La Rete Italiana Screening Polmonare grazie alla TAC spirale a basso dosaggio e con il supporto dell’intelligenza artificiale è in grado di individuare il tumore al polmone in fase iniziale e prevenire anche patologie del sistema cardiovascolare e respiratorio
Cinque secondi per salvare una vita è questo il messaggio lanciato dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano in occasione della presentazione di RISP, il programma multicentrico di diagnosi precoce del tumore al polmone con tac spirale a basso dosaggio. Unica in Europa per il numero di istituti interessati (18, in 15 regioni italiane: 8 IRCCS, 10 aziende ospedaliere) questa rete, finanziata dal Ministero della Salute, ha già riscosso interesse in oltre 15 mila volontari. L’obiettivo è reclutare 10mila soggetti ad alto rischio, tra i 55 e i 75 anni, grandi fumatori o ex fumatori da meno di 15 anni, per creare un database nazionale.
«Ridurre la mortalità del tumore al polmone nei forti fumatori oggi è possibile – spiega a Sanità Informazione Ugo Pastorino, Direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Toracica e coordinatore del programma RISP -. Abbiamo dimostrato che lo screening è fattibile su tutto il territorio nazionale e che i risultati sono confortanti: possiamo scoprire i tumori polmonari in una fase precoce con due risultati: aumentare la sopravvivenza e ridurre i costi per la Sanità».
Ma c’è qualcosa in più: lo stesso programma permette di quantificare il livello di calcificazioni coronariche del fumatore ed esprimere direttamente il rischio di morte per tutte le cause a 12 anni. «Tre quarti dei soggetti coinvolti nel RISP non ha una storia cardiologica – fa notare Pastorino – , quindi conoscere con dodici anni di anticipo chi ha un rischio elevato di patologia cardiovascolare permette di intervenire specificatamente e selettivamente. Il prossimo step sarà perciò di stimolare le Istituzioni a inserire questo approccio nei LEA (Livelli essenziali di assistenza), rendendo rimborsabili con il Servizio Sanitario Nazionale sia la TAC a basso dosaggio, che i farmaci antifumo a scopo preventivo per coloro che sono ad alto rischio».
Negli ultimi 12 mesi 43mila 900 persone hanno ricevuto una diagnosi di tumore al polmone di cui 14600 donne. È un dato in ascesa che, secondo molti studi scientifici, ha nel fumo delle sigarette il principale responsabile – si stima intorno all’80 percento delle diagnosi – tanto che il big killer è destinato a fare ancora più vittime in particolare tra le donne. «L’Italia ha il primato in Europa delle giovani fumatrici – aggiunge Silvia Novello, Professore Ordinario di Oncologia medica all’Università degli Studi di Torino e Presidente di Walce Onlus (Women Against Lung Cancer in Europe) – . Se non sapremo correre ai ripari le conseguenze si vedranno tra 20 o 30 anni, che è il tempo di latenza tra l’abitudine al fumo e lo sviluppo delle malattie correlate al fumo».
Oggi però, grazie a RISP, abbiamo un doppio vantaggio: una prevenzione primaria, ovvero la possibilità di smettere di fumare, e una prevenzione secondaria grazie all’esecuzione di una TAC spirale. «Le donne pensano solo alle patologie oncologiche di altro tipo – riprende Novello – che riguardano la sfera ginecologica; invece, andrebbe associato ai programmi di prevenzione che già seguono (mammografia e pap-test), anche la TAC spirale a bassa dose».
Sono 4560 gli esami diagnostici (TAC) effettuati nei primi sei mesi di screening in tutta Italia. Numeri destinati a crescere. «Si tratta di una Tomografia Assiale Computerizzata a basso dosaggio di radiazioni (un decimo degli strumenti tradizionali), personalizzata – puntualizza Roberto Boffi, Responsabile Pneumologia e Centro Antifumo dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano –. Grazie ad un particolare sistema di lettura, infatti, siamo in grado di individuare tutti i noduli, misurarne la dimensione, la densità e di seguire nel tempo le lesioni sospette».
Una quantità di dati utili per tracciare i soggetti a rischio, monitorarne le condizioni nel tempo, ma anche di intervenire tempestivamente con una chirurgia mininvasiva là dove è necessario. «Arrivare al momento giusto è essenziale per salvare la vita ad un individuo – rimarca Nicola Sverzellati, Professore Ordinario di Radiologia all’Università di Parma – Con l’intelligenza artificiale oggi siamo in grado di studiare i partecipanti in seconda lettura. L’obiettivo è arrivare ad utilizzare questi strumenti in prima lettura per velocizzare l’analisi e ridurre il numero dei falsi positivi».
«Una diagnosi precoce significa anche poter proporre al paziente una chirurgia mininvasiva (robotica o video) – fa notare Franco Facciolo, Direttore della Chirurgia Toracica dell’Istituto Regina Elena di Roma -. Significa portare in sala operatoria un numero di pazienti superiori, anche over 75 e 80, e soprattutto guarire, tanto che la sopravvivenza a 5 anni possa essere superiore al 90 percento».
Nell’ambito del programma RISP, l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano si è fatto promotore della distribuzione della citisina ai Centri aderenti al progetto. È un farmaco antifumo con molti vantaggi, come ha dimostrato anche uno studio condotto da INT insieme all’Istituto Mario Negri di Milano e all’Università di Parma2 . «È pressoché privo di effetti collaterali e non crea dipendenza – commenta il Responsabile della Pneumologia e del Centro Antifumo -. Prevede una terapia di 40 giorni suddivisa in più assunzioni giornaliere, con lo stop al fumo tra l’8° e il 14° giorno».
Dal nord al sud il programma di reclutamento prevede 10 mila volontari nell’arco dei prossimi 18 mesi. Per diffondere maggiormente il messaggio sul territorio, alcuni Istituti hanno coinvolto le farmacie. È il caso della Puglia. «Abbiamo coinvolto circa 300 farmacie con due risultati: sono aumentate le adesioni allo screening e al percorso per smettere di fumare – racconta Domenico Galetta, Responsabile S.S. Dipartimentale di Oncologia medica per la patologia toracica, Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari. – Il cinquanta per cento delle persone ha chiesto di partecipare al percorso di disassuefazione con una elevata percentuale di successo».
Per agevolare i volontari nella fase di reclutamento è stata messa a punto una app scaricabile sullo smartphone sui cui è possibile registrarsi direttamente e fissare l’appuntamento per lo screening. «Questo è un modo per incentivare anche gli indecisi e i pigri – conclude Pastorino -. Il nostro obiettivo è di fornire al Ministero la prova che si può fare prevenzione a basso costo su tutto il territorio in modo da inserire nei Lea lo screening e il farmaco per la fascia di rischio più alta tra i 55 e i 75 anni grandi fumatori».
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