Allo studio un test della saliva per la diagnosi di tumore al seno che, grazie ad un piccolo dispositivo portatile delle dimensioni di una mano e poche gocce di saliva, è in grado di rilevare le molecole-firma del cancro in cinque secondi
Un piccolo dispositivo portatile delle dimensioni di una mano e poche gocce di saliva potrebbero essere sufficienti a rilevare le molecole-firma del cancro, i cosiddetti biomarcatori, fornendo i risultati nel giro di cinque secondi, invece di giorni o settimane. Una prospettiva accolta con favore dal mondo dei pazienti: “Di fronte all’innovazione tecnologica siamo sempre entusiasti. Ciò vuol dire che c’è un lavoro di ricerca costante e la volontà di facilitare quei paesi che hanno meno disponibilità di test di screening classici dotandoli della possibilità di avvalersi di mezzi in grado di tutelare le donne ed eseguire diagnosi precoce di tumore del seno”, commenta Adriana Bonifacino, Presidente della Fondazione IncontraDonna, in un’intervista a Sanità Informazione
L’innovativo sensore è stato messo a punto da un gruppo di ricercatori guidato dall’Università americana della Florida e dall’Università Nazionale Yang Ming Chiao Tung di Taiwan, che ha utilizzato la piattaforma Arduino, nata in Italia nel 2005 proprio con lo scopo di realizzare dispositivi, sensori e apparecchi elettronici in modo semplice e alla portata di tutti. “Dobbiamo però essere cauti, dare messaggi chiari e non demotivare le donne che fanno parte dei paesi più industrializzati e che adottano i sistemi di prevenzione tradizionali – continua il presidente Bonifacino -. Il rischio delle innovazioni così tempestivamente comunicate è quello di disincentivare una popolazione che nel 2022, nel caso dell’Italia, ha aderito allo screening mammografico con un tasso del -3% rispetto all’anno precedente’’.
Il dispositivo utilizza strisce di carta trattate con anticorpi specifici che si legano ai biomarcatori tipici del tumore al seno in seguito all’invio di impulsi elettrici. Il biosensore richiede solo una goccia di saliva e può fornire risultati accurati anche se la concentrazione delle molecole-firma del cancro è bassissima, nell’ordine di un quadrilionesimo di grammo (che equivale a un femtogrammo) per millilitro. “In molti luoghi, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, tecnologie avanzate come la risonanza magnetica non sono sempre disponibili – spiega Hsiao-Hsuan Wan dell’Università della Florida che ha guidato lo studio pubblicato sul Journal of Vacuum Science & Technology B -. La nostra tecnologia è molto più economica: la striscia reattiva costa solo pochi centesimi e il circuito riutilizzabile costa circa cinque dollari. Siamo entusiasti – aggiunge Wan – della possibilità di avere un impatto significativo in aree in cui le persone non hanno forse mai avuto le risorse per i classici test di screening per il tumore al seno”.
La Presidente della Fondazione IncontraDonna ribadendo di essere “assolutamente favorevole a tutta l’innovazione tecnologica”, sottolinea la necessità di avere “validi numeri a supporto e che tali metodiche siano condivise e validate dalla comunità scientifica a livello internazionale. Dobbiamo guardare con fiducia al futuro, credere negli avanzamenti della medicina e della ricerca ma essere cauti nell’anticipare l’innovazione e il progresso, il rischio è quello di demotivare le donne a partecipare a quelli che sono i modelli di sanità pubblica che invece – conclude -, stando ai numeri del cancro in Italia 2023, necessitano di una spinta ulteriore e di una sempre maggiore adesione”.
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