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Quali sono i principali principi attivi e che effetto hanno sull’organismo umano? Le risposte in un corso di formazione ECM
Di cannabis se ne sente parlare spesso in termini negativimaniera negativa, considerato l’utilizzo che ne si fa in termini ricreativi. Ma l’argomento va discusso in maniera approfonditamodo approfondito, considerate le sue proprietà curative e il terreno che stanno guadagnando le terapie a base di cannabinoidi in tutto il mondo. Nello specifico, la gestione terapeutica della sostanza è messa alla prova anno per anno dalla distribuzione ricreativa, creando sovrapposizioni di senso e interrogativi a cui solo i professionisti adeguatamente formati possono dare risposta.
Come spiegato nel corso di formazione “Cannabis terapeutica: sfatare i falsi miti grazie alle evidenze scientifiche”, presente sulla piattaforma Consulcesi Club (6 crediti ECM, responsabile scientifico prof. Giuseppe Petrella dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”), la cannabis, confezionata in contenitori per uso farmaceutico, è esportata direttamente dal Ministero della Salute, welfare sport olandese o distribuita dallo stabilimento chimico militare fiorentino. Per le varietà olandesi, si procede con l’importazione da parte dei fornitori italiani autorizzati (con conseguente abbattimento dei tempi: in giornata o una settimana al massimo). Strutture pubbliche possono comunque fare richiesta diretta di importazione (i tempi medi di attesa sono 1-2 mesi).
Le varietà italiane sono descritte dal Ministero come costituite da infiorescenze femminili non fecondate, essiccate e macinate, con in caso granulometria inferiore a 4 mm. La prima nata presenta concentrazioni di THC dal 5 all’8% e di CBD dal 6,5 al 12%. L’altra varietà, a tenore medio-alto di THC, è titolata come cannabis infiorescenze 12,0-20,0% THC e CBD inferiore all’1%.
La cannabis può essere assunta in molti modi differenti: sebbene fumarla sia il più conosciuto, è anche il metodo meno raccomandato. Le vie di somministrazione più utilizzate a livello terapeutico sono due: quella inalatoria e quella orale, con le sue diverse declinazioni, ossia sublinguale o, per esempio, tramite edibili di vario genere. Gli effetti farmacologici sono più rapidi e intensi ma meno prolungati quando la somministrazione avviene per inalazione.
Il giusto dosaggio è estremamente variabile e dipende da numerosi fattori: sesso, età e peso del paziente; patologia; variabilità genetica individuale; terapie concomitanti; via di somministrazione.
THC e CBD sono terpenoidi, molecole non polari con bassa solubilità in acqua, le quali sono accomunate da una precisa struttura a 21 atomi di carbonio. Il THC (delta-9-tetraidrocannabinolo) è il responsabile degli effetti psicoattivi della cannabis. Il CBD (cannabidiolo) non ha effetto psicoattivo, tuttavia è in grado di modulare l’azione del THC, prolungandone la durata di azione e limitandone gli effetti collaterali.
Quello endocannabinoide non è un sistema lineare e semplice e ancora oggi va compreso completamente. I CB1 Si trovano principalmente a livello centrale, nelle stazioni principali delle strutture del dolore: talamo, nervi spinali e dorsali, amigdala. I CB2 si trovano principalmente su cellule infiammatorie, macrofagi, microglia.
Si tratta di recettori transmembrana lipidici e hanno funzione inibitoria: il legame col cannabinoide blocca le funzioni di ingresso sodio e fuoriuscita potassio (inibizione cellulare). Accanto a CB1 e CB2 esistono altri recettori canale detti TRP (recettori canale che determinano variazioni transitorie di potenziale), molto diversi, su cui si legano alcuni cannabinoidi endogeni e il CBD.
Di seguito alcuni degli effetti della cannabis su determinate patologie.
Molte ricerche ed evidenze cliniche dimostrano che i fitocannabinoidi possono essere utilizzati per sostenere la gestione dei sintomi della sclerosi multipla. La cannabis terapeutica è particolarmente efficace su incontinenza della vescica, rigidità muscolare, spasticità, dolore cronico e neuropatico e qualità del sonno.
Fibromialgia o altre patologie in cui il trattamento con antinfiammatori non steroidei o con farmaci cortisonici o oppioidi si sia rilevato inefficace:
La cannabis ha effetto anticinetosico e antiemetico per chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV.
La cannabis stimola l’appetito per cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e anoressia nervosa.