Siccità, quali azioni in campo? Parla lo specialista dell’Istituto Superiore di Sanità
In Italia sono giorni di emergenza idrica. Le temperature estremamente alte in tutta la Penisola hanno innescato l’allarme siccità e il conseguente stato di emergenza. Si discute sull’efficienza delle nostre reti idriche nazionali, sulla necessità di stanziare fondi e utilizzarli nel settore idropotabile per assicurare scorte di acqua anche nei periodi di maggiore crisi.
Altro tema su cui è sempre aperto il dibattito è la qualità dell’acqua: quali sono le componenti che la caratterizzano, e quali le soluzioni per evitare la dispersione del bene di prima necessità, messo a dura prova da condizioni climatiche ostili e dal surriscaldamento globale?
A parlarne Luca Lucentini, Direttore del Reparto di Igiene delle Acque Interne del Dipartimento Ambiente e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità in occasione dell’evento ‘Ambiente e salute‘ presso l’Istituto in Viale Regina Elena.
«Presso il Dipartimento Ambiente e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità, monitoriamo circa 55 parametri presenti nelle acque italiane (tra cui ph, residuo fisso, conducibilità elettrica, alcanilità) – spiega il Dottor Lucentini -. Da recenti monitoraggi emergono ottimi risultati, soprattutto negli ultimi tempi: attualmente la conformità ai parametri di ottima qualità rasenta il 100%. Tuttavia, il problema più grave, la vera emergenza, è la perdita d’acqua».
«Il mondo della sanità deve essere il principale driver – prosegue – anche per indicare quali investimenti nel settore idropotabile e infrastrutturale sono necessari per assicurare scorte d’acqua e correre ai ripari rispetto ai danni provocati dai cambiamenti climatici. Quindi la comunità scientifica deve fare da guida e indicare la strada da seguire».
In ogni caso, ci tiene a precisare il Dottor Lucentini, «le acque italiane sono assolutamente eccellenti e ottime rispetto agli standard qualitativi e ai report degli altri stati membri. Tuttavia, non possiamo nascondere alcune criticità importanti: a parte la dispersione dell’acqua, un altro rischio elevato che va tenuto sotto controllo è la possibilità di contaminazione. Basti pensare al caso recente del Veneto, dove le acque sono state contaminate da sostanze perfluoroalchiliche dannose per la salute, oppure al caso della Versilia con l’emergenza tallio. Preso atto di queste gravi situazioni, è fondamentale incentivare la prevenzione e un’azione di monitoraggio costante volta ad evitare queste conseguenze».
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