I disturbi dell’eccitazione possono essere molto pericolosi. Tuttavia non esistono linee guida per il trattamento dei pazienti. Mancano evidenze scientifiche. A puntare i riflettori su questa problematica è Jennifer Mundt della Northwestern University
Se si soffre di apnea notturna o insonnia, gli specialisti del sonno hanno linee guida ben controllate per offrire ai propri pazienti i migliori trattamenti basati sull’evidenza scientifica. Non è così se invece si soffre di disturbi dell’eccitazione, che includono la sexsomnia (impegnarsi in attività sessuali durante il sonno), «camminata» nel sonno (camminare o correre per casa o anche eseguire comportamenti complessi come guidare un’auto), terrori notturni (urla e paura intensa mentre si è addormentati) o mangiare durante il sonno. A differenza di quasi tutti gli altri tipi di disturbi del sonno, infatti, non esistono linee guida condivise sul trattamento dei disturbi dell’eccitazione. A puntare i riflettori su questa problematica è Jennifer Mundt, assistente professore di neurologia presso la Feinberg School of Medicine della Northwestern University.
In uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Sleep Medicine, Mundt ha effettuato la prima revisione sistematica sul trattamento delle parasonnie NREM (movimento oculare non rapido). Molte delle 72 pubblicazioni, avvenute dal 1909 al 2023, sono solo case report o studi non controllati. «Questi disturbi possono essere pericolosi e causare lesioni alla persona che dorme o ai propri cari, quindi è importante che i sintomi vengano valutati e trattati», sottolinea Mundt. «E abbiamo bisogno di linee guida, in modo che i pazienti ricevano il trattamento più efficace, che non è necessariamente un farmaco», aggiunge, evidenziano la necessità di studi randomizzati e controllati per determinare l’efficacia dei trattamenti comportamentali per queste parasonnie.
Nello studio, Mundt ha scoperto che i trattamenti con le maggiori evidenze della loro efficacia sono la terapia cognitivo comportamentale, l’ipnosi, l‘igiene del sonno e i risvegli programmati (svegliare la persona che dorme poco prima del momento in cui solitamente si verifica un episodio di parasonnia). Mundt è specializzato in trattamenti comportamentali per i disturbi del sonno tra cui insonnia, incubi, parasonnie NREM, narcolessia e ipersonnia idiopatica. I pazienti spesso non ricordano i loro insoliti comportamenti notturni, oppure ne hanno solo un vago ricordo. «Alcune persone non sanno cosa gli succede di notte», dice Mundt. «Potrebbero non entrare in una clinica del sonno finché non si sono feriti. Oppure dicono: ‘La mia cucina aveva tutti questi involucri sul bancone, quindi sapevo che stavo mangiando’», aggiunge.
«Ho chiesto ad alcune persone di riprendersi di notte, cercando di confermare cosa sta succedendo», afferma Mundt. «È inquietante non sapere cosa stai facendo nel sonno. Ho visto persone che sono finite al pronto soccorso con tagli o lacerazioni per aver preso a pugni una finestra, uno specchio o un muro. Ho visto persone – continua – che hanno preso farmaci nel sonno o hanno mangiato così tanto da sentirsi male la mattina dopo. Il cervello tende a voler mangiare cibo spazzatura, come snack salati, dolci e grassi. Alcune persone mangiano così tanto da sentirsi a disagio o ingrassare. Un collega aveva un paziente che mangiava un intero blocco di formaggio nel sonno».
La prevalenza stimata una tantum delle parasonnie è del 6,9% per il sonnambulismo, del 10% per i terrori del sonno, del 18,5% per gli risvegli confusionali, del 7,1% per la sexsomnia e del 4,5% per l’alimentazione nel sonno. Il sonnambulismo, i terrori notturni e i risvegli confusionali (quando qualcuno si trova in uno stato confuso pur rimanendo a letto) sono più comuni durante l’infanzia e spesso regrediscono durante l’adolescenza. La sexsomnia e l’alimentazione nel sonno iniziano tipicamente nell’età adulta. «I medici spesso dicono ai genitori che i loro figli ne usciranno. Ma non tutti ne escono», evidenzia Mundt. C’è dunque bisogno di colmare questa lacuna.
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