L’Istituto Superiore di Sanità ha consegnato alla Commissione Sanità del Senato un’analisi dell’impatto epidemiologico delle patologie per i quali il decreto ha reso obbligatorie le vaccinazioni. «Vaccini vittime del loro stesso successo: l’immunità abbassa la percezione del rischio» lo spiega Gianni Rezza, Direttore Dipartimento Malattie infettive dell’ISS
«Il successo delle strategie vaccinali, che ha determinato la scomparsa quasi totale di alcune malattie e, quindi, la riduzione della percezione della pericolosità del contagio, ha agevolato il diffondersi di movimenti di opposizione alle vaccinazioni per motivi ideologici o religiosi. Di conseguenza, a partire dal 2013 (coorte del 2011), si è registrato un progressivo e inesorabile trend in diminuzione del ricorso alle vaccinazioni». Lo segnala l‘Istituto Superiore di Sanità in un’analisi dell’impatto epidemiologico delle patologie per le quali il decreto ha reso obbligatorie le vaccinazioni, consegnata alla Commissione Sanità del Senato.
«Il calo della copertura vaccinale tende sempre a preoccupare perché se diminuisce l’immunità di gregge, i germi che vengono reintrodotti possono incominciare a diffondersi nella popolazione». Lo spiega Gianni Rezza, Direttore Dipartimento Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità commentando il decreto legge sull’obbligo dei vaccini.
Eppure, nonostante le raccomandazioni, il calo ha riguardato sia le vaccinazioni obbligatorie che alcune di quelle raccomandate. I dati più allarmanti sono in relazione alla diminuzione delle coperture per morbillo e rosolia che sono passati dal 90,4% nel 2013 all’85,3% nel 2015 per poi risalire nel 2016 ma bel lontano dal raggiungimento della copertura necessaria per eliminare il virus (95%). Per polio, difterite, tetano, pertosse, epatite B , Haemophilus influenzae e parotite il calo della copertura vaccinale è stato di circa un punto percentuale ogni anno.
Considerando che l’Oms raccomanda il 90% per tutti i vaccini, per garantire la cosiddetta ‘immunità di gregge’ è necessario non scendere al di sotto del 95% per proteggere sia indirettamente coloro che, per motivi di salute, non possono vaccinarsi, sia i soggetti che non rispondono ai vaccini, fa sapere in una nota l’ISS. «È importante mantenere alte le coperture vaccinali – prosegue Rezza – per proteggere direttamente e indirettamente le persone attraverso l’immunità di gregge o di comunità, come dir si voglia».
«Restituiamo la giusta importanza ai vaccini perché ci sono evidenze scientifiche che ne sanciscono l’attendibilità e la fondatezza. I vaccini hanno eliminato malattie pericolose e gravissime per l’umanità come il vaiolo e la poliomielite. Non si ha più percezione di alcune malattie proprio perché sono stati i vaccini a controllarle ed eliminarle. I vaccini, dunque, diventano vittime del loro stesso successo: fanno scomparire sostanzialmente le malattie e questo abbassa le percezione del rischio che le persone avvertono. Però abbiamo visto, con il caso meningite, che quando la percezione del rischio si innalza nuovamente, c’è una corsa alla vaccinazione».
«Ci tengo a ribadire l’importante funzione del medico in ottica vaccini: è il professionista che deve consigliare e indirizzare, non certo il web. Su internet, come ben sappiamo, purtroppo la parola di un ciarlatano vale quanto quella di un esperto. Questo è il problema maggiore delle informazioni reperite sul web: possiamo trovare di tutto, quindi è molto importante discriminare».