Maria Dolores Bracci, psicologa e psicoterapeuta partendo dal delitto di Senago analizza per Sanità Informazione i tratti di un soggetto con disturbo di personalità narcisistica «Belli e dannati, bugiardi seriali. Donne attenzione al love bombing»
La triste vicenda di Senago che ha visto protagonisti Alessandro Impagnatiello (carnefice) e Giulia Tramontano incinta di sette mesi del figlio Thiago (vittime), ha aperto un dibattito sul profilo psicologico dell’assassino definito da più parti un soggetto narcisista. Un termine che in sé racchiude una vasta gamma di comportamenti e che non sempre, fortunatamente, sfocia in un omicidio, ma che deve allertare la società sui possibili risvolti di un profilo caratteriale di questo tipo. «Il narcisismo è un disturbo di personalità, un tratto distintivo cronico che la persona affetta non riconosce in sé». Inizia così l’intervista con Maria Dolores Bracci, psicologa e psicoterapeuta che per Sanità Informazione cerca di entrare nella testa di un narcisista per spiegarne il meccanismo e cercare di creare gli antidoti per le presunte vittime.
«Molto difficilmente chi è affetto da questo disturbo è curabile, anche se possono esserci delle modalità di accesso alla personalità di questi individui. Innanzitutto, perché non chiedono mai un aiuto psicologico, a meno che non ci sia una caduta depressiva, proprio conseguente ad una ”ferita narcisistica”, oppure problematiche in altri ambiti, ad esempio lavorativi. Essi non riconoscono il problema e non sono in grado di chiamare il disturbo con il proprio nome».
Dopo aver ascoltato le parole della madre di Alessandro Impagnatiello definire il proprio figlio “mostro” e chiedere perdono ai genitori di Giulia, ci si chiede quanto possa essere responsabile la famiglia. «Nei primissimi anni di vita si formano i tratti del carattere di un individuo, che si strutturano successivamente. Di sicuro esistono dei sistemi familiari disfunzionali in cui un genitore, lui stesso narcisista, può alimentare delle premesse tali per cui si generano dei piccoli narcisi. Ciò non significa che tutta la responsabilità sia da ricercare in seno alla famiglia, i figli non sono scatole vuote, ma assimilano molto dai contesti sociali oltre che familiari. Poi la diagnosi generalmente viene fatta nell’adolescenza o nella prima età adulta, quando il sintomo è strutturato».
Il comportamento di Alessandro Impagnatiello è stato da subito definito come espressione di un disturbo della personalità narcisistica. «I segnali ci sono, ma occorre distinguere bene il disturbo della personalità narcisistica, dal tratto narcisistico. Il disturbo è un comportamento pervasivo, c’è sempre, mentre i tratti sono espressioni di un carattere, che emergono in alcuni contesti. Un soggetto con disturbo della personalità narcisistica si riconosce immediatamente: ha un senso di grandiosità, non tanto attribuibile a riconoscimenti avuti nella vita sociale o privata, ma frutto di una superiorità che non ha un substrato oggettivo. Si sentono così senza una giustificazione. Il senso di grandiosità è accompagnato poi da una totale assenza di empatia e da una anaffettività. Le persone con cui entrano in relazione vengono sistematicamente strumentalizzate, alla stregua di oggetti di cui sbarazzarsi nel momento in cui non sono più utili o non piacciono più. Senza per altro manifestare alcun senso di colpa».
I soggetti con un tratto di personalità narcisista appaiono solitamente belli e dannati, sono all’apparenza forti e sicuri di sé, è proprio così? «Premesso che non è una caratteristica esclusiva del genere maschile, è pur vero che è un tratto più frequente negli uomini. All’apparenza sembrano forti, ma in realtà hanno una personalità mai evoluta e strutturata. Hanno una sorta di egocentrismo infantile che nell’adulto è pericoloso. Alla base però c’è un “io” fragile, per questo il narcisista ha bisogno di persone che nutrano il loro ego».
Un castello di carta, dunque, tenuto in piedi da menzogne e alimentato dalle stesse vittime. «Spesso si circondano di yesman o yeswoman, di cui hanno bisogno per funzionare. Il narcisista è una persona che mente su tutto, sempre pro domo sua. Riesce ad avere molte relazioni parallele perché non investe emotivamente ed è anaffettivo. Tiene in piedi più storie con le menzogne e sceglie le sue prede con cura perché sa riconoscere le possibili vittime».
«Il narcisista è affascinante, curato e sa recitare molto bene il ruolo del principe azzurro. La preda viene investita da subito di messaggi, dichiarazioni d’amore con un vero e proprio love bombing (bombardamento d’amore). Questo può creare una immediata infatuazione seguita da un innamoramento. A correre maggiori rischi sono le donne – cenerentola che credono di aver trovato l’uomo della vita, invece vanno incontro ad un mostro. La vittima rimane affascinata e per mantenere questa relazione, che inizialmente sembra ideale, si sottomette».
«Stanare un narcisista non è facile, ma ci sono dei campanelli di allarme che devono far scattare l’allerta nella vittima e nei suoi familiari:
«Se l’intervento è possibile nella fase della crescita, è più difficile in età adulta. Nel caso di Alessandro Impagnatiello, molto probabilmente, c’è anche una componente antisociale, persecutoria e di sadismo. Alcuni ritengono che il disturbo narcisistico sia inguaribile, di sicuro è una vera condanna perché si tratta di un soggetto divorato dall’invidia, dalla competizione, dalla rivalità. Condannato a non avere amore e ad inseguire una immagine vincente che è artefatta, Narciso, come nella leggenda, è destinato a cadere. La società odierna però ha una responsabilità: spesso premia questi soggetti, belli e dannati; invece dovrebbe proteggere di più le vittime».
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