Salute 1 Febbraio 2024 18:19

La demenza era molto rara nell’antica Grecia e Roma, aumentano i sospetti sugli stili di vita moderni

La demenza non era così comune in passato. Nei testi medici classici greci e romani, risalenti a 2.500 anni fa, si menzionano raramente gravi casi di perdita di memoria e questo suggerisce che l’odierna diffusione della demenza sia dovuta a ambienti e stili di vita moderni. A rivelarlo è una ricerca condotta dalla University of Southern California (USC), i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of Alzheimer’s Disease

La demenza era molto rara nell’antica Grecia e Roma, aumentano i sospetti sugli stili di vita moderni

La demenza non era così comune in passato. Nei testi medici classici greci e romani, risalenti a 2.500 anni fa, si menzionano raramente gravi casi di perdita di memoria e questo suggerisce che l’odierna diffusione della demenza sia dovuta a ambienti e stili di vita moderni. A rivelarlo è una ricerca condotta dalla University of Southern California (USC), i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of Alzheimer’s Disease. Insomma, all’epoca di Aristotele, Galeno e Plinio il Vecchio non ci si preoccupava di alcuna epidemia di demenza, come oggi.

Nei testi antichi nessun riferimento a gravi perdite di memoria

“Fra le testimonianze degli antichi greci vi sono pochissime menzioni di qualcosa che sarebbe simile ad un lieve deterioramento cognitivo“, spiega Caleb Finch, professore universitario presso la USC e primo autore dello studio. “Quando siamo arrivati ai romani, abbiamo scoperto almeno quattro dichiarazioni che suggeriscono rari casi di demenza avanzata – aggiunge – anche se non possiamo dire se si tratti di Alzheimer. Quindi, c’è stata una progressione dagli antichi greci ai romani”. Gli antichi greci riconoscevano che l’invecchiamento potesse portare comunemente problemi di memoria che oggi noi riconosciamo come lieve deterioramento cognitivo, ma nulla che si avvicinasse a una grave perdita di memoria, di linguaggio e di ragionamento come quella causata dalla malattia di Alzheimer e da altri tipi di demenza.

Primi accenni di demenza in documenti dell’Antica Roma

Finch e il coautore dello studio Stanley Burstein, storico della California State University di Los Angeles, hanno analizzato un’importante raccolta di scritti medici antichi di Ippocrate e dei suoi seguaci. Il testo elenca i disturbi degli anziani, come sordità, vertigini e disturbi digestivi, ma non menziona la perdita di memoria. Secoli più tardi, nell’antica Roma, si trova qualche accenno. “All’età di ottant’anni alcuni anziani cominciavano ad avere difficoltà ad imparare cose nuove”, afferma Galeno. Plinio il Vecchio aveva notato che il senatore e famoso oratore Valerio Messalla Corvino dimenticava il proprio nome. “La stupidità degli anziani è caratteristica dei vecchi irresponsabili, ma non di tutti i vecchi”, scriveva Cicerone.

Il ruolo dell’inquinamento nel declino cognitivo

Finch ipotizza che, con l’aumento della densità delle città romane, sia aumentato l’inquinamento, con un conseguente incremento dei casi di declino cognitivo. Inoltre, gli aristocratici romani usavano recipienti per cucinare e tubature dell’acqua in piombo e aggiungevano persino acetato di piombo al vino per addolcirlo, avvelenandosi inconsapevolmente con la potente neurotossina. Alcuni scrittori antichi riconobbero la tossicità dei materiali contenenti piombo, ma non furono fatti molti progressi nell’affrontare il problema fino al XX secolo. Alcuni studiosi attribuiscono all’avvelenamento da piombo la responsabilità della caduta dell’Impero Romano. Per questo lavoro, Finch non ha pensato solo all’Impero Romano o ai greci.

Tra gli attuali anziani Tsimane solo l’1% soffre di demenza

In assenza di dati demografici per l’antica Grecia e Roma, Finch si è rivolto a un modello sorprendente di invecchiamento antico: gli odierni Tsimane Amerindi, un popolo indigeno dell’Amazzonia boliviana. Gli Tsimane, come gli antichi greci e romani, hanno uno stile di vita preindustriale molto attivo fisicamente e hanno tassi di demenza estremamente bassi. Un gruppo internazionale di ricercatori cognitivi guidato da Margaret Gatz, professore di psicologia, gerontologia e medicina preventiva presso la USC Leonard Davis School, ha scoperto che tra gli anziani Tsimane solo l’1% circa soffre di demenza. Secondo l’Alzheimer’s Association, invece, l’11% delle persone con 65 anni e più che vivono negli Stati Uniti soffre di demenza. “I dati di Tsimane sono molto preziosi”, sottolinea Finch. “Si tratta della popolazione più documentata di anziani con una bassissima incidenza di demenza, che indica che l’ambiente è un fattore determinante per il rischio di questa condizione”, conclude.

 

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