Salute 24 Novembre 2023 16:33

Emergenza pediatrica: da pronto soccorso a terapie intensive, forte gap Nord-Sud

A 6 anni dall’accordo Stato Regioni che avrebbe dovuto aprire la strada al potenziamento dell’emergenza urgenza-pediatrica, e a 4 anni e mezzo da quello dell’agosto 2019, che avrebbe dovuto ridisegnare l’organizzazione dei Pronto soccorso e delle Osservazioni brevi pediatriche, il Sud e le Isole restano ancora troppo indietro. L’indagine

di I.F.
Emergenza pediatrica: da pronto soccorso a terapie intensive, forte gap Nord-Sud

Spazi per bambini separati da quelli degli adulti e passaggio da 4 a 5 colori nei pronto soccorso: sono solo due dei cambiamenti previsti dalle linee di indirizzo sui Triage ospedalieri che le Regioni del sud e delle Isole non hanno ancora attuato. Il dato emerge dai risultati preliminari dell’indagine nazionale , condotta dalla Società italiana di Medicina di emergenza e urgenza pediatrica (Simeup), in collaborazione con la Società italiana di Pediatria (Sip) e la Società italiana di Pediatria ospedaliera (Sipo), presentati al XVII congresso nazionale Simeup, in corso a Roma. Dal report emerge chiaramente che in Italia sono ancora profonde le disparità geografiche, e in particolare il gap Nord-Sud, nell’emergenza urgenza pediatrica. L’indagine ha coinvolto 252 ospedali di 16 regioni (deve essere completata nel Piemonte, Lombardia, Sicilia e nelle province autonome di Bolzano e Trento) ed ha avuto l’obiettivo di verificare in che misura siano state applicati gli accordi in materia. I dati parlano chiaro:

Il potenziamento che non c’è

A 6 anni dall’accordo Stato Regioni che avrebbe dovuto aprire la strada al potenziamento dell’emergenza urgenza-pediatrica, e a 4 anni e mezzo da quello dell’agosto 2019, che avrebbe dovuto ridisegnare l’organizzazione dei Pronto soccorso e delle Osservazioni brevi pediatriche, molti traguardi di questo percorso – emerge dall’indagine – non si sono realizzati e permane una incredibile eterogeneità tra Regioni nell’adozione delle nuove misure proposte. In particolare, quelle del Sud hanno in larga parte disatteso le indicazioni con la conseguenza di un’ingiusta diseguaglianza tra i bambini del Nord e quelli del Sud nell’assistenza in emergenza-urgenza.

Cosa accade nei pronto soccorso del Sud

Al Sud solo il 35% degli ospedali ha attivato le Osservazioni brevi pediatriche (Obip) che riguardano casi in cui il bambino deve essere tenuto in osservazione per breve tempo senza necessità di ricovero. Ed ancora il Mezzogiorno resta penalizzato per la presenza di posti letto in Terapia intensiva pediatrica. Altro aspetto che genera diseguaglianze nel nostro Paese è che solo il 20% dei Pronto soccorso pediatrici e dei reparti di Pediatria accoglie ragazzi sino a 18 anni; in molti casi dopo i 14 anni si finisce insieme agli adulti. “La qualità delle cure erogate in Pronto Soccorso e in taluni casi persino la sopravvivenza di un bambino che vi accede in condizioni critiche non può dipendere dal luogo in cui si ha la fortuna o la sfortuna di nascere – dice la presidente Simeup Stefania Zampogna -. Tutti i minori da 0 a 18 anni hanno il diritto ad essere curati da medici formati per l’emergenza-urgenza pediatrica, in condizioni di sicurezza e di eguaglianza su tutto il territorio nazionale”, prosegue Zampogna.

Nuove linee guida: c’è chi si è adeguato e chi no

Nel dettaglio, l’indagine rileva che a oggi solo 10 Regioni e la P.A. di Trento hanno adottato le nuove linee di indirizzo sul triage ospedaliero, che avevano previsto a partire dal 1° agosto 2019 il passaggio da 4 codici colore (rosso, giallo, verde e bianco) a 5 codici numerici e colorati (rosso, arancione, azzurro, verde bianco). Le 8 Regioni del Sud e delle Isole (Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia) utilizzano ancora i 4 codici colore (il Veneto ha optato per 5 codici, con i colori rosso, arancione, giallo, verde, bianco; la Pa Alto Adige applica i 5 codici del Manchester Triage: rosso, arancione, verde, blu, bianco).

Le linee di indirizzo sul triage ospedaliero

Le linee di indirizzo sul triage ospedaliero, ricordano gli esperti che hanno redatto l’indagine,  prevedono anche una serie di misure a tutela del bambino: spazi riservati ai soli pazienti pediatrici separati da quelli dell’adulto per evitare il trauma psicologico; sale ad hoc per le patologie potenzialmente infettive e i per casi di sospetto abuso e maltrattamento; formazione degli infermieri addetti al triage per abbattere i tempi di attesa e iniziare subito la presa in carico, secondo protocollo codificati che prevedono anche la valutazione e il trattamento del dolore. Vi è quindi il ragionevole rischio – si fa notare – che in queste Regioni gli infermieri addetti al Triage non siano ancora stati adeguatamente formati con la conseguenza di un’ingiusta discriminazione tra bambini riguardo a tempi d’attesa, trattamento del dolore, convivenza in spazi con adulti.

Le Obi pediatriche

Discorso abbastanza analogo per le cosiddette Obi pediatriche, ovvero un’articolazione organizzativa del Pronto Soccorso pediatrico o del reparto di Pediatria finalizzata a dimettere un paziente con una patologia acuta risolvibile in tempi brevi (da 6 a 44 ore), senza ricorrere al ricovero ospedaliero. Ebbene, dovevano essere attivate in tutte le strutture pediatriche, ma a tutt’oggi lo sono state solo in 180 ospedali sui 252 censiti, con differenze significative tra le varie arie geografiche dell’Italia. In particolare, nelle Regioni del Nord le Obip sono attive nel 95,5% degli ospedali censiti; nel Centro nell’88%, mentre nel Sud e isole appena il 35% degli ospedali riesce a offrire questa possibilità ai bambini e alle loro famiglie. “Il ritardo nell’attivazione delle Obip – sottolinea Zampogna – costringe i bambini e ragazzi e le loro famiglie ad affrontare un ricovero inutilmente prolungato, e riduce la disponibilità di posti letto nei periodi critici, come la stagione invernale. È essenziale che si corregga rapidamente il divario tra le Regioni”.

La terapia intensiva pediatrica

Diseguaglianze si riscontrano anche nei posti letto in Terapia intensiva pediatrica (Tip), nonostante l’accordo Stato Regioni del 2017 avesse auspicato un maggior numero di posti letto, la situazione – denuncia l’indagine -appare ad oggi sostanzialmente immutata: sono solo 185 i posti letto totali, attivi in 31 ospedali sui 252 censiti. Moltissimi pazienti in età pediatrica sono quindi ricoverati in reparti per adulto senza competenza specifica, elemento che può peggiorare la loro prognosi. Emerge inoltre una grande disomogeneità territoriale: nelle Regioni del Nord è disponibile 1 posto letto di Tip ogni 24mila residenti di età 0-14 anni, contro 1 ogni 28.000 nelle Regioni del Centro, ed 1 ogni 100.000 nelle Regioni del Sud. L’indagine rileva infine significative disparità nell’età massima per potere accedere di urgenza ad un Pronto Soccorso pediatrico o ad una Unità operativa di Pediatria. Nonostante per l’Organizzazione mondiale della Sanità e per la legge italiana l’età pediatrica va da o a 18 anni, solo il 20% degli ospedali italiani accoglie nei Pronto Soccorsi (o nella Uo di Pediatria) minori fino a 18 anni; il 33% li accoglie sino a 16 anni, il 28% sino a 14 anni, il 9% sino a 15 e il 7% sino a 17. Persino tra i 16 ospedali pediatrici coinvolti si rileva che solo 9 ricoverano sino a 18 anni. Un altro gap da colmare.

 

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