Oggi si celebra in tutto il mondo il World Hepatitis Day, Giornata mondiale dell’Epatite, istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel giorno della nascita di Baruch Blumberg (28 luglio 1925), il biochimico statunitense insignito del premio Nobel per aver scoperto nel 1967 il virus dell’Epatite B e sviluppato il primo vaccino. Schillaci: «Impegno su prevenzione, diagnosi precoce e terapie efficaci».
La ricorrenza, ricorda il Ministero della Salute, rappresenta un’occasione per accendere i riflettori su questa infezione e richiamare l’urgenza degli sforzi necessari per eliminare l’epatite come minaccia per la salute pubblica entro il 2030, obiettivo a cui hanno aderito nel 2016 i vari Paesi del mondo.
«La Giornata Mondiale dell’Epatite che si celebra oggi» ha sottolineato il Ministro della Salute Orazio Schillaci «è un’occasione preziosa per aumentare l’attenzione e la consapevolezza su una grave minaccia per la salute pubblica. È necessario mettere in campo tutte le azioni possibili per contrastare questa malattia e proteggere la salute del fegato, essenziale per la vita. Prevenzione, diagnosi precoce e miglioramento di terapie efficaci, anche grazie alla ricerca, sono gli assi strategici su cui agire e lo stiamo facendo in particolare attraverso lo screening nazionale gratuito per infezione da HCV, gli interventi previsti dal Piano Nazionale per la Prevenzione 2020-2025 e l’aggiornamento del Piano Nazionale per la Prevenzione delle Epatiti Virali B e C (PNEV), alla luce delle nuove opportunità terapeutiche e al fine di allinearlo ai più ambiziosi obiettivi di eliminazione delle epatiti. Un traguardo al quale rivolgiamo il massimo impegno».
Il claim, scelto quest’anno dall’OMS “One life, one liver” (Una vita, un fegato), è un monito che ci ricorda che la salute del fegato è fondamentale per la salute umana. Questo prezioso organo ogni giorno svolge silenziosamente più di 500 funzioni indispensabili per vivere. Anche le epatiti virali agiscono in silenzio, con sintomi che compaiono solo quando la malattia è in fase avanzata. Sebbene esistano diversi tipi di virus dell’epatite (dalla A alla E), le epatiti B (HBV) e C (HCV) sono le più rilevanti e causano quasi 8.000 nuove infezioni ogni giorno a livello globale, che per lo più non vengono individuate.
Ogni anno si contano oltre un milione di decessi legati alle epatiti, molti dei quali tuttavia potrebbero essere evitati. Infatti per l’epatite B esistono vaccini e trattamenti efficaci e per l’epatite C è disponibile una cura.
Nella lotta alle epatiti svolge un ruolo fondamentale la diagnosi precoce. Diagnosticare l’infezione nelle persone inconsapevoli di essere contagiate consente di evitare le complicanze di una malattia epatica avanzata e permette di interrompere la circolazione del virus impendendo nuove infezioni. Per poter rilevare la presenza del virus dell’epatite basta un semplice test.
L’Italia è impegnata su più fronti per raggiungere l’obiettivo OMS:
Epatiti “Sorvegliate speciali”
La ricorrenza della Giornata Mondiale della lotta alle epatiti, sottolinea l’Istituto Superiore di Sanità, rappresenta un’occasione per aumentare la consapevolezza che le epatiti virali rimangono ancora una minaccia per la salute pubblica, nonostante i successi realizzati grazie agli enormi progressi ottenuti nel campo della diagnosi, della prevenzione e della cura. Successi che ci stanno gradualmente avvicinando all’eliminazione dell’infezione cronica da Epatite C o al controllo della malattia causata da virus B e Delta.
Eradicare l’Epatite C
Per quanto riguarda l’Epatite C, l’Italia è stata nel passato il paese con la prevalenza più alta dei contagiati e delle malattie croniche del fegato correlate all’infezione. Il dato è confermato dall’impressionante numero dei trattamenti antivirali, somministrati dal 2015 ad oggi, a oltre 250 mila pazienti. L’Italia ha aderito al richiamo dell’OMS e l’eliminazione dell’infezione da HCV fa parte dell’agenda politica sanitaria italiana. L’incidenza dell’HCV negli ultimi anni si è stabilizzata intorno agli 0,1 ogni 100 mila abitanti. Serve però un ulteriore sforzo per raggiungere l’obiettivo dell’eliminazione.
In un’elevata percentuale di casi, che in Italia si stima in 300.000 persone, l’infezione da Epatite C decorre in modo subdolo e asintomatico fino alle fasi più avanzate in cui il danno al fegato diventa evidente. L’unico strumento efficace per identificare precocemente l’infezione è lo screening per l’infezione da Epatite C. Oggi in Italia esiste un fondo dedicato per lo screening per la fascia di popolazione nata tra 1969-1989 che si aggiunge a quello per alcune popolazioni (‘popolazioni chiave’). L’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute stanno monitorando i dati dello screening dell’infezione da HCV in tutte le Regioni italiane. Dai dati prodotti dalla rendicontazione a fine anno 2022 si evince che solo 8 Regioni avevano attivato lo screening per la popolazione generale. Riguardo allo screening per le popolazioni chiave, 14 Regioni hanno attivato lo screening attivo per gli utenti in carico ai SERD e 11 hanno definito le procedure per lo screening nelle carceri.
E’ fondamentale, esorta l’ISS, aumentare la platea delle persone che possono accedere allo screening per Epatite C, oltre a promuovere campagne di comunicazione e di sensibilizzazione. Dati molto recenti della Piattaforma PITER (Piattaforma Italiana per lo studio delle TeraPie delle Epatiti viRali) dell’ISS prodotti in collaborazione con CEIS dell’Università di Tor Vergata,, stimano che uno screening rapido, allargato dall’anno in corso alla coorte 1948-1988, porterà una riduzione a 10 anni di circa 5.600 decessi, 3.500 epatocarcinomi e/o oltre 3000 scompensi epatici, rispetto a uno screening meno efficiente o semplicemente a una diagnosi tardiva, cioè fatta quando il paziente diventa sintomatico.