In Italia accertata la “sieroconversione” del virus H5N1 in cinque cani e un gatto. Il veterinario: «Nonostante la sua alta patogenicità gli uomini che contraggono l’aviaria manifestano sintomi lievi»
Che l’influenza aviaria potesse infettare anche i mammiferi era già chiaro, dopo i casi accertati prima nel Regno Unito, poi in Galizia. Ora, un’ulteriore conferma arriva anche dal Ministero della Salute italiano che, nei giorni scorsi, ha accertato la “sieroconversione” del virus H5N1 in cinque cani e un gatto, contagiati all’interno di un allevamento avicolo rurale in provincia di Brescia. «Riscontrare una “sieroconversione” significa avere la certezza che quegli animali (i cinque cani e il gatto, ndr) siano effettivamente entrati in contatto con il virus H5N1 e che, di conseguenza, abbiano avuto una reazione anticorpale. Un riscontro – spiega Antonio Sorice, presidente SIMeVeP (Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva), in un’intervista a Sanità Informazione – che non sorprende, vista la presenza di un focolaio di aviaria in quello stesso allevamento».
Questi ultimi casi confermano la necessità di mantenere alta l’attenzione: ««È ormai acclarato che l’H5N1 sia un virus ad alta patogenicità che dai volateli può essere trasmesso ai mammiferi e all’uomo. Per questo, i servizi veterinari, così come previsto dal piano di monitoraggio emanato dal Ministero della Salute nei mesi scorsi, sono impegnati in controlli costanti per intercettare la presenza di eventuali focolai, soprattutto causati dal passaggio di selvatici infetti». Anche se facilmente trasmissibile, negli esseri umani continua a manifestarsi attraverso sintomi piuttosto lievi, «come congiuntivite e piccoli problemi respiratori – dice Sorice – . Soprattutto, non sono stati finora mai accertati contagi inter-umani».
Massima attenzione anche tra le categorie a rischio, come allevatori e addetti alla macellazione. «A chiunque possa potenzialmente entrare in contatto con animali infetti – aggiunge il presidente della SIMeVeP – è consigliato sottoporsi alla vaccinazione stagionale che, pur non avendo efficacia contro l’avaria, facilita la diagnosi differenziale (tra influenza stagionale e aviaria in caso di comparsa di sintomi influenzali) ed evita che il soggetto possa debilitarsi in caso di duplice contagio (da aviaria e da influenza stagionale). La mutazione attuale del virus, dunque, indica un adattamento ai mammiferi «che – sottolinea Sorice – non esclude la possibilità che, continuando a modificarsi, possa assumere quelle caratteristiche necessarie a renderlo trasmissibile da un uomo all’altro». Nonostante il livello di rischio generale, per il momento, sia considerato “basso”, il Ministero consiglia a tutti di evitare contatti con gli animali morti.
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