Limite di due mandati, elezioni on line e seggi anche negli ospedali. Fanno discutere gli emendamenti al Ddl Lorenzin approvati dalla Commissione Affari Sociali della Camera. Critiche da Lavra (Roma), Panti (Firenze), Pizza (Bologna), Scotti (Napoli), Rossi (Milano). Favorevoli Righetti (Latina) e De Lillo (candidato presidenza OMCeO Roma)
Limite di due mandati per i Presidenti e le altre figure di vertice di Ordini e Federazioni, elezioni on line e seggi anche negli ospedali. Fanno discutere gli emendamenti al Ddl Lorenzin approvati dalla Commissione Affari Sociali della Camera in tema di riordino degli Ordini professionali e sperimentazioni cliniche. La proposta di modifica, a firma della deputata del Pd Donata Lenzi, prevede anche «il divieto di svolgere ruoli di rappresentanza sindacale» per i rappresentanti di OMCeO e FNOMCeO e che, sia a livello di Ordine che di Comitato centrale, sia garantito «l’equilibrio di genere» e il «rinnovo generazionale» nella rappresentanza. Il Disegno di legge in questione è attualmente all’esame della Commissione Affari Sociali, che dovrà esprimersi sull’intero complesso degli emendamenti presentati, e giungere così al voto finale, che rappresenta un passaggio imprescindibile prima dell’approdo in Aula, in attesa che possa essere calendarizzato a Montecitorio per l’esame in seconda lettura.
Un primo giro di orizzonti effettuato da Quotidiano Sanità tra i presidenti dei principali OMCeO italiani fa emergere una sostanziale contrarietà agli emendamenti proposti da parte di Giuseppe Lavra (Roma), Giancarlo Pizza (Bologna), Alberto Carlo Rossi (Milano) e Silvestro Scotti (Napoli). Favorevoli invece Giovanni Maria Righetti (Latina) e Stefano De Lillo (candidato alla presidenza dell’OMCeO di Roma).
Entrando nei dettagli, sul limite dei due mandati per Silvestro Scotti (OMCeO Napoli) andrebbe legata «la conferma di un Presidente al raggiungimento di una soglia minima di preferenze. In questo caso sarebbero i medici a scegliere e non andrebbe persa l’esperienza conclusa, se considerata virtuosa. Sono d’accordo con la necessità di potenziare la democrazia nel rapporto tra il presidente e il Consiglio, ma sono anche dell’idea che l’attuale durata di 3 anni per ogni mandato sia troppo breve per portare a compimento dei progetti. Non credo che il modo per realizzare un modello di rappresentanza davvero democratico stia tutto nel limite dei mandati». La proposta trova invece il favore di Giovanni Maria Righetti (Latina), secondo cui «se la misura viene inserita in un quadro complessivo di reale rinnovamento degli Ordini, allora ben venga questo limite dei due mandati. Anzi, dirò di più, a quel punto anche un solo mandato andrebbe bene. Dal mio punto di vista è già un bene che ora, dopo anni passati ad attaccare gli Ordini chiedendone l’abolizione, si sia passati al desiderio di rinnovarli».
Scetticismo diffuso anche sulle modalità di ampliamento della platea dei votanti. Per Giuseppe Lavra (OMCeO Roma): «Le misure sulle elezioni sembrano buttate là e ‘pasticciate’. Che senso ha immaginare che gli Ordini possano sobbarcarsi le spese, l’organizzazione e la gestione di votazioni sia attraverso strumenti on line che negli ospedali? Basterebbe pensare ad una realtà come quella di Roma per rendersi conto dell’impossibilità del tutto. Evidentemente non si ha la conoscenza, né la competenza adatta per capire le complessità e le spese che una macchina ordinistica porta con sé».
Antonio Panti (OMCeO Firenze) nutre «seri dubbi sulla costituzionalità di questa misura. Al di là della sua ‘cervelloticità’, a Firenze abbiamo cinque ospedali. Mi sembra evidente che sarebbero favoriti coloro che lavorano all’interno di queste strutture rispetto a quei medici indaffarati sul territorio che magari dovrebbero farsi 60 Km per venire a votare. Si creerebbe un evidente disomogeneità tra diversi lavoratori tutti allo stesso modo comunque appartenenti all’Ordine». Differente, invece, la posizione di Stefano De Lillo (medico cardiologo e medico di famiglia e dello sport), che a pochi giorni dalla sua candidatura alla presidenza dell’OMCeO Roma, ha preso posizione sugli emendamenti, affidando il suo pensiero ad una nota diffusa alle agenzie di stampa in cui dichiara: «Non dobbiamo avere paura della partecipazione, è indispensabile un maggiore coinvolgimento dei colleghi nelle elezioni».
Giancarlo Pizza (OMCeO Bologna) si dice «perplesso» sui nuovi meccanismi previsti per le elezioni: «E’ vero che siamo di fronte ad un forte calo delle affluenze, soprattutto negli Ordini delle grandi città, perché nelle piccole questo non avviene nella stessa misura. Ma andare a rincorrere l’elettorato non penso sia la soluzione. E questo al di là degli oggettivi problemi logistici e organizzativi che verrebbero a crearsi per gli Ordini nel mettere in piedi tutto quello che si chiede». E riguardo il problema del ricambio generazionale: «Si fa fatica a trascinare i giovani nella vita degli Ordini perché sono presi da altro. Quello del medico è un lavoro appassionante, faticoso, che ti assorbe totalmente. Per questo i giovani sono spesso più presi dal come curare i malati piuttosto che dal capire come funziona un Ordine». Più in generale, prendendo in esame tutto il complesso della riforma, Roberto Carlo Rossi (OMCeO Milano) ritiene che debba «essere fatta ma in maniera ponderata. A me, invece, sembra sempre più una riforma pasticciata e piena di penalizzazioni per gli Ordini che sembrano esser visti dal Governo non come degli enti dello Stato ma come delle corporazioni da ‘punire’. Fa sorridere vedere come un Governo che fa fatica a portare avanti l’ordinaria amministrazione si affretti a portare velocemente a termine, con affanno, una riforma sugli Ordini professionali che non credo possa essere considerata un’urgenza per il Paese. Immagino ci siano ragioni elettorali dietro questa improvvisa accelerazione».