Salute 7 Luglio 2023 14:53

HIV: in Italia il 63% delle diagnosi è tardiva. Test anche in Pronto Soccorso

Vella «I test si possono fare in maniera gratuita e anonima in ospedali, centri specializzati, consultori, ma anche in farmacia e nei check-point»

HIV: in Italia il 63% delle diagnosi è tardiva. Test anche in Pronto Soccorso

Infettivologia e Medicina di Emergenza e Urgenza procedono assieme nella lotta all’HIV, con l’obiettivo comune di favorire i test, strumento essenziale per effettuare diagnosi precoci e rapidi avviamenti al trattamento, principale sfida da affrontare dopo i significativi progressi scientifici degli ultimi anni. In Italia, infatti, vi è un calo delle diagnosi dal 2012, nel 2021 sono state 1770 (Notiziario ISS, novembre 2022), ma restano ancora numerose le diagnosi tardive, con il 63% delle persone che scopre di essere affetta da HIV quando ha già una malattia conclamata, provocando maggiori difficoltà nell’avvio delle terapie. Da questi problemi nascono le proposte frutto della collaborazione tra istituzioni, ISS, società scientifiche, associazioni della Community dei pazienti.

Le nuove terapie antiretrovirali

Le nuove proposte sono state presentate durante il convegno scientifico “HIV Testing & Linkage to care: esperienza di collaborazione tra Malattie Infettive e Pronto Soccorso”. Le nuove terapie antiretrovirali, se regolarmente assunte, rendono il virus dell’HIV non più rilevabile nel sangue e non trasmissibile, come sintetizzato anche nell’evidenza scientifica U=U, Undetectable=Untransmittable, da cui deriva il concetto di Treatment as Prevention. Altro strumento rilevante in tal senso è la Profilassi pre-Esposizione (PrEP), di cui AIFA ha recentemente approvato la rimborsabilità: un significativo passo avanti, visto che in molti Paesi ha ridotto drasticamente il numero di nuove infezioni.

Le diagnosi tardive

«Nonostante gli straordinari progressi scientifici, la lotta all’HIV nel mondo presenta ancora molte criticità, come dimostrano le circa 1,5 milioni di nuove infezioni che si registrano ogni anno a livello globale, mentre in Italia persiste il problema delle diagnosi tardive, che si riflettono su un ritardo nei trattamenti e un numero ancora congruo di contagi – sottolinea il professore Stefano Vella – Serve maggiore informazione e un più ampio accesso al test, soprattutto per chi ha avuto comportamenti a rischio. I test si possono fare in maniera gratuita e anonima in ospedali, centri specializzati, consultori, ma anche in farmacia e nei check-point gestiti dalla Community. Un altro modo per facilitare l’accesso al test riguarda i luoghi di primo accesso, come i Pronto Soccorso e i medici di famiglia, che possono indagare maggiormente lo stile di vita dei propri pazienti e capire eventuali comportamenti a rischio».

Test nei pronto soccorso

«L’avvio dei trattamenti non può prescindere da un ampliamento dei test nella popolazione – evidenzia il professore Claudio Mastroianni -.  La SIMIT è impegnata in diverse collaborazioni con altri specialisti di riferimento, come gli urgentisti della SIMEU e i Medici di Medicina Generale della SIMG. Obiettivo comune per tutti è riuscire a sfruttare ogni occasione per effettuare il test HIV in ogni momento utile, dall’accesso al Pronto Soccorso alle visite ambulatoriali, fino a quelle situazioni che possano far sospettare la presenza del virus. Occorre quindi agire in diversi setting stimolando l’esecuzione del test: al Policlinico Umberto I, ad esempio, abbiamo avviato dei progetti finalizzati a testare i pazienti al PS e in tutte le situazioni dove vi possono essere eventi sentinella che possano far pensare all’infezione da HIV. Con questo metodo sono già stati ottenuti importanti risultati, identificando persone affette dal virus e non consapevoli della loro positività: questo ci ha permesso di iniziare precocemente la terapia antiretrovirale, che evita alla malattia di progredire e permette a queste persone di non trasmettere l’infezione».

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