Una terra vessata da noncuranza e degrado. Ben 1.474 chilometri quadrati su cui ognuno dice la sua: c’è chi attribuisce all’inquinamento ambientale l’aumento dei tumori e chi denuncia un ingiustificato allarmismo confutando la dicotomia inquinamento-morte. A fare chiarezza è Giovanni Pietro Ianniello oncologo e Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Benevento intervistato in occasione dell’evento dell’ISS “Ambiente e Salute”
La Terra dei Fuochi ancora nel mirino. L’incidenza dei casi di tumore, soprattutto fra i bambini, è l’argomento su cui l’opinione pubblica non trova la quadra: recentemente l’Ospedale Santobono di Napoli, che ha curato la compilazione del registro tumori infantili in Campania, ha mostrato che i tassi tumorali sono in linea con i dati nazionali e che non esiste una vera e propria emergenza. A smentire i dati è l‘Istituto Superiore di Sanità che ha tracciato un quadro diverso, mostrando che l’incidenza dei tumori nei territori campani è superiore dell’11% rispetto alla media. A fare eco all’Istituto Superiore di Sanità è la Federazione Italiana Medici e Pediatri (Fimp) che, pochi giorni fa, ha lanciato un appello al G7 di Bologna denunciando che «ancora una volta è l’infanzia a pagare il prezzo più alto ed è cronaca quotidiana ciò che si verifica nella Terra dei Fuochi».
Qual è la verità? A cercare di fare chiarezza, ai microfoni di Sanità Informazione, è Giovanni Pietro Ianniello, oncologo e Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Benevento, intervenuto al convegno ‘Ambiente e Salute’ organizzato all’Istituto Superiore di Sanità.
«Come spesso succede in Italia – spiega il Professore – non c’è omogeneità di informazioni. Per cui, sulla questione Terra dei Fuochi non si capisce effettivamente cosa stia succedendo. C’è chi sostiene un innalzamento del tasso di mortalità, parole poi smentite da altri che sostengono un immotivato allarme. Insomma la situazione è poco chiara».
«Dal mio punto di vista – continua il Professor Ianniello – i dati riportati sui registri tumori della Campania sono abbastanza esplicativi. La Campania si è dotata, come la maggior parte delle regioni italiane, di un registro tumori molto attivo che è stato convalidato a livello nazionale ed internazionale e copre il 72-73% della popolazione campana. I dati che abbiamo a disposizione oggi, effettivamente non sono così allarmanti. Per quanto riguarda la zona Napoli-Caserta, c’è un aumento di incidenza di alcune patologie tumorali (come per esempio il tumore della vescica nell’uomo oppure il tumore del fegato per entrambi i sessi) ma allo stesso tempo c’è anche una minore incidenza di altri tumori (il tumore dell’utero, il tumore della mammella e i linfomi). Dati altalenanti – prosegue il Professore – da cui si evince che le informazioni non sono ancora del tutto precise. Tuttavia, da un’analisi accurata per il quinquennio 2008-2012, in Campania non risulta esserci un aumento d’incidenza dei tumori infantili rispetto al resto d’Italia né tantomeno un aumento di mortalità. C’è solo un eccesso di 7 casi per anno di tumori alla tiroide in tutta la Regione, questo è effettivamente è un dato da valutare ma non così grave da scatenare un allarme generale».
Da un’analisi ancora più accurata fatta dalla Regione Campania sulla base di una suddivisione della zona della Terra dei Fuochi per Asl di competenza «non risulta né un aumento di incidenza né un aumento di mortalità. Pur con questi dati alla mano, ci tengo a precisare che sicuramente negli ultimi 25 anni, in Campania, c’è stata una crescita progressiva dei tumori, però a cosa sia dovuto questo aumento è difficile dirlo perché il tumore ha una genesi multifattoriale: elementi come l’inquinamento ambientale influiscono innegabilmente e anche fattori di inquinamento indoor (la presenza nell’aria di contaminanti fisici, chimici e biologici non presenti naturalmente nell’aria esterna) incidono sicuramente».