Il libro di Maria Rescigno, ricercatrice dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas Researcs spiega il filo diretto che lega cervello e intestino, come difendere l’organismo da ansia e depressione e conservare al meglio il microbiota
L’ultimo libro di Maria Rescigno “Microbiota geniale” spiega come intestino e cervello, due organi apparentemente lontani, siano invece molto connessi. Una teoria a cui la ricercatrice presso IRCCS Istituto Clinico Humanitas e professoressa di Humanitas University ha contribuito con uno studio condiviso con tre altre colleghe (un team tutto al femminile) di Humanitas, nel quale, per la prima volta al mondo, è stato descritto il funzionamento della barriera vascolare del plesso coroideo; una barriera cerebrale che, nel chiudersi per proteggere il cervello dall’infiammazione dell’intestino, promuove stati di ansia e depressione.
«Siamo partiti dal presupposto che l’intestino è il nostro secondo cervello – spiega l’autrice a Sanità Informazione -. Non per nulla si dice che la felicità è una espressione di pancia. Nell’intestino, infatti, ci sono una miriadi di microrganismi (microbiota) che nei soggetti con malattie neurologiche hanno una composizione differente dai soggetti sani. Allo stesso modo, chi ha malattie infiammatorie croniche dell’intestino lamenta spesso anche disturbi neurologici, come ansia e depressione». Si tratta dunque di una superstrada diretta, a doppia corsia che collega il sistema neurologico con l’intestino.
Partendo da queste ed altre evidenze, Maria Rescigno nel libro, ha voluto sintetizzare le interazioni del microbiota con il cervello e quindi anche con il sistema immunitario. «Abbiamo preso in esame le tre vie di comunicazione tra intestino e cervello: gli ormoni (via neuroendocrina) che hanno attività sia sull’intestino che sul cervello e sul sistema immunitario; la via del nervo vago ed infine la via vascolare. Quest’ultima è regolata da un sistema di barriere che non permette a sostanze indesiderate di raggiungere i distretti sistemici e quindi anche il cervello».
Un meccanismo di difesa, quindi, consente di impedire che sostanze indesiderate provenienti dall’intestino infiammato entrino nel cervello. «Quando è presente una infiammazione intestinale, la barriera vascolare del plesso coroideo si chiude e isola il cervello dal resto dell’organismo. Questo genera uno stato di ansia e depressione – spiega Rescigno -. Diverso il discorso nelle malattie neurodegenerative. In quel caso è possibile che l’infiammazione cronica e costante faccia venir meno questo meccanismo di difesa e quindi l’infiammazione si possa diffondere anche nel cervello».
Gestire al meglio questo complesso rapporto tra cervello e intestino è quanto Maria Rescigno nel suo libro “Microbiota Geniale” cerca di fare anche dispensando consigli per un corretto stile di vita . «Bisogna evitare il più possibile che la porta dell’intestino si scardini, e porti ad aumentata permeabilità intestinale detta Leaky Gut che è associata alle malattie neurologiche – dice- perché questo creerebbe un passaggio di molecole possibilmente dannose. Un danno che si ripercuote sul cervello, promuovendo malattie neurologiche, e a lungo termine anche su altri organi». L’alimentazione è uno dei punti cardini: « Evitare i grassi animali soprattutto se abbinati agli zuccheri semplici – fa notare la ricercatrice di Humanitas -. Evitare il più possibile di mangiare dolci, fare una dieta varia, ricca di fibre, frutta e verdura. Questo favorisce l’espansione del microbiota in grado di proteggere la barriera intestinale. Fare attività sportiva tutti i giorni per mantenere sano il microbiota. In particolare, sono indicate yoga e meditazione perché agiscono sul sistema parasimpatico e quindi sul nervo vago. Meglio sezioni quotidiane anche di soli dieci minuti, piuttosto che fare sport due giorni la settimana».
Tutte le malattie neurologiche sono influenzate dal microbiota. Secondo alcuni studi clinici Alzheimer, Parkinson, depressione, ansia, autismo e disturbi alimentari rappresentano solo alcune delle patologie su cui il microbiota svolge la sua parte. Per questo lo studio delle ricercatrici dell’Humanitas vuole dare risposte a pazienti e caregiver. A cominciare dall’alimentazione, essenziale per vivere, ma anche per ottenere i migliori benefici dal proprio organismo.
I cibi fermentati e i postbiotici rappresentano la miglior risposta per chi si trova costretto, suo malgrado, a fare i conti con malattie infiammatorie intestinali o neurologiche. «Nel momento in cui si fermenta il cibo, il batterio (probiotico) produce delle sostanze chiamate postbiotici, che ne mediano le proprietà benefiche e che agiscono su corpo e mente. È bene sapere che è possibile pre fermentare alcuni cibi, ad esempio i legumi – racconta la ricercatrice –. In quel caso si attiva il processo fermentativo fuori dall’organismo, evitando lo sviluppo di gas nell’organismo e fornendo una attività antinfiammatoria. In alternativa si possono prendere dei postbiotici che sono stati purificati dai batteri e quindi non c’è più il rischio che possano fomentare l’infiammazione nei pazienti con Crohn e colite ulcerosa, ma mantengono gli effetti benefici: ripristinano la barriera epiteliale e riducono la permeabilità dell’intestino».
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