In Italia tra i più colpiti i giovani tra i 15 e 24 anni, Falcone (Simit): «Mai sottovalutare l’uso del preservativo: è il mezzo di prevenzione numero uno»
Ogni giorno, nel mondo, un milione di persone contrae un’infezione a trasmissione sessuale. La ha sottolineato l’Organizzazione Mondiale della Sanità in occasione della Giornata internazionale della salute sessuale, che si celebra il 4 settembre di ogni anno. «Le infezioni sessualmente trasmesse sono state descritte in letteratura fin dall’antichità, ma dal secondo dopo guerra la loro diffusione si è notevolmente ridotta grazie alle campagne di sensibilizzazione sull’utilizzo del preservativo, ideate per spingere la popolazione a proteggersi in primis dall’HIV», spiega Marco Falcone, segretario Simit, la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali e professore ordinario di Malattie Infettive all’Università di Pisa, in un’intervista a Sanità Informazione.
Tuttavia, già dagli anni ’90 in molti hanno cominciato ad abbassare la guardia. In Italia, il sistema di sorveglianza delle Infezioni Sessualmente Trasmesse (Ist) dell’Istituto Superiore di Sanità ha rilevato 151.384 nuovi casi di infezioni dal 1991 al 2021 in Italia, con un aumento costante a partire dal 2005 e un rallentamento nel 2020, quasi certamente come conseguenza dell’isolamento scaturito dall’emergenza da Covid-19. Ma non è tutto. La fotografia scattata dall’Iss è, purtroppo, del tutto parziale: sono moltissimi i casi non diagnosticati e quelli diagnosticati con notevole ritardo.
«Accertare la presenza di un’infezione sessualmente trasmessa quando la malattia è già in una fase avanzata può avere delle conseguenze anche gravissime», commenta il professore Falcone. Solo per fare alcuni esempi: l’HPV può provare il cancro della cervice nella donna, ma anche i tumori della testa, del collo e anali in entrambi i generi. Ancora, una sifilide non trattata può causare danni cerebrali irreversibili. È il preservativo il mezzo di prevenzione numero uno, «per questo – dice il segretario della Simit – sarebbe necessario inserire l’educazione sessuale tra le materie scolastiche, sensibilizzando soprattutto i giovanissimi. È un dovere informare nel modo adeguato chi è alle prime esperienze, le fasce di età sessualmente più attive e tendenzialmente più inclini ai rapporti occasionali». In Italia le persone più colpite e più a rischio, infatti, sono proprio i ragazzi e le ragazze tra i 15 e 24 anni.
Oggi, grazie alle terapie di ultima generazione, chi è affetto da HIV può avere una vita affettiva e sessualmente attiva e mettere al mondo un figlio sano. Una persona con HIV, seguendo una terapia farmacologica ad hoc, può mantenere persistentemente la “carica virale” (cioè la quantità di virus presente nel sangue/secrezioni) a livelli non misurabili. Se questa condizione dura da almeno sei mesi, allora si parla di U=U Undetectable = Untrasmittable, in italiano N=N Non rilevabile = Non trasmissibile. D’altro canto, chi vuole proteggersi dall’infezione da HIV pur avendo rapporti sessuali a rischio, con partner sieropositivi, può assumere la PrEP, ovvero la “profilassi pre-esposizione”. «È proprio il progresso scientifico che, non di rado, nei Paesi più avanzati, come l’Italia, ha indotto ad un calo dell’attenzione», aggiunge Falcone.
Nei Paesi sottosviluppati o in via di sviluppo è, al contrario, la carenza di mezzi di prevenzione e di cura ad aumentare la diffusione di alcune patologie a trasmissione sessuale: «L’indisponibilità del vaccino contro il papilloma virus ne è un esempio», dice l’infettivologo. I condilomi, causati dal virus del papilloma umano e prevenibili dalla vaccinazione anti-HPV, sono, infatti, tra le patologie più diagnosticate. «Nella maggior parte dei casi, se diagnosi e terapie sono tempestive, le infezioni sono del tutto curabili. Al contrario, le conseguenze possono essere anche molto gravi. Per evitarle – conclude Falcone – è importante rivolgersi immediatamente al proprio medico di famiglia o ad uno specialista in presenza di un disturbo a livello genitale».
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