Tra i tanti temi sotto i riflettori, oltre alle terapie innovative, l’impatto dell’ambiente sulla cute, le variazioni climatiche, l’inquinamento e la partecipazione degli idrocarburi alla carcinogenesi
«La cute è il nostro epitelio di confine: separa gli organi interni dall’ambiente esterno e molto spesso ospita le prime manifestazioni di patologie internistiche. Il dermatologo, dunque, svolge spesso la funzione di sentinella e di regista. Interagisce infatti con l’ematologo quando a partire dal prurito diffuso diagnostica un linfoma, con il gastroenterologo quando il paziente con psoriasi o idrosadenite suppurativa mostra i segni di una patologia infiammatoria cronica intestinale. E ancora, con il reumatologo in caso di artrite reumatoide e anche con lo psichiatra quando il paziente presenta lesioni autoindotte. Il dermatologo è quindi sempre di più un professionista al passo con i tempi, proiettato verso il lavoro di équipe e attento al miglioramento dello stato di salute e benessere globale dei pazienti. Ecco perché l’errata e obsoleta considerazione di medico ‘superficiale’ va ormai sovvertita».
Con queste parole Serena Lembo, Professore Associato dell’Università degli Studi di Salerno e Presidente, unitamente al team della Dermatologia dell’Università Federico II di Napoli, del 97° Congresso Nazionale SIDeMaST, Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse presieduta dal Prof. Giuseppe Argenziano, apre le porte alla kermesse dei dermatologi italiani inaugurata oggi a Napoli alla Mostra d’Oltremare. Quattro giorni di lavori, fino al 16 giugno, sulle principali tematiche scientifiche della dermatologia e sulle nuove terapie per contrastare le patologie cutanee.
Ma anche un’occasione per “inaugurare” una nuova stagione della dermatologia italiana: «L’obiettivo della SIDeMaST – sottolinea il neo presidente Giuseppe Argenziano Prof. Ordinario di Dermatologia dell’Università della Campania L. Vanvitelli di Napoli – è quello di riavvicinare la Società alle esigenze dei dermatologi. Vogliamo una Società Scientifica che sia una casa comune per tutte le anime della dermatologia italiana. Dermatologi accademici, ospedalieri, del territorio e di libera professione devono sentirsi rappresentati da una Società forte che funga non solo da fonte di aggiornamento professionale costante, ma anche da punto di riferimento istituzionale per chi si occupa tutti i giorni della salute della pelle».
Mission dei dermatologi, sottolinea la Presidente del Congresso Serena Lembo, è anche quella di rinsaldare l’alleanza medico-paziente, sostenendo le persone nel combattere lo stigma sociale che spesso accompagna le malattie della pelle: «Quando si affrontano patologie che, essendo visibili a tutti, provocano una sorta di stigmatizzazione sociale che impatta negativamente sulla qualità di vita delle persone, la relazione medico paziente diventa cruciale. Questo è infatti un passo fondamentale per la riuscita del percorso diagnostico-terapeutico. Oggi i dermatologi – prosegue Lembo – sono molto attenti alla qualità della comunicazione con il paziente, alla disponibilità all’ascolto, all’empatia e all’accoglienza. Anche nel caso di patologie che non compromettono la funzionalità o il benessere fisico ma che alterano la percezione del paziente all’interno di un gruppo (es. la vitiligine o l’alopecia areata), il paziente ha bisogno di sentirsi accolto, compreso e supportato, prima di intraprendere ogni terapia, proprio come accade per pazienti cardiopatici od oncologici».
A dare un supporto alla comunità scientifica ci sono anche terapie sempre più innovative, a partire da quelle contro il melanoma, e non solo: «Nel corso degli ultimi anni – spiega la Professoressa Ketty Peris, Prof. Ordinario di Dermatologia dell’Università Cattolica di Roma, Past President SIDeMaST – abbiamo assistito ad un cambiamento epocale nell’approccio terapeutico di molte patologie dermatologiche immuno-mediate come la psoriasi, la dermatite atopica e l’idrosadenite suppurativa. Un analogo ed eccellente progresso è stato ottenuto nel campo dei tumori cutanei sia melanoma che tumori non-melanoma. I farmaci oggi a disposizione sono in grado di offrire un notevole e rapido beneficio clinico in un’elevata percentuale di pazienti e migliorarne la qualità di vita. La sfida di oggi è quella di poter garantire sempre più una medicina personalizzata e quindi basata sulle caratteristiche genetiche e cliniche del singolo individuo».
Tra i temi sotto i riflettori dei dermatologi anche l’impatto dell’ambiente sulla superficie cutanea: dalle variazioni climatiche e le relative modifiche fisiologiche e parafisiologiche alle patologie infiammatorie e oncologiche correlate all’inquinamento ambientale. Saranno approfondite tematiche ormai consolidate, come quella della partecipazione degli idrocarburi alla carcinogenesi e all’infiammazione attraverso il recettore arilico (AhR). In una specifica sessione dedicata alle nuove frontiere della ricerca sulle malattie oncologiche e patologie immuno-mediate melanocitarie saranno presentati risultati di studi sull’utilizzo delle reti neurali artificiali per la classificazione delle lesioni melanocitarie e nuovi aspetti genetici e molecolari del melanoma. Anche l’effetto dell’epigenetica sullo sviluppo e la progressione di questo tumore e di alcune immunopatologie melanocitarie sarà affrontato in sessioni appositamente dedicate.
Non mancheranno infine sessioni dedicate al miglioramento dell’aspetto in condizioni fisiologiche (tecniche avanzate di dermatologia estetica) e patologiche (dermocosmesi del paziente oncologico e gestione delle reazioni cutanee da oncoterapia).
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