Nonostante il miglioramento delle condizioni sanitarie legate alla pandemia di Covid-19, il Governo ha deciso di prorogare lo smart working fino al prossimo 31 dicembre ai lavoratori fragili e genitori con figli fino a 14 anni, ma solo nel settore privato
Nonostante il miglioramento delle condizioni sanitarie legate alla pandemia di Covid-19, il Governo ha deciso di prorogare lo smart working fino al prossimo 31 dicembre ai lavoratori fragili e genitori con figli fino a 14 anni, ma solo nel settore privato. Mentre per i dipendenti della Pubblica amministrazione la proroga dello smart working è ancora in bilico. La soluzione, che era attesa dall’esame del decreto lavoro in commissione al Senato, non è infatti arrivata.
Lo scorso marzo, grazie a un emendamento al dl Milleproroghe e allo stanziamento di 16 milioni di euro, era stato possibile prorogare lo smart working per i dipendenti del settore pubblico, ma solo fino al 30 giugno 2023. La proroga valeva per i lavoratori con figli di età fino a 14 anni e «per i lavoratori fragili, tanto del settore pubblico che di quello privato», come spiegato in una nota il ministro del Lavoro, Marina Calderone, che già lo scorso 26 gennaio aveva annunciato l’impegno a mantenere la misura, in occasione del question time al Senato. Sugli scudi i sindacati della Funzione pubblica, che temono una disparità di trattamento.
Fino ad ora si poteva fare ricorso allo smart working usufruendo di un percorso semplificato. Da luglio, invece, si dovrebbe tornare al Protocollo firmato dalle parti sociali il 7 dicembre 2021. Significa che l’eventuale proroga del lavoro da remoto o il ricorso ad esso in caso di nuovi contratti dovrà passare ancora da una contrattazione individuale tra l’azienda e il dipendente. Questo requisito ad oggi viene superato solo in caso di lavoratori fragili o con figli under 14. Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano i lavoratori da remoto erano oltre quattro milioni nel 2021, ma sono scesi a circa tre milioni e mezzo nel 2022. L’Osservatorio stima un lieve aumento nel 2023, ma il movimento complessivo sembra dunque essere quello di un ritorno in presenza, se usiamo come termine di confronto il periodo della pandemia. Secondo Istat, in due anni siamo passati dal 20% di imprese che utilizzavano lo smart working al 6% attuale.
Mascherina obbligatoria fino al 31 dicembre nei reparti critici
Il primo maggio l’obbligo di mascherina è stato prorogato fino al 31 dicembre all’interno degli ospedali in quei reparti che ospitano pazienti fragili, anziani o immunodepressi, specialmente se ad alta intensità di cura. L’obbligo è esteso ai lavoratori, agli utenti e ai visitatori delle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali, comprese le strutture di ospitalità e lungodegenza, le residenze sanitarie assistenziali, gli hospice, le strutture riabilitative, le strutture residenziali per anziani, anche non autosufficienti, e comunque le strutture residenziali. Quanto agli altri reparti ospedalieri e nelle sala di attesa, la decisione sull’utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie da parte di operatori sanitari e visitatori è a discrezione delle direzioni sanitarie, che possono disporne l’uso anche per tutti coloro che presentino sintomatologia respiratoria. Per quanto riguarda gli ambulatori medici, la decisione sull’utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie resta alla discrezione dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta.
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