Con l’arrivo del caldo il gelato diventa protagonista dei pasti. Ma da semplice dessert sta scalando le preferenze e sempre più spesso diventa l’opzione, unica, per il pranzo. Dei pregi e difetti di pranzare con una coppetta o con un cono, seppur gustoso, parlano l’immunologo Mauro Minelli, docente di dietetica e nutrizione umana all’Università Lum […]
Con l’arrivo del caldo il gelato diventa protagonista dei pasti. Ma da semplice dessert sta scalando le preferenze e sempre più spesso diventa l’opzione, unica, per il pranzo. Dei pregi e difetti di pranzare con una coppetta o con un cono, seppur gustoso, parlano l’immunologo Mauro Minelli, docente di dietetica e nutrizione umana all’Università Lum di Bari, affiancato dalle biologhe nutrizioniste Dominga Maio e Ilaria Vergallo.
“L’estate è alle porte e, con il caldo che avanza, è difficile resistere al sapore dolce e fresco del gelato. Ma alla domanda se sia giusto o meno utilizzare il gelato come sostituto del pasto”, per Minelli “una pausa di riflessione si impone. Sono scientificamente accertate le potenzialità del gelato di stimolare la produzione di serotonina, della cui capacità di contrastare l’aggressività, l’impulsività, lo stress e la fatica siamo tutti sufficientemente edotti”. In ragione della sua ricca composizione, inoltre, il gelato, “se consumato consapevolmente – spiega Maio – è anche in grado di apportare calcio e fosforo, vitamine e poi acqua, così contribuendo, tanto più nei mesi estivi, ad una corretta integrazione di nutrienti e ad una opportuna idratazione. Dunque, interpretato in questo modo, il gelato risulta essere alimento energizzante, fruibile, con le dovute attenzioni, da bambini e anziani e certamente da chi pratica sport”.
“E però – osserva Vergallo – anche se le calorie che può apportare un gelato possono essere simili a quelle di un pasto completo e bilanciato, rispetto a quest’ultimo, i macro e i micro-nutrienti sono contenuti nel gelato in proporzioni quantitative del tutto irregolari e disarmoniche. Il gelato, infatti, è costituito principalmente da grassi, oltre che da zuccheri semplici. E questi ultimi, se presenti in eccesso, sono convertiti dal nostro organismo in grassi destinati a depositarsi nei tessuti, primo fra tutti quello adiposo”.
“Altro aspetto da non sottovalutare – evidenzia Minelli – è che il gelato ha, rispetto ad un pasto bilanciato, meno proteine, ma soprattutto non contiene fibre e le fibre, legandosi all’acqua ed aumentando il proprio volume, esercitano un effetto saziante. Tradotto in termini pratici – sintetizza l’immunologo – tutto questo vuol dire che sostituire un pasto con un gelato ci farà arrivare a cena sicuramente più affamati, anche perché l’eccesso di zuccheri semplici genererà un repentino picco glicemico e un cospicuo rilascio di insulina da parte del pancreas. Fisiologicamente il ruolo dell’insulina è quello di indurre le cellule a utilizzare i carboidrati come fonte energetica. Prodotta in eccesso, però, l’insulina determinerà un rapido abbassamento della glicemia che ci porterà ad avere fame molto di più e molto più in fretta”.
“Tuttavia – concordano i tre esperti – un margine di tolleranza riteniamo possa essere credibilmente ammesso. Nell’ambito di una dieta equilibrata, si può occasionalmente pranzare con un gelato purché non diventi un’abitudine. Meglio orientarsi verso gusti allo yogurt o frutta, e magari scegliere un gelato artigianale, decidendo di consumarlo durante uno spuntino con una piccola porzione in coppetta, meglio ancora dopo aver fatto attività fisica. Se poi si tratta di un gelato fatto in casa senza zuccheri aggiunti, con latte o yogurt, allora via libera al gelato come spuntino anche tutti i giorni”.