Salute 27 Luglio 2023 07:33

Meduse: come difendersi dagli “alieni” del mare. I consigli del dermatologo

Antonino Di Pietro: «Attenzione a non commettere errori nella gestione della puntura della medusa, un trattamento inappropriato può avere conseguenze fastidiose e a volte gravi»

Meduse: come difendersi dagli “alieni” del mare. I consigli del dermatologo

A causa del surriscaldamento delle acque, è sempre più frequente imbattersi nei nostri mari nelle meduse.  Nel Mar Mediterraneo, infatti, sono diverse le specie tropicali presenti e gli avvistamenti si sono moltiplicati negli ultimi anni anche di dieci volte. Una notizia che non agevola di certo i bagnanti costretti a tenere gli occhi ben aperti in mare per non essere inavvertitamente toccati da questi fastidiosissimi organismi che possono provocare irritazioni e scottature alla pelle.

Le meduse organismi antichi

Appartenenti al gruppo dei cosiddetti Cnidari o Celenterati assieme ai coralli, le meduse con i loro ombrelli gelatinosi sono tra gli organismi più affascinanti e antichi dei mari. Si ritiene infatti che la loro presenza sulla Terra risalga addirittura a 700 milioni di anni fa  e, secondo alcuni studiosi, sarebbero gli unici esseri viventi immortali perché in grado di ribaltare il ciclo vitale, ritornando ad uno stato di larva dopo aver raggiunto la fase adulta. Avvolti dunque da un alone di mistero, questi organismi possono essere anche molto pericolosi perché provvisti di piccole cellule urticanti (cnidoblasti) che, a seconda della specie, possono avere una maggiore o minore tossicità. La loro pericolosità è data da un liquido tossico (nematocisti) che viene rilasciato dai tentacoli e che provoca una reazione dolorosa, alcune volte anche mortale.

Quando le meduse sono pericolose

Non tutte le meduse generano la stessa reazione nell’uomo. Esistono infatti delle specie che danno un leggero fastidio, altre invece che possono provocare delle complicanze severe, come reazioni allergiche o shock anafilattico tale da compromettere le funzioni vitali. Nel mediterraneo è possibile incontrare delle meduse urticanti, ma non particolarmente pericolose. La Pelagia Nocticula sembra un ombrello gelatinoso di colore variabile dal rosa al viola fino al marrone. I tentacoli molto retrattili hanno una lunghezza che varia dagli 80 centimetri fino ai 2 metri. Può generare reazioni come eritemi, edemi e vescicole.

Dal bruciore allo shock anafilattico

Il dolore che ne consegue può durare anche due settimane,  ma raramente ci sono complicanze interne a meno che il soggetto colpito sia allergico, allora potrebbe avere broncospasmi, prurito forte e infiammazioni. La medusa meno urticante è la bruna presente nell’Adriatico e nel Mediterraneo. La caravella portoghese così chiamata per la sua forma a vela è invece tra le più dolorose. Provoca piaghe che si risolvono nel giro di qualche giorno. Raramente può generare uno shock anafilattico. Le vespe di mare chiamate anche cubo medusa sono considerate le più pericolose. Il loro veleno può fermare il cuore di un uomo adulto in pochi minuti. È diffusa nel Mediterraneo e nelle acque basse e sabbiose dell’Adriatico, ma le specie con tossine più letali sono presenti in Australia.

Cosa accade con la puntura di una medusa

Quando i tentacoli della medusa toccano un lembo di pelle si avverte una sensazione di forte bruciore, mentre la pelle si arrossa e si formano delle vescicole. In questo caso è importante agire subito nel modo corretto. I consigli arrivano da uno dei massimi esperti, il dermatologo Antonino Di Pietro, direttore dell’Istituto dermoclinico Vita Cutis: «Una sorta di gelatina riveste i tentacoli della medusa – spiega a Sanità Informazione -. Quando inavvertitamente si tocca uno dei tentacoli di questi organismi, la gelatina resta attaccata alla pelle. Alcune sfere gelatinose chiamate nematocisti composte da acqua di mare e da un dardo avvelenato si rompono, altre restano integre, ma attaccate alla pelle. In quelle che si rompono, il dardo si dipana velocemente e penetra nella pelle. Essendo molto irritante genera delle vescicole e un forte bruciore».

Gli errori da evitare

Evitare il contatto con una medusa non sempre è possibile; perciò, è importante conoscere alcuni semplici accorgimenti per rendere meno dolorose le conseguenze. «Nel momento in cui si esce dall’acqua – spiega Di Pietro – è opportuno evitare di fare la doccia con acqua dolce perché la vescica andrebbe a gonfiarsi ancor più  fino al punto da rompersi facendo avvertire al malcapitato un bruciore ancor più profondo, anche perché i dardi avvelenati andrebbero a conficcarsi nella pelle. Il consiglio è di usare un cartoncino rigido o una lama di un coltello per allontanare in acqua salata la gelatina, facendo attenzione a non rompere le nematocisti. Una volta liberata la pelle dalla sostanza urticante, è consigliato cospargere la pelle interessata con una pomata a base di cortisone che ferma il processo infiammatorio e avvolgere con una garza per velocizzare il processo di riparazione».

 

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