Sono gli studenti tra gli 11 e 13 anni ad essere i più colpiti dal fenomeno del bullismo: il 18,9 % tra il genere maschile e il 19,8% tra quello femminile. Le percentuali salgono all’aumentare dell’età: a 13 anni finiscono nel mirino dei bulli il 14,6% dei maschi e il 17,3% delle femmine. A 15 l’incidenza torna a scendere con 9,9 punti percentuali tra i ragazzi e 9,2 tra le ragazze
È la scuola il luogo più temuto dalle vittime del bullismo, tanto che uno studente su quattro dichiara di esserne stato vittima nell’ultimo anno. Poi c’è il web, dove questa forma di violenza viene definita cyberbullismo. Entrambe, quella che si consuma del mondo reale e quella perpetrata nel mondo virtuale, vengono ricordate nella Giornata Internazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, che si celebra oggi, 7 febbraio.
“L’essere vittima di azioni di bullismo e cyberbullismo è connesso a numerosi sintomi quali ansia e depressione, isolamento e ritiro sociale, ma anche sintomi post-traumatici, autolesionismo e comportamenti suicidari – spiega David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi (Cnop) -. Anche i bulli e gli osservatori subiscono, secondo numerosi studi, esiti gravi quali scarso rendimento scolastico, drop out, abuso di sostanze, comportamento deviante e, in generale, esiti di disadattamento rilevanti, fino al rischio suicidario. Anche e proprio a causa dell’aumentata importanza del valore sociale dell’immagine e dell’identità creata nel mondo virtuale, gli esiti degli atti di cyberbullismo si configurano sempre più come traumi, anche identitari, che necessitano di azioni di supporto psicologico”.
Sono gli studenti tra gli 11 e 13 anni ad essere i più colpiti. Stando ai dati emersi dalla “Sorveglianza Health Behaviour in School-aged Children – HBSC Italia 2022” gli undicenni vittime di bullismo sono il 18,9 % tra il genere maschile e il 19,8% tra quello femminile. Le percentuali salgono all’aumentare dell’età: a 13 anni finiscono nel mirino dei bulli il 14,6% dei maschi e il 17,3% delle femmine. A 15 anni l’incidenza torna a scendere con 9,9 punti percentuali tra i ragazzi e 9,2 tra le ragazze. “Gli atti di bullismo e cyberbullismo incidono su aspetti sempre più complessi delle persone coinvolte – continua Lazzari -. È necessario, pertanto, che le competenze di chi prenderà in carico vittima e bullo, consentano di intervenire in maniera efficace al fine di contenere le conseguenze gravose per il benessere psicologico della vittima e per contrastare ulteriori azioni del bullo. Tali sintomatologie e rischi di devianza mostrano chiaramente la necessità della presenza costante di uno psicologo all’interno delle reti di prevenzione, contrasto al bullismo e nei percorsi di rieducazione”.
Il cyberbullismo resta meno diffuso della violenza perpetrata nel mondo reale: coinvolge l’8% degli studenti, seppur con una crescita tra gli 11 e i 13 anni. Anche nel mondo virtuale i più piccoli sono tra le vittime preferite: a 11 anni l’incidenza è del 17,2% tra i maschi e del 21,1% tra le femmine. A 14 anni si passa al 12,9% tra il genere maschile e il 18,4% tra quello femminile. A 15 anni riguarda il 9,2% dei maschi e l’11,4% delle femmine. Per “individuare e analizzare le cause di tali comportamenti e monitorare i processi psicologici individuali e di gruppo che sono alla base degli eventi di bullismo e cyberbullismo sono necessarie le competenze dello psicologo – sottolinea il presidente degli psicologi italiani – nonché di determinare, anche da un punto di vista clinico, gli esiti che tali atti hanno sui ragazzi coinvolti (in tutti i ruoli, ma in modo particolare nelle vittime), al fine di individuare gli interventi più appropriati anche in relazione all’Istituzione coinvolta e in cui questi comportamenti avvengono”.
Incrementare il sostegno psicologico nelle scuole aiuterebbe anche a far emergere la parte sommersa del fenomeno. Si ricorda, a tal proposito, “che evidenze scientifiche indicano la figura professionale dello psicologo come centrale nell’implementazione di progetti di prevenzione ed intervento nelle fattispecie complesse, come quelle in parola. Sottolineiamo l’importanza di una normativa, ora in discussione al Senato, che consideri il tema da tutti i punti di vista, preventivo, di sostegno, sanzionatorio, rieducativo”. In questo ambito, conclude Lazzari, “è cruciale il ruolo dello psicologo scolastico che, unitamente alle figure professionali coinvolte, contribuisce alla creazione di una cultura educativa condivisa di prevenzione e contrasto attivo del bullismo che permane nel tempo e sia portatrice di effettivi cambiamenti e nelle rappresentazioni sociali e nei comportamenti”.
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