Fiore (Sigea): “Assistiamo al continuo aumento della frequenza di allagamenti urbani, alluvioni, frane, mareggiate e isole di calore. Nelle città con sempre più suolo impermeabilizzato temperature in aumento: nei giorni più caldi valori tra i 43 e i 46°C”
Se l’estate 2023 è stata la più calda di sempre e l’autunno in corso continua a registrare temperature al di sopra della media stagionale non è solo colpa dei cambiamenti climatici. Nelle città, infatti, la temperatura del suolo cresce anche all’aumentare della densità delle coperture artificiali. A dimostrare questa stretta correlazione sono i dati contenuti nell’ultimo Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, prodotto dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) e pubblicato dall’ISPRA con cadenza annuale dal 2014.
La velocità con cui il suolo viene consumato continua ad accelerare: nel 2022 ha raggiunto quota 2,4 metri quadrati al secondo, avanzando, in soli 12 mesi, di altri 77 km2, oltre il 10% in più rispetto al 2021. “I dati presentati dall’ISPRA sul consumo di suolo in Italia nel 2022 dimostrano che nulla è stato fatto per contenere un trend che amplifica gli effetti del cambiamento climatico. Assistiamo al continuo aumento della frequenza degli allagamenti urbani, alluvioni, frane, mareggiate, isole di calore – commenta il geologo, Antonello Fiore, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale -. Preoccupante il dato di 918 ettari di suolo consumato nel 2022 in aree già individuate a media pericolosità idraulica. Senza dimenticare che le temperature nelle città con sempre più suolo impermeabilizzato continuano ad aumentare, raggiungendo nei giorni più caldi valori compresi tra 43 e 46 °C”.
Nei principali centri urbani italiani la temperatura cresce all’aumentare della densità delle coperture artificiali e segue andamenti diversi a seconda delle caratteristiche del territorio circostante. In media, la differenza di temperatura del suolo nelle aree urbane di pianura rispetto al resto del territorio è di 4°C d’estate, con massime di 6°C a Firenze e di oltre 8°C a Milano. Le ultime stime sul suolo consumato in tutti i comuni italiani, contenute nel Rapporto 2023, sono state ottenute grazie alla nuova cartografia che aggiorna e rivede l’intera serie storica sulla base delle nuove immagini satellitari ad alta risoluzione. Ad accompagnare il Rapporto anche il primo Atlante del consumo di suolo che riunisce le nuove mappe dettagliate del fenomeno a livello nazionale e locale.
“Consumare” sempre più suolo significa anche esporre la popolazione ad un rischio idrogeologico maggiore: sono oltre 900 gli ettari di territorio nazionale reso impermeabile nelle aree a pericolosità idraulica media in un solo anno. Questo provoca una costante diminuzione della disponibilità di aree agricole, eliminando in 12 mesi altri 4.500 ettari, il 63% del consumo di suolo nazionale. Cambiamenti che, come si legge nel Report, hanno un costo che, seppur “nascosto”, è ben definito: 9 miliardi di euro ogni anno a causa della perdita di suolo rilevata tra il 2006 e il 2022.
Ma non è tutto: il consumo di suolo trasforma il territorio nazionale anche nell’aspetto. Stando ai dati aggiornati al 2022 la copertura artificiale si estende per oltre 21.500 km2, pari al 7,14% del suolo italiano (7,25% se si considera al netto di fiumi e laghi). Paragonando il Report dello scorso anno con quello appena pubblicato è possibile notare che i mutamenti degli ultimi 12 mesi sono concentrati soprattutto in alcune aree del Paese: nella pianura Padana, nella parte lombarda e veneta e lungo la direttrice della via Emilia, tutta la costa adriatica, in particolare in alcuni tratti del litorale romagnolo, marchigiano e pugliese. “Che la copertura artificiale attuale si estenda per oltre 21.500 kmq, il 7,14% del suolo italiano, conferma che manca una visione che vada oltre il mandato elettorale e che definisca gli strumenti di pianificazione territoriali efficaci, in grado di attuare una politica di prevenzione e manutenzione del costruito e del territorio per ridurre al minimo gli effetti del cambiamento climatico, gli effetti dei rischi naturali”, aggiunge il Presidente Fiore.
Dal Report emerge che il consumo di suolo totale dell’ultimo anno, più del 35% (oltre 2.500 ettari), si trova poi in aree a pericolosità sismica alta o molta alta. Ancora, il 13% del consumo di suolo totale (circa 900 ettari) ricade nelle aree a pericolosità idraulica media. Infine, il 7,5% (quasi 530 ettari) è nelle aree a pericolosità da frana. Il suolo viene “consumato” per la costruzione di grandi infrastrutture nell’8,4% dei casi. Gli edifici realizzati negli ultimi 12 mesi su suoli che nel 2021 erano agricoli o naturali, invece, sfiorano i mille ettari (il 14% delle nuove superfici artificiali). Piazzali, parcheggi e altre aree pavimentate hanno occupato 948 ettari (il 13,4%), l’installazione a terra di impianti fotovoltaici ha reso necessario l’impiego di quasi 500 ettari di terreno, 243 dei quali rientrano nella classificazione europea di consumo di suolo.
“Appare necessaria una pianificazione dello sviluppo territoriale con consumo di suolo netto (compensazione tra consumo di suolo e rinaturalizzazione delle superfici impermeabilizzate) compatibile e sostenibile con l’assetto geomorfologico e idraulico. Da troppe legislature – conclude il geologo Fiore – si aspetta una legge nazionale sul consumo di suolo, un ritardo colposo del Parlamento”.
Per fortuna esistono anche delle eccezioni, comuni definiti “virtuosi” proprio per aver limitato ai minimi termini il consumo di suolo. Tra i capoluoghi delle città metropolitane risparmiano suolo Genova, Reggio Calabria e Firenze. Tra i comuni grandi, con più di 50 mila abitanti, spicca Ercolano in Campania (solo 0,2 ettari consumati in più nel 2022). Tra quelli medi, Montale in Toscana (0 ettari in più) e San Martino Siccomario in Lombardia tra i comuni con meno di 10mila abitanti (0,2 ettari in meno).
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