INTERVISTA | A Sanità Informazione la dottoressa Annalisa Giosuè, diabetologa alla Federico II di Napoli e vincitrice del Premio Barba 2023
Dalle nostre scelte alimentari non dipende solo la nostra salute, ma anche quella dell’ambiente. Uno stile alimentare errato, infatti, non solo aumenta il rischio di morte per malattie cardiovascolari, ma genera anche più di un terzo delle emissioni di gas serra nell’atmosfera, tra i principali responsabili del cambiamento climatico. Un motivo in più per favorire la diffusione di modelli alimentari sani e sostenibili per il pianeta.
Al XLIII Congresso Nazionale della SINU Società Italiana di Nutrizione Umana, è stata presentata la dieta per la prevenzione del rischio cardiovascolare che risulta anche in grado di ridurre del 48.6% le emissioni di gas serra, legate agli attuali consumi europei. La ricerca, sviluppata dall’Unità di Ricerca su Nutrizione, Diabete e Metabolismo dell’Università Federico II di Napoli, con la collaborazione di ricercatrici indipendenti e di altre afferenti al Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici e al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha ricevuto il Premio Barba, come migliore ricerca scientifica condotta nel campo della nutrizione umana da un ricercatore iscritto alla SINU di età inferiore ai 35 anni. Sanità Informazione ha intervistato la dottoressa Annalisa Giosuè, diabetologa alla Federico II di Napoli e vincitrice del Premio Barba 2023.
Scopri se puoi aderire all’Azione Legale Collettiva e unisciti a noi. Ti aiutiamo a ottenere un risarcimento per gli anni in cui hai vissuto in città inquinate.
«Cominciamo con il dire che questo modello alimentare, per raggiungere efficacemente i suoi obiettivi, deve essere adottato da quante più persone possibile – esordisce la ricercatrice –. Motivo per cui la facilità nell’essere seguito è stato uno dei punti chiave nella sua elaborazione. Molti modelli alimentari, sebbene ritenuti pietre miliari nell’ambito della nutrizione corretta, hanno il difetto di essere troppo stringenti e limitanti, venendo di fatto abbandonati o mai realmente adottati su vasta scala. Grazie ai dati di associazione tra consumo di specifiche quantità dei diversi alimenti e il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, abbiamo delineato una dieta basata sulle frequenze e le quantità di consumo ottimali di ciascun alimento per la prevenzione cardiovascolare. Tale piano alimentare settimanale è stato confrontato con la dieta abituale della popolazione europea – stimata dalle quantità di alimenti disponibili per il consumo nel triennio 2014-2018 (dati FAO) – ed è stata, quindi, valutata l’adeguatezza nutrizionale e l’impatto sul clima in termini di emissioni di gas serra dei due modelli alimentari».
«I risultati hanno mostrato – prosegue Giosuè – che la dieta ottimale per la prevenzione cardiovascolare non prevede l’esclusione di alcun alimento, ma li assortisce tutti nelle frequenze e nelle quantità appropriate, secondo i dati disponibili in letteratura (vegetali freschi, cereali integrali e yogurt ogni giorno, legumi e pesce fino a 4 volte a settimana, uova, formaggi e carni bianche non più di 3 volte a settimana, carni rosse, cereali ad alto indice glicemico o patate non più di una volta a settimana, carni processate occasionalmente, lo zucchero non più di 15 grammi al giorno). Lo studio ha inoltre dimostrato che l’adozione di questo regime alimentare consente di ridurre del 48.6% le emissioni di gas serra legate agli attuali consumi europei».
«Rispetto alla dieta degli europei – prosegue Giosuè – quella desiderabile per la prevenzione cardiovascolare include un maggior consumo di frutta e verdura, cereali integrali, cereali raffinati a basso indice glicemico come la pasta, frutta secca a guscio, legumi e pesce, a scapito di carne bovina, burro, cereali ad alto indice glicemico, patate e zucchero. Tale modello alimentare è in grado di assicurare l’assunzione di tutti i macro e micro nutrienti nelle quantità raccomandate dall’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) e di migliorare il profilo nutrizionale della dieta attuale della popolazione europea. È un modello, infine, che riprende molti aspetti della dieta mediterranea tradizionale – conclude – pur con degli aggiustamenti in linea con le più recenti evidenze in ambito nutrizionale»
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato