«Superare le divisioni e lavorare insieme per rilanciare l’immagine del medico nella società». Così Stefano De Lillo ha presentato la sua candidatura alla presidenza dell’OMCeO di Roma
«Superare le divisioni e lavorare insieme per rilanciare l’immagine del medico nella società». Così Stefano De Lillo ha presentato la sua candidatura alla presidenza dell’OMCeO di Roma. Cardiologo, medico di base e dello sport, già senatore della Repubblica nella XVI Legislatura e attualmente membro del Cda Agenas, il 55enne ha lanciato la sfida confrontandosi con numerosi colleghi presso l’auditorium “Aldo Moro” di via Campo Marzio.
Un incontro di circa due ore con diversi interventi della platea e molti punti toccati, ponendo l’accento su malpratice, formazione, giovani medici e soprattutto sulla necessità di ricreare una forte alleanza tra medico e pazienti. Non un vero e proprio programma, ma spunti di riflessione su cui «andare a costruire un ordine professionale sempre più aperto e di maggior rappresentanza, per una categoria fondamentale per la salute dei cittadini e degli italiani».
Lo stesso De Lillo ha parlato di «work in progress» dando l’idea di un cantiere aperto anche per la formazione del gruppo di lavoro e delle possibili convergenze con altri soggetti: «Vi chiedo di aiutarmi ad ampliare la rete – ha affermato rivolgendosi direttamente alla platea – coinvolgere quanti più colleghi possibili per partecipare attivamente a questo progetto sia con proposte e suggerimenti sia mettendosi direttamente in gioco per formare la lista da qui ai prossimi mesi che saranno poi decisivi». La corsa verso la presidenza all’Ordine dei Medici, dei Chirurghi e degli Odontoiatri di Roma che con 43mila aventi diritto al voto è il maggiore d’Italia e d’Europa, è infatti lunghissima e inizierà in autunno per poi concludersi entro dicembre.
Stefano De Lillo, comincia oggi il percorso che porterà alle elezioni dell’OMCeO di Roma
«Sì, siamo oggi qui con tanti colleghi che si sono ritrovati insieme con me ed altri amici per iniziare a parlare delle prossime elezioni dell’ordine di Roma, purtroppo una scadenza che nasce dalla prematura scomparsa di un grande uomo, Roberto Lala, di cui però vorremmo continuare l’azione rilanciandola e ampliando il più possibile il consenso sul fronte del medici su quelli che sono i temi classici di una categoria fondamentale per il nostro Sistema Sanitario Nazionale».
In uno dei suoi slogan c’è ‘Medici al lavoro’, quali sono i temi su cui ci si misurerà?
«I medici sono tutti i giorni a lavoro per la salute degli italiani, adesso sono anche a lavoro per migliorare questo stato di salute che viene riconosciuto in tutto il mondo come un livello di eccellenza importante in Italia. Ma questo sistema universale va difeso, tutelato e sviluppato e sono tanti i punti discussi oggi: il tema della responsabilità professionalità dei medici stessi, il tema dell’accesso alla facoltà, dell’accesso alle scuole di specializzazione, la possibilità, soprattutto in una realtà come quella di Roma e del Lazio in cui c’è un blocco del turnover consolidato, di dare finalmente stabilità e rilancio ad una categoria medica bloccata negli anni».
Una responsabilità importante quella dell’Ordine di Roma il più grande d’Italia ma anche d’Europa numericamente. Forse in questi anni il suo peso poteva essere speso in modo più forte?
«Il messaggio che nasce oggi è che la categoria deve essere compatta per dare voce a tutti i medici: dal giovane medico al medico pensionato, dall’ospedaliero allo specialista, dal medico di medicina generale al precario. Insieme, però, dobbiamo fare massa critica e ritrovare, oltre all’unità tra professionisti all’interno della categoria, anche quella tra il medico e i cittadini: svolgiamo una professione fondamentale nella nostra società nell’esclusivo interesse dei pazienti. L’Italia sta vivendo un momento di crisi importante e ciò che spicca è un’eccellenza, ovvero il Sistema Sanitario Italiano: il primo sistema sanitario al mondo, secondo Bloomberg, che è un ente certificatore americano noto a tutti. Uno dei motivi di questa eccellenza è la qualità della classe medica. Questo dato va trasmesso agli italiani, con i quali dobbiamo tornare a dialogare e confrontarci».
Lei è un medico ma ha anche un’esperienza importante in politica. Il presidente di un ordine come quello di Roma si trova anche a dover gestire un ruolo politico?
«E’ indubbio che l’azione politica intesa non come partitica ma come possibilità di portare avanti delle istanze legittime di una categoria professionale come quella dei medici, è fondamentale affinché vadano prese delle iniziative con il consenso globale della categoria medica a difesa proprio del nostro sistema sanitario e quindi del livello di qualità e salute degli italiani».
Proprio per questo, uno dei temi che incrocia la professione medica con la politica è quello dei rimborsi agli ex specializzandi che hanno frequentato le scuole tra il 1978 e il 2016. Lei in Parlamento è stato il primo a firmare un disegno di legge sul tema. Adesso c’è un testo unico che però si è arenato. La forza dell’OMCeO Roma potrebbe essere impiegata per sbloccare questa impasse?
«Sì, ne sono convinto, come giustamente ha detto, me ne sono occupato da legislatore in epoca passata e penso sia arrivato il momento di mettere la parola fine a questa vicenda che rappresenta un vulnus per tutta una generazione di medici specialisti italiani. Mettere la parola fine a questa questione e avere un’opera di risarcimento per i medici stessi ma, al tempo stesso, anche un risparmio notevole tramite un sistema di transazione per lo Stato che chiuderebbe una ferita, libererebbe le aule dei tribunali per cose certamente più importanti, più doverose diciamo, e concluderebbe una vicenda che potremmo relegare finalmente al passato».