Intervista a Lorenzo Miraglia, nuovo presidente nazionale di AIOP Giovani.«Maggiore sinergia con le istituzioni e meno differenze tra pubblico e privato accreditato»
Cambiano i vertici di AIOP Giovani. Dopo aver ricoperto lo stesso ruolo per tre anni nella sezione Lazio, Lorenzo Miraglia è il nuovo presidente dell’Associazione Italiana Ospedalità Privata Giovani. Al suo fianco tre vicepresidenti: Matteo Bonvicini per l’Area Nord, Gianni Costa per l’Area Centro e Luca Valerio Radicati per l’Area Sud.
Miraglia sostituisce l’uscente Domenico Musumeci, che aveva ricoperto la stessa carica negli scorsi tre anni. Sanità informazione lo ha intervistato per capire come cambierà la politica di AIOP prevista per il prossimo triennio e quali sono le priorità del nuovo corso.
«Ci aspetta un lavoro molto interessante che sia io che tutta la mia squadra svolgeremo con passione. Si tratta di un lavoro certamente diverso da quello che ho portato avanti negli anni scorsi, in quanto se prima coordinavo i giovani dell’AIOP di una sola Regione, ora devo coordinare quelli di tutta Italia. Il che non è facile, se consideriamo nel nostro Paese esistono tanti sistemi sanitari quante sono le Regioni. Abbiamo comunque diversi obiettivi ben precisi da perseguire: dobbiamo alimentare la cultura della sanità coinvolgendo tutti i giovani che operano nelle strutture private accreditate e garantire a tutti la giusta formazione lavorativa. L’obiettivo più importante e in cui mi spenderò di più è però quello di provare a cambiare la cultura sanitaria a livello nazionale. Non parlo solo di noi giovani, ma anche dei giovanissimi delle scuole medie inferiori e superiori e spiegargli l’importanza della sanità anche a livello culturale. Dobbiamo far capire qual è l’importanza degli erogatori privati e pubblici e del lavoro che fanno insieme, sinergicamente, per cambiare quello che è attualmente lo stato dell’arte nella sanità italiana».
Un lavoro sul campo ma anche al fianco delle istituzioni, particolarmente attente in questo periodo ai temi che stanno più a cuore ai medici.
«Assolutamente sì. Noi siamo imprenditori e gestiamo strutture sanitarie ma è chiaro che il motore che fa andare avanti tutta la macchina è il medico. Dobbiamo stare al fianco della classe medica in modo da migliorare le condizioni in cui lavorano gli operatori sanitari e affievolire le differenze che esistono tra settore pubblico e privato accreditato».
Differenze, quelle tra i due settori, che spesso gravano sui singoli lavoratori. Succede, ad esempio, in ambito assicurativo, dove persiste il caos e aumentano le differenze tra medici pubblici e privati. Ci sono, al momento, diverse proposte di legge sul tema, e fino a quando non sarà emanata una legge quadro unica al medico privato non resta che affidarsi ad una tutela legale completa.
«Tra i vari ruoli che avrò in qualità di presidente dell’AIOP Giovani ci sarà anche quello di far capire a chi di dovere la totale differenza di regole e interpretazioni che hanno gli ospedali pubblici e le strutture private. Ma in che modo possiamo farlo? Certamente non attraverso pressioni sul legislatore per fargli cambiare le regole perché dovremmo lottare contro il potere di lobby molto forti che hanno grandi interessi nel settore assicurativo. Quello che possiamo fare è tentare di lavorare in modo da ridurre il ricorso alla medicina difensiva. Ecco, dobbiamo aprire i nostri ospedali, far entrare i cittadini e fargli capire cos’è la medicina e come funziona. In questo modo capiranno che l’uomo di medicina è un essere umano come gli altri, e come gli altri può sbagliare».