Salute 22 Gennaio 2024 15:13

Disturbi del comportamento alimentare, Caporossi (Animenta): “Il Fondo di 10 mln è solo un punto di partenza: aggiornare i Lea e aprire centri e ambulatori specializzati”

Dal Governo l’annuncio di uno stanziamento di 10 milioni e 32 prestazioni nei Lea (Livelli essenziali di assistenza), 16 a partire dal 1° aprile ed altre 16 da inserire con un successivo aggiornamento

Disturbi del comportamento alimentare, Caporossi (Animenta): “Il Fondo di 10 mln è solo un punto di partenza: aggiornare i Lea e aprire centri e ambulatori specializzati”

Un Fondo di 10 milioni di euro per la cura e la prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare e 32 prestazioni previste nei Lea (Livelli essenziali di assistenza), di cui 16 a partire dal 1° aprile ed altre 16 da inserire con un successivo aggiornamento. Sono queste le misure proposte dal Governo, in alternativa al mancato rinnovo in legge di Bilancio del Fondo da 25 milioni, istituito con la manovra per il 2022. “Accogliamo con piacere lo stanziamento del Fondo di 10 milioni, ma questo è solo un punto di partenza: è necessario un aggiornamento dei Lea e l’istituzione di nuovi centri e ambulatori specializzati nella cura del disturbi del comportamento alimentare, in modo capillare e omogeneo in tutte le Regioni d’Italia”, dice Aurora Caporossi, presidente e fondatrice della no-profit Animenta, in un’intervista a Sanità Informazione.

Disturbi del comportamento alimentare, dal 1° aprile nei Lea

Il 1° aprile entrerà in vigore il nuovo tariffario dei Lea che permetterà a coloro che sono affetti da anoressia e bulimia di accedere a 16 nuove prestazioni di specialistica ambulatoriale appropriate per il monitoraggio della malattia. Stando alle ultime indiscrezioni si starebbe lavorando al raddoppio di quest’offerta, interamente gratuita, introducendo ulteriori nuove 16 prestazioni di assistenza ambulatoriale, da concedere in esenzione, per il monitoraggio e la prevenzione di complicanze e aggravamenti di bulimia e anoressia.

La protesta delle Associazioni

Animenta, venerdì scorso, con altre associazioni impegnate nella lotta contro i disturbi del comportamento alimentare, l’Unione degli Universitari e la Rete degli Studenti Medi, è scesa in piazza in 29 città italiane proprio per esprimere il suo dissenso al Governo per il mancato rinnovo del Fondo di 25 milioni. Ma non solo. “I disturbi del comportamento alimentare sono stati inseriti nei Lea con l’aggiornamento del 2017 nell’ambito delle prestazioni afferenti alla salute mentale. Tuttavia, questa misura non è sufficiente a garantire un’assistenza adeguata per due motivi fondamentali – assicura Caporossi, che ha cominciato a soffrire di anoressia nervosa all’età di 16 anni, malattia che all’età di 24 l’ha spinta a fondare Animenta -. Il primo è che vengono annoverati tra i disturbi alimentari solo anoressia e bulimia, trascurando del tutto quelli minori e/o emergenti (come ortoressia, vigoressia, pregoressia, drunkoressia, disturbi da condotte eliminatorie, night eating syndrome, ndr)”.

I disturbi del comportamento alimentare non sono “solo” una malattia psichiatrica

In secondo luogo, inserire i disturbi del comportamento alimentare tra le prestazioni erogate nell’ambito della salute mentale è altamente limitante: “Sono senza alcun dubbio patologie psichiatrie, ma non solo – aggiunge la fondatrice di Animenta – . Una persona che soffre di disturbi del comportamento alimentare, infatti, avrà senz’altro la necessità di essere curata da uno psichiatra ma, nel contempo, avrà bisogno anche di essere presa in carico da un’equipe multidisciplinare, che si occupi di tutte le patologie correlate, da quelle metaboliche, a quelle cardiovascolari, dentali e uro-ginecologiche. Le conseguenze che i disturbi del comportamento alimentare lasciano sul corpo, purtroppo, perdurano anche dopo il superamento della fase più critica della malattia. In alcuni casi ci si farà i conti per tutta la vita”.

L’assistenza: tante domande, poche risposte

In Italia sono circa 4 milioni le persone che soffrono di disturbi nel comportamento alimentare e in sette casi su dieci si tratta di adolescenti, tanto che rappresentano la seconda causa di morte (dopo gli incidenti stradali) tra i giovani. Ogni anno 4mila giovani e giovanissimi, tra i 12 e i 25 anni, secondo le stime del Ministero della Salute, perdono la vita. La situazione è peggiorata nel post pandemia: le diagnosi sono raddoppiate nel giro di pochi anni.  All’aumento delle domande non è corrisposto un adeguamento dell’offerta. “In Italia sono attive solo 123 strutture, tra convenzionate e semi-convenzionate, specializzate nel trattamento dei disturbi del comportamento alimentare, con un gap evidente tra le Regioni del Nord e del Sud. Le uniche due strutture residenziali pubbliche, attrezzate per il trattamento delle forme più severe della malattia, sono nel settentrione”.

Le richieste dei pazienti

“Per questo, è necessario predisporre investimenti più strutturali, partendo proprio dallo stanziamento di risorse destinate alla creazione di ambulatori e Centri di cura specializzati, nonché alla formazione di personale altrettanto specializzato. Animenta, con tutte le altre associazioni scese nelle 29 piazze italiane, venerdì scorso, lancia un appello affinché il Governo, riconosca la necessità di un’azione immediata”, conclude Caporossi. Non c’è più tempo da perdere: in Italia, ogni giorno che passa undici persone perdono la vita.

 

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