Mazzacane (GOAL) «Meglio investire sul territorio piuttosto che nei medici gettonisti in PS. Con il metodo RAO possibile differenziare i tempi e fare di poliambulatori territoriali o case di comunità i luoghi ideali per la presa in carico del paziente»
Sempre più critica la situazione negli ospedali milanesi per la carenza di personale. In particolare, a soffrire è l’ospedale Oftalmico di Milano. Il nosocomio del Fatebenefratelli Sacco dedicata alla cura degli occhi deve fare i conti con una costante carenza di oculisti. Professionisti che lasciano il pubblico per rifugiarsi nel privato, al punto da ipotizzare una chiusura della struttura.
Una soluzione estrema, che avrebbe l’amaro sapore di una sconfitta per la sanità pubblica lombarda, per il momento evitata grazie ai medici a gettone. Liberi professionisti arruolati per alcuni turni, in particolare di notte, a 124 euro l’ora; la proposta è arrivata anche a Danilo Mazzacane, medico oculista in attività come libero professionista e segretario generale di GOAL (gruppo oculisti ambulatoriali liberi). «Si tratta di una follia – spiega a Sanità Informazione lo specialista -. Con tre turni di notte si realizza l’equivalente dello stipendio mensile di un dirigente ospedaliero di primo livello». I conti sono presto fatti: per coprire un turno notturno di dodici ore il professionista andrebbe ad incassare 1488 euro. «Un costo per una prestazione che di notte non è necessaria – ribadisce -. Infatti, è sufficiente avere un professionista reperibile. Le prestazioni di vera urgenza per gli occhi sono rare. Non solo, impiegando i medici di notte nel Pronto Soccorso si sottraggono specialisti ai reparti di giorno».
Per il segretario nazionale di GOAL (Gruppo oculisti ambulatoriali liberi) il problema si potrebbe risolvere sul territorio e suggerisce anche una strada percorribile: «La soluzione c’è ed è il metodo RAO – dice l’oculista -. Il sistema di raggruppamento di attesa omogenea è stato approvato da Agenas a dicembre del 2020 e realizzato con il contributo di 85 società scientifiche, i rappresentanti delle Regioni, delle Province autonome e di Cittadinanzattiva».
Il metodo RAO ha l’obiettivo di differenziare i tempi di attesa dei cittadini che accedono ad una prestazione specialistica ambulatoriale erogata dal Servizio Sanitario Nazionale o per conto del SSN. «È un manuale da destinare a medici di medicina generale e pediatri di libera scelta per far sì che la prescrizione fatta sia appropriata – aggiunge Mazzacane -. Quindi per ogni specialità si fa riferimento ad alcune parole chiave che sono poi i criteri clinici da applicare secondo i codici di priorità pubblicati sulla ricetta rossa con le lettere U B D P e che corrispondono a tempi di attesa precisi».
Per snellire le liste d’attesa e dare risposte più immediate ai pazienti la seconda soluzione ipotizzata dal segretario generale GOAL è il teleconsulto. «Questo permetterebbe a medici di medicina generale e specialisti di dialogare in merito a situazioni complesse – analizza – . Nel dubbio il MMG può confrontarsi con lo specialista ospedaliero per decidere come agire per prendersi cura del malato. Se effettivamente è un’urgenza il paziente arriverà in ospedale già atteso dallo specialista che lo prenderà subito in carico».
Le risorse economiche stanziate per arruolare medici gettonisti dovrebbero invece essere utilizzate per incentivare e gratificare i medici del territorio e gli specialisti ospedalieri. «La presa in cura del paziente deve andare nella direzione della valorizzazione della specialistica ambulatoriale e territoriale che oggi corrisponde ai poliambulatori territoriali o alle case di comunità – conclude Mazzacane -; quindi, le risorse economiche vanno investite sul territorio piuttosto che per tamponare i buchi del Pronto Soccorso con medici gettonisti».
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