Greco (S.I.d.R.). «Le polveri sottili hanno un effetto negativo sulla metabolomica femminile e sulla motilità e morfologia degli spermatozoi e del DNA spermatico»
«L’alto livello delle polveri sottili presenti nell’aria in molte città italiane si conferma una delle principali cause dell’infertilità, sia maschile che femminile, e dell’insorgenza di malattie genetiche». A sottolineare quanto l’inquinamento atmosferico sia un pericolo costante per la salute dell’uomo, in un’intervista a Sanità Informazione, è il professor Ermanno Greco, presidente della Società Italiana della Riproduzione (S.I.d.R.). «Diversi studi – continua il professore – evidenziano come le polveri sottili abbiano un effetto negativo sulla metabolomica femminile e sui valori dell’ormone AMH, l’ormone della riserva ovarica. Anche le donne che si sottopongono alla fecondazione in vitro, se esposte ad inquinamento atmosferico, ottengono risultati più bassi. Nell’uomo, invece, queste particelle possono causare alterazioni della motilità e morfologia degli spermatozoi e del DNA spermatico».
Ma le cattive notizie non finiscono qui, poiché quasi nessuno può dirsi indenne dall’inquinamento. «I dati satellitari del servizio di monitoraggio atmosferico Copernicus (Cams) indicano come il 73% degli italiani viva in territori inquinati, dove la concentrazione di polveri sottili supera i limiti stabiliti per la salute dell’uomo dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Una ricerca recente – evidenzia lo specialista – ha dimostrato che il PM2,5 si accumula negli organi riproduttivi attraverso la barriera emato-testicolare, la barriera placentare, la barriera epiteliale e altre barriere che proteggono i tessuti riproduttivi. Inoltre – aggiunge il presidente S.I.d.R – , il PM2,5 può alterare i livelli ormonali, influenzando in ultima analisi la fertilità. Studi precedenti hanno dimostrato che oggi si ritiene che lo stress ossidativo, l’infiammazione, l’apoptosi e la rottura delle strutture della barriera contribuiscano alla tossicità riproduttiva e possano causare danni a livello molecolare e genetico. Tuttavia, il meccanismo esatto resta da chiarire. La nostra revisione mira a fornire una comprensione degli effetti patologici del PM2,5 sul sistema riproduttivo e sul meccanismo di lesione esistente (studio cinese pubblicato su Chemosphere, febr 2021)»
Nell’uomo, invece, le polveri sottili agiscono in modo diverso: «Il Pm2 produce un aumento dei radicali liberi e dello stress ossidativo nel liquido seminale compromettendone alcuni parametri vitali come la motilità degli spermatozoi e la qualità del DNA con una rottura della doppia elica (frammentazione) e ciò compromette la capacità degli spermatozoi di fecondare. Questo – spiega il professore – potrebbe essere contrastato dall’utilizzazione di antiossidanti ma se le alterazioni persistono bisogna ricorrere alla fecondazione assistita. Non si conoscono bene i meccanismi del danno tranne quello dello stress ossidativo che, generalmente, viene contrastato con l’assunzione di sostanze antiossidanti come la vitamina C, E e il resveratrolo. Se questa terapia non è in grado di ripristinare la normale fertilità, dopo circa un anno se la donna ha meno di 35 anni e sei mesi per donne con età superiore ai 35, allora – conclude il presidente Greco – bisognerà ricorrere a tecniche di procreazione assistita (PMA)».
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