Da semplici irritazioni a naso e gola a vere e proprie infezioni polmonari, fino a un aumentato rischio infarto nei soggetti più fragili. Questi sono solo alcuni dei problemi di salute che secondo Chris Migliaccio, tossicologo dell’Università del Montana, potrebbero emergere negli Stati Uniti a seguito dell’esposizione al fumo degli oltre 100 incendi che si sono verificati in tutto il Canada
Da semplici irritazioni a naso e gola a vere e proprie infezioni polmonari, fino a un aumentato rischio infarto nei soggetti più fragili. Questi sono solo alcuni dei problemi di salute che secondo Chris Migliaccio, tossicologo dell’Università del Montana, potrebbero emergere negli Stati Uniti a seguito dell’esposizione al fumo degli oltre 100 incendi che si sono verificati in tutto il Canada e che è arrivato fino alle città nordamericana. New York City e Detroit sono state considerate tra le cinque città più inquinate al mondo a causa degli incendi del 7 giugno. Nelle ultime settimane il fumo ha attivato gli allarmi sulla qualità dell’aria in diversi Stati.
«Quando si parla di qualità dell’aria, spesso si fa riferimento al PM2.5, particolato di 2,5 micron o meno, abbastanza piccolo da poter viaggiare in profondità nei polmoni», spiega Migliaccio sul The Guardian. «L’esposizione al PM2.5 da fumo o ad altro inquinamento atmosferico, come le emissioni dei veicoli, può esacerbare condizioni di salute come l’asma e ridurre la funzionalità polmonare in modi che possono peggiorare i problemi respiratori esistenti e persino le malattie cardiache. Ma il termine PM2.5 – continua – fa riferimento solo alle dimensioni, non alla composizione. Ma ciò che sta bruciando può fare una differenza significativa nella chimica». Un conto infatti è che a bruciare sia solo della vegetazione, altra cosa è se si tratta di case o veicoli.
«In generale l’esposizione al fumo può causare irritazione al naso e alla gola e forse anche qualche infiammazione», sottolinea Migliaccio. «La maggior parte delle persone sane possono gestire questi disturbi, soprattutto se a dosi basse. Generalmente, le cellule dei polmoni chiamate macrofagi alveolari – spiega l’esperto – raccolgono il particolato e lo eliminano, se a dosi ragionevoli. I problemi nascono quando la dose è più alta e l’organismo viene sopraffatto. Il principale timore è che il fumo possa sopprimere la funzione dei macrofagi, alterandola abbastanza da diventare più suscettibile alle infezioni respiratorie». Alcuni studi mostrano che l’effetto dell’esposizione al fumo degli incendi può essere riscontrato anche in ritardo. Ad esempio, può verificarsi un aumento dei casi di influenza dopo una brutta stagione degli incendi. «Studi nei paesi in via di sviluppo hanno anche rilevato un aumento delle infezioni respiratorie nelle persone che cucinano su fuochi all’aperto nelle case», sottolinea Migliaccio.
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«Lo stress di una risposta infiammatoria può anche esacerbare i problemi di salute esistenti», specifica il tossicologo americano. «Essere esposti al fumo di legna non causerà indipendentemente un attacco di cuore a qualcuno, ma se hanno fattori di rischio sottostanti, come un significativo accumulo di placca, lo stress aggiunto può aumentare il rischio», aggiunge. I ricercatori stanno anche studiando i potenziali effetti del particolato inalato sul cervello e sul sistema nervoso. Secondo Migliaccio, inoltre, bisogna anche considerare che la tossicità del fumo cambia a secondo del tempo di permanenza nell’atmosfera. «Sappiamo che la chimica del fumo degli incendi cambia», spiega l’esperto. «Più a lungo rimane nell’atmosfera, più la chimica sarà alterata dalla luce ultravioletta, ma abbiamo ancora molto da imparare», aggiunge.
I ricercatori hanno scoperto che più a lungo il fumo rimane nell’aria maggiore è il livello di ossidazione, quindi degli ossidanti e dei radicali liberi. «Gli effetti specifici sulla salute non sono ancora chiari, ma ci sono alcune indicazioni che una maggiore esposizione porta a maggiori effetti sulla salute», evidenzia Migliaccio. L’ipotesi è che più a lungo il fumo è esposto ai raggi UV, maggiori sono i radicali liberi che vengono generati. Molto dipende, ancora una volta, dalle dosi di esposizione. «È probabile che, se sei un individuo sano, fare un giro in bicicletta o un’escursione nella foschia leggera non sarà un grosso problema e il tuo corpo sarà in grado di riprendersi», precisa l’esperto. «Se lo fai ogni giorno per un mese nel fumo degli incendi, tuttavia, ciò solleva più preoccupazioni. Ho lavorato a studi con residenti a Seeley Lake nel Montana – prosegue – che sono stati esposti a livelli pericolosi di PM2.5 dal fumo di incendi boschivi per 49 giorni nel 2017. Abbiamo riscontrato una diminuzione della funzionalità polmonare un anno dopo».
«Questa è un’area di ricerca relativamente nuova e c’è ancora molto che stiamo imparando, specialmente con l’aumento dell’attività degli incendi mentre il pianeta si riscalda», dice Migliaccio. Quali precauzioni possono prendere le persone per ridurre il rischio di fumo da incendi boschivi? «Se c’è fumo nell’aria, riduci l’esposizione», risponde l’esperto, consapevole che quando c’è un incendio il fumo non si può evitare. Ma entrare in casa rallenta la frequenza respiratoria si riduce la quantità di fumo che si sta inalando. «Tendiamo anche a consigliare alle persone che se fai parte di un gruppo suscettibile, come quelli con asma, crea uno spazio sicuro a casa e in ufficio con un sistema di filtraggio dell’aria autonomo di alto livello per creare uno spazio con aria più pulita», suggerisce Migliaccio. “Alcune mascherine possono aiutare. “Non fa male avere una mascherina N95 di alta qualità. Indossare solo una maschera di stoffa non servirà a molto, però», conclude.
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