Chi non è capace di prefigurarsi qualcosa di specifico nella mente può presentare un vero e proprio difetto dell’immaginazione: l’“afantasia”. Uno studio del Paris Brain Institute ne ha tracciato l’identikit
Non tutti siamo capaci di immaginare qualcosa allo stesso modo. In altre parole, la capacità di visualizzare un luogo o un oggetto anche su richiesta, come rappresentare nella propria mente una spiaggia di sabbia bianca su un’isola deserta, varia molto da individuo a individuo. Tanto che, alcune persone non essendone capaci, presentano un vero e proprio difetto dell’immaginazione, detto “afantasia”.
Uno studio del Paris Brain Institute, pubblicato su Cortex, ha dimostrato che le persone con afantasia hannocaratteristiche specifiche: sono più lente nell’elaborazione delle informazioni visive e hanno difficoltà ad assorbirle. Le persone la cui afantasia è congenita, cioè non dovuta a un ictus, una lesione cerebrale o una malattia psichiatrica, diventano consapevoli della loro peculiarità tardi nella vita. In effetti, questo piccolo deficit non causa alcun handicap. Né si rendono conto che all’estremità opposta dello spettro ci sono individui iperfantasici che possono produrre immagini mentali molto precise.
È in corso un dibattito sull’origine dell’afantasia. È legata ad un deficit percettivo? O a fattori emotivi e psicologici? Per rispondere a questa domanda, gli studiosi hanno reclutato 17 volontari – 44 afantasici, 31 iperfantasici e 42 persone con immagini mentali tipiche – e somministrato un test di immaginazione mentale e percezione visiva. «Il nostro test, Imagination Perception Battery – sottolinea Jianghao Liu, uno degli autori della ricerca – è progettato per valutare il legame tra percezione e immagini mentali attraverso le diverse qualità visive che consentono di descrivere una scena, come forma, colore, posizione nello spazio, presenza di parole o volti».
Sono state registrate la velocità e la pertinenza delle risposte ed è stato chiesto loro di valutare la qualitaà dell’immagine mentale che erano riusciti o meno a produrre dalla descrizione. Infine, hanno dovuto sostenere un test di percezione in cui gli stimoli venivano presentati in formato visivo. «I risultati indicano che la performance è0 equivalente a quella di altri gruppi in termini di percezione e capacità di associare un concetto con la rappresentazione-conclude Liu- ma con un’eccezione. Gli afantasici sono, in media, pù lenti quando si tratta di elaborare informazioni visive, in particolare forme e colori. E hanno poca fiducia nell’accuratezza delle loro risposte».
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