Gli studiosi hanno analizzato i livelli di inquinamento indoor di quasi 4mila famiglie, prendendo in esame in modo specifico i “grandi eventi di emissione”
“A Natale tenere la finestra aperta, soprattutto in cucina”: è questo il consiglio dei ricercatori dell’Università della California a Berkeley, che hanno analizzato i livelli di inquinamento all’interno delle cucine nei giorni delle festività. Lo studio ha rilevato che l’inquinamento interno nelle case è più elevato il giorno di Natale che in qualsiasi altro giorno dell’anno. Gli studiosi hanno esaminato l’inquinamento indoor di quasi 4mila famiglie, prendendo in esame in modo specifico i “grandi eventi di emissione”, in cui minuscole particelle di inquinamento atmosferico chiamate PM2,5 hanno raggiunto un livello superiore a 30 microgrammi per metro cubo di aria.
Secondo quando stabilito dall’OMS il limite medio giornaliero di PM2,5 è di15 µg/m³, quello annuo di 5 µg/m³. Dalla ricerca dell’Università della California a Berkeley è emerso che giorno di Natale è risultato essere quello che ha fatto registrare il maggior numero di questi eventi, con 0,31 eventi al giorno per casa. Lo studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, ha rilevato che poco più della metà delle concentrazioni di PM2,5 all’interno delle case provengono dall’esterno. Ma il resto di questo inquinamento proviene dall’interno della casa e si ritiene che circa il 28% provenga da attività “episodiche” come cucinare e pulire.
In generale, nel nuovo studio è stato riscontrato che gli eventi di inquinamento indoor raggiungono il picco alle 8, 12 e 18, più o meno nel periodo in cui le persone in genere preparano i pasti specie nei Paesi anglosassoni. Durante l’ora di cena sono stati osservati circa 10 volte più eventi di emissione che nel cuore della notte. Candele e incenso sono un’altra fonte di particelle inquinanti indoor, ma a farla da padrone è la preparazione dei pasti.
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