Dal Senato un dossier sui dati di 8 Paesi. Confronto anche su posti letto e numero di infermieri. Male l’Italia per rapporto spesa sanitaria e prodotto interno lordo
Al primo posto per aspettativa di vita alla nascita e per anni vissuti in salute ma in fondo alla classifica per la capacita’ di offrire ai propri anziani assistenza in strutture residenziali. Con appena 19 posti per 1000 abitanti con piu’ di 65 anni, l’Italia ha la piu’ bassa disponibilita’ di ospitalita’ in Rsa. La conseguenza sono mesi di attesa per ottenere un posto e un carico sempre piu’ pesante sulle spalle delle famiglie, soprattutto quelle del Sud. A ricordarci come l’Italia e’ un Paese con molti anziani ma non e’ un Paese ‘per’ anziani, sono i dati del documento ‘Il Servizio sanitario nazionale compie 45 anni’ realizzato dall’Ufficio valutazione e impatto del Senato. Il documento consiste in un check up dello stato di salute del Ssn attraverso il confronto con i sistemi sanitari di altri 7 Paesi: Canada, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti e Svezia. Il dato che maggiormente colpisce e’ quello sugli over 65, di cui in Italia ve ne sono oggi circa 14 milioni e mediamente stanno meglio dei coetanei fuori confine. Siamo infatti al primo posto per aspettativa di vita alla nascita, pari a 83 anni, e per numero di anni vissuti in salute, in media quasi 72.
“La maggioranza dei nostri anziani, a parte qualche acciacco, – spiega Andrea Ungar, presidente della Societa’ italiana di geriatria – e’ in buone condizioni di salute, ma circa il 10% ovvero 1 milione e 400.000 persone hanno un qualche problema di disabilita’ “. E in questo caso le cose si complicano. Il confronto tra gli 8 Paesi vede l’Italia ultima per disponibilita’ di posti letto destinati a cure a lungo termine in strutture residenziali (18,8 per 1000 abitanti di eta’ pari o superiore a 65 anni); il penultimo posto, con 30 posti, va agli Stati Uniti, mentre la classifica vede in cima la Svezia, con 68 posti letto per 1000 abitanti over65, seguita dai 54 della Germania e dai 51 del Canada. “Questo – spiega Ungar, professore di Geriatria all’Universita’ di Firenze – provoca liste d’attesa lunghissime per poter inserire un anziano in una Rsa, con la conseguenza che e’ tutto sulle spalle dei caregiver. A questo si aggiunge un netto gradiente Nord-Sud, che vede una forte penalizzazione delle regioni meridionali”.
Le famiglie che hanno possibilita’ si fanno aiutare da badanti, ma molte non riescono. “Quando si fanno i conti con Alzheimer, Parkinson e gravi disabilita’, inoltre, le famiglie non sono in grado di far fronte al carico dell’assistenza, sia logisticamente che fisicamente”. A fronte del fatto che gli over 65, tra il 1861 e il 2022 sono passati dal 4,2% al 23,8% della popolazione, conclude Ungar, “serve un investimento maggiore sulle Rsa, ma anche sui centri diurni e sull’assistenza domiciliare, che sarebbero una valida alternativa alle strutture residenziali, ma sono oggi ancora piu’ depotenziati”. Il dossier del Senato, pero’ , nel ripercorre il passaggio, avvenuto nel 1978, dalle casse mutue al Servizio sanitario basato su un welfare universalistico, racconta anche altro. L’analisi conferma l’Italia ultima per spesa sanitaria pubblica totale in rapporto al Pil: il dato 2021 e’ pari al 7,1% del prodotto interno lordo, mentre gli Stati Uniti, con il 15,9%, sono al top dei paesi considerati. Riguardo ai posti letto ospedalieri, l’Italia e’ terza tra i Paesi europei (anno 2020), con 3,2 posti per 1.000 abitanti, mentre al primo c’e’ la Germania con 7,8 posti. Quanto al numero di infermieri, spicca la Germania, con 12 professionisti per 1000 abitanti, mentre Italia e Spagna sono in fondo, con poco piu’ di 6. Quanto alla prevenzione, tanto il consumo di tabacco che il tasso di sovrappeso, vedono l’Italia al secondo posto della classifica dei paesi piu’ virtuosi.