Il lockdown legato alla pandemia Covid ha determinato, sia in Italia sia in Toscana, un aumento del disagio mentale, un incremento dei sintomi ansiogeni e depressivi, e un peggioramento del sonno e della qualità della vita percepita. Negli anni a seguire si è registrato un graduale miglioramento che, tuttavia, non rappresenta ancora una rinormalizzazione ai valori pre-pandemia, dato confermato anche dall’aumento del consumo di psicofarmaci. E’ quanto emerso dal progetto LOST IN TOSCANA
Il lockdown legato alla pandemia Covid ha determinato, sia in Italia sia in Toscana, un aumento del disagio mentale, un incremento dei sintomi ansiogeni e depressivi, e un peggioramento del sonno e della qualità della vita percepita. Negli anni a seguire si è registrato un graduale miglioramento che, tuttavia, non rappresenta ancora una rinormalizzazione ai valori pre-pandemia, dato confermato anche dall’aumento del consumo di psicofarmaci. E’ quanto emerso dal progetto LOST IN TOSCANA, condotto dall’Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica (ISPRO) in collaborazione con l’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-Ifc), ARS e AOU Careggi, e finanziato dal bando ricerca Covid-19 della Regione Toscana. I risultati saranno presentati mercoledì a Firenze.
Il progetto ha analizzato le conseguenze sul piano sociale delle misure di lockdown imposte per contenere la pandemia da Covid-19, che ha causato oltre 700 milioni di casi in tutto il mondo e quasi 7 milioni di decessi (dati World Health Organization). In Italia il virus ha fatto registrare circa 26 milioni di casi e oltre 190.000 decessi (dati ISS). Con l’imposizione governativa delle misure di lockdown, adottate a livello nazionale e regionale per il contenimento della diffusione del virus, la vita e le abitudini di milioni di italiani sono improvvisamente cambiate e, sebbene le misure di contenimento abbiano avuto effetti positivi sulla riduzione dei casi, specialmente durante la prima ondata, tali azioni hanno rivoluzionato la quotidianità di quasi tutte le persone e potrebbero aver comportato l’insorgenza o l’aumento di disagi psicologici dovuti all’ansia, alla riduzione della vita sociale, a preoccupazioni a livello economico dovute alla perdita di molti posti di lavoro.
Il carico psicologico, insieme all’impossibilità di uscire di casa, hanno avuto un impatto immediato sugli stili di vita degli italiani, determinando, ad esempio, riduzione dell’attività fisica, modifiche nel consumo di alcol o di sostanze stupefacenti e cambiamenti nell’abitudine al fumo, ma possono aver agito anche sul lungo termine, consolidando modifiche dei comportamenti e dei consumi da monitorare con attenzione nel corso del tempo. Il progetto LOST IN TOSCANA si è inserito in questo ambito, cogliendo la necessità di comprendere quali cambiamenti comportamentali possono essere stati provocati sul lungo termine, in particolare identificando sottogruppi di popolazione più vulnerabili, anche con la prospettiva di predisporre strumenti adeguati per fronteggiare future situazioni di crisi.
Lo studio ha previsto due rilevazioni: la prima condotta nel marzo 2022 e la seconda a distanza di 12 mesi, su un campione rappresentativo della popolazione adulta italiana e con un sovra-campionamento per la regione Toscana. Tra i principali risultati emerge come anche dopo il lockdown i valori relativi al disagio mentale pre-pandemia non si sono normalizzati e questo si riflette sul consumo di psicofarmaci. Il consumo di sostanze, legali e illegali, ha subito un notevole declino nel periodo delle restrizioni, tuttavia a seguito dell’allentamento delle misure restrittive, con la ripresa degli esercizi commerciali e delle occasioni di socialità, le prevalenze di consumo sono salite fino a raggiungere, nell’ultima rilevazione del progetto, prevalenze in linea o addirittura maggiori rispetto a quelle del periodo pre-pandemico.
In particolare, si sono osservati un maggior uso di sostanze tra le persone con alti livelli di ansia, depressione e tra quanti fanno uso di farmaci psicoattivi, una maggior frequenza di forti fumatori tra i rispondenti con basso livello socio-economico e un uso di cannabis più frequente nei rispondenti con alto titolo di studio e condizione economica sopra la media. I giovani sembrano a maggior rischio di consumo eccedentario di alcol e le donne mostrano un maggior uso di alcol a rischio rispetto agli uomini.
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