su 10. «Stando ai dati pre-pandemia – aggiunge l’esponente della Simg – i medici di medicina generale italiani sono secondi solo agli olandesi per tempo dedicato ad ogni singolo paziente, cinque minuti contro sei».
Aumentare il ricorso agli strumenti digitali per facilitare ulteriormente la comunicazione con il dottore è uno dei desideri degli italiani: quattro su 10 vorrebbero poter prenotare visite anche fuori dall’orario di apertura dell’ambulatorio medico e oltre tre su 10 desiderano poter richiedere ricette elettroniche e ricevere l’analisi e il commento di referti online. Desideri che si traducono in aspettative: il 60% degli italiani, infatti, si aspetta di ricevere risposta alle richieste inviate al proprio medico in tempi brevi e più della metà (56%) di poter prendere appuntamento senza dover attendere a lungo.
«Il medico di medicina generale è il medico del “problem solving” – sottolinea Grattagliano -. Ci si rivolge a lui quasi sempre, sia per risolvere un disagio lieve, che un problema di salute importante. Questo non solo per la relazione di fiducia che si instaura nel tempo, ma anche perché il medico di famiglia, almeno in Italia, è spesso raggiungibile anche al di fuori dell’orario di lavoro. Ma attenzione – avverte il medico di medicina generale – perché questo atteggiamento può essere un’arma a doppio taglio: se il professionista non “stacca” mai realmente e continua a lavorare durante tutto l’arco della giornata, il paziente avrà senz’altro la sensazione di essere costantemente rassicurato, ma corre anche il rischio che il suo medico di fiducia cada in burnout. La soluzione, dunque, sta sempre nel mezzo: affinché nessun equilibrio venga compromesso, salute psicofisica del sanitario inclusa – conclude Grattagliano -, è sempre meglio mantenere la giusta distanza».
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